Imprese artigiane, in dieci anni quasi 13 mila in meno - QdS

Imprese artigiane, in dieci anni quasi 13 mila in meno

Serena Giovanna Grasso

Imprese artigiane, in dieci anni quasi 13 mila in meno

giovedì 29 Agosto 2019

Cgia di Mestre: la Sicilia è passata dalle 84.560 unità del 2009 alle 71.813 del 2018, pari al 15,1% in meno. Anche nel primo semestre continua “l’emorragia”. Infatti, nell’Isola rispetto alle 2.216 nuove iscrizioni, si sono rilevate 2.916 cessazioni, determinando un saldo negativo pari a 700 unità. In generale, tutte le regioni italiane si sono caratterizzate sfavorevolmente, con l’unica eccezione del Trentino Alto Adige (138)

PALERMO – Non si arresta l’emorragia di imprese artigiane. Secondo i dati contenuti all’interno del report della Cgia di Mestre, il primo semestre dell’anno in corso ci ha restituito a livello nazionale un saldo negativo pari a 6.564 unità (determinato dalla differenza tra le 53.354 iscrizioni e le 59.918 cessazioni). In Sicilia, nostro malgrado, spicca la seconda perdita più consistente a livello nazionale (-700, risultante dalle 2.216 iscrizioni, contro le 2.916 cessazioni). Peggio fa solo l’Emilia Romagna (-761).

In generale, un saldo negativo ha contraddistinto tutte le regioni italiane, con l’unica eccezione del Trentino Alto Adige (+138). Oltre che in Sicilia, i saldi peggiori si osservano inaspettatamente nelle regioni settentrionali: infatti, troviamo Veneto (-629), Lombardia (-521) e Marche (-518), oltre alla già citata Emilia Romagna.

La crisi, il calo dei consumi, le tasse, la mancanza di credito e l’impennata degli affitti – afferma Paolo Zabeo, il coordinatore dell’ufficio studi della Cgia di Mestre – sono le cause che hanno costretto molti artigiani a cessare l’attività. E per rilanciare questo settore è necessario, oltre ad abbassare le imposte e ad alleggerire il peso della burocrazia, rivalutare il lavoro manuale”.

“Negli ultimi 40 anni c’è stata una svalutazione culturale che è stata spaventosa – continua Zabeo -. L’artigianato è stato dipinto come un mondo residuale, destinato al declino e per riguadagnare il ruolo che gli compete ha bisogno di robusti investimenti nell’orientamento scolastico e nell’alternanza tra la scuola e il lavoro, rimettendo al centro del progetto formativo gli istituti professionali che in passato sono stati determinanti nel favorire lo sviluppo economico del Paese”.

La crisi delle imprese artigiane non è di certo iniziata nell’ultimo semestre dell’anno in corso, ma è un processo che va inesorabilmente avanti nel corso degli ultimi anni. Basti pensare che nel 2018 le “artigiane” complessivamente contate a livello nazionale ammontavano a poco più di 1,3 milioni, esattamente 165.598 unità in meno rispetto ai quasi 1,5 milioni di imprese censite nel corso del 2009. La Sicilia è la sesta regione in Italia per maggior perdita in termini assoluti di imprese artigiane (-12.747 unità, da 84.560 del 2009 a 71.813 del 2018) e quarta per perdita percentuale (-15,1%).

In generale, a livello territoriale è il Mezzogiorno la macro area dove la caduta è stata maggiore. Tra il 2009 e il 2018 in Sardegna si è osservata la diminuzione percentuale del numero di imprese artigiane attive più sostenuta in Italia (pari a -18%, ovvero 7.664 unità in meno). Seguono l’Abruzzo con una contrazione del 17,2% (-6.220) e la Basilicata con il 15,1% in meno (-1.808). In generale, anche in questo caso, tutte le regioni italiane hanno indistintamente assistito a perdite nel corso degli ultimi dieci anni.

Il settore artigiano più colpito dalla crisi è stato l’autotrasporto che negli ultimi dieci anni ha perso 22.847 imprese (-22,2%). Seguono le attività manifatturiere con una riduzione pari a 58.027 unità (- 16,3%) e l’edilizia che ha visto crollare il numero delle imprese di 94.330 unità (-16,2%). Mentre sono in forte aumento le imprese di pulizie, giardinaggio e servizi alle imprese (+43,2%), attività cinematografiche e produzione software (+24,6%) e magazzinaggio e corrieri (+12,3%).

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