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In Sicilia non si mangia con la cultura: 5 milioni di visitatori nonostante il record di siti Unesco

Desiree Miranda

In Sicilia non si mangia con la cultura: 5 milioni di visitatori nonostante il record di siti Unesco

martedì 16 Luglio 2019

Soltanto 28 milioni di euro d’incassi nel 2018 a fronte di di un assessorato regionale ai Beni culturali con 2.436 dipendenti che costano ai contribuenti quasi tre volte di più: 75 milioni. Al primo posto come incassi il Teatro antico di Taormina. Intervista al dirigente generale dell’Assessorato, Sergio Alessandro, "contiamo di incrementare le presenze e la qualità dei servizi offerti”

Il turismo culturale siciliano chiude il 2018 con una crescita del 7,36 per cento. Sono 5 milioni i visitatori, tra paganti e non, dei 77 siti siciliani museali e archeologici, per un introito di 28 milioni di euro. E pensare che la macchina dei beni culturali – intendo per questa l’assessorato regionale – dà lavoro a 2.436 persone, che, considerato il costo medio di un regionale di 30.988 euro, costa ben 75 milioni di euro, quasi tre volte di più di quanto fatturino tutti i musei.

Numeri in linea con le previsioni nella nostra inchiesta di inizio anno (circa 5 milioni di visitatori per un introito di circa 25 milioni di euro, ndr) quando, in riferimento alla fruizione dei primi sei mesi del 2018, i dati contavano quasi 2,5 milioni di utenti per un introito di quasi 12 milioni 700 mila euro.

Mettendo in relazione la classifica del Ministero per i Beni e le attività culturali dei siti statali più visitati del 2018 con i dati sulla fruizione dello stesso anno forniti dal Dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, l’isola è quarta in Italia. In prima posizione il Lazio (25 milioni di visitatori e 84 milioni di euro di incassi) seguito da Campania (11 milioni di visitatori e quasi 58 milioni di fatturato) e Toscana (7 milioni di visitatori e 49 milioni di euro di incasso).

I dati in aumento sono incoraggianti, soprattutto considerando che sono i siti a pagamento quelli in crescita, segno che la cultura paga se ben “venduta”, ma siamo ancora lontani in relazione alla vastità di tesori vantati dall’Isola.

Consideriamo ad esempio che la sola Pompei conta 3,3 milioni di visitatori annui. Eppure la Sicilia è la regione italiana con più riconoscimenti da parte dell’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, istituita a Parigi nel 1946. Sette siti sono considerati Patrimonio materiale dell’Umanità (l’Area Archeologica di Agrigento; la Villa del Casale di Piazza Armerina; le Isole Eolie; le città barocche del Val di Noto; Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica; il vulcano Etna; la Palermo Arabo-Normanna e le cattedrali di Monreale e Cefalù). Quattro riconoscimenti sono stati dati per beni immateriali (l’arte dei muretti a secco; la vite ad alberello di Pantelleria; l’Opera dei pupi; la Dieta Mediterranea di cui è regione rappresentativa) e due sono i geoparchi: Madonie e Rocca di Cerere. E le bellezze dell’isola non si riducono solo ai riconoscimenti internazionali, pensiamo al Teatro greco di Taormina o alle aree archeologiche di Segesta e Selinunte.

Guardando nel dettaglio le performances dei siti siciliani nel 2018, al primo posto per visitatori, con 935 mila, c’è l’area archeologica della Valle dei Templi di Agrigento per un introito di 6,7 milioni di euro. La supera come incasso, 6,8 milioni, ma non come visitatori, 894 mila, il teatro antico di Taormina. Al terzo posto con i suoi 5 milioni di euro incassati per un totale di 688 mila visitatori nel 2018, l’area archeologica di Neapolis e l’Orecchio di Dionisio, a Siracusa.

Con 354 mila visitatori e un incasso di 2,6 milioni di euro, al quarto posto, l’area archeologica della Villa romana del Casale nella provincia di Enna. Supera la soglia del milione di euro incassati, 1,2 per la precisione, l’area archeologica di Segesta subito seguita da quella di Selinunte, entrambe nel trapanese, che ha incassato 986 mila euro dai suoi 246 mila visitatori.

Scorrendo la graduatoria troviamo il Chiostro di S. Maria La Nuova del Duomo di Monreale, in provincia di Palermo, che ha contato 204 mila utenti e ha incassato 831 mila euro.

Gli altri siti siciliani registrano numeri abbastanza lontani da quelli citati. Pensiamo che dopo il Duomo di Monreale troviamo in classifica il Teatro romano e l’Odeon di Catania con soli 99 mila visitatori per un incasso di 335 mila euro. Il sito resta il più visitato della provincia e registra un aumento di quasi il 10 per cento rispetto all’anno precedente con circa 8.500 paganti in più. Ma perché i numeri possano crescere ancora anche l’impegno deve essere crescente.

E sono soprattutto le istituzioni locali e nazionali a dovere invertire la rotta. È già un successo che finalmente anche i siti siciliani, compaiano sul sito del Ministero dei Beni culturali. Una pubblicazione non scontata considerando lo statuto speciale della Sicilia, e che fino all’inizio dell’anno non c’era, ma che di certo penalizzava le bellezze dell’isola.

Negli ultimi tempi, e sembra che i numeri le diano ragione, l’impegno della Regione appare più diretto, ma serve una rivoluzione perché si possa avverare il motto popolare per cui la Trinacria può vivere di solo turismo.

A testimoniare la volontà d’impegnarsi sempre più, l’annuncio recente del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci: a fine settembre, si terrà la seconda Conferenza regionale sui beni culturali. “Occorre avviare una fase di programmazione e di riorganizzazione del settore – ha detto – nella consapevolezza di una necessaria inversione di tendenza e la seconda conferenza regionale prevista, a distanza di ventotto anni dalla prima che si tenne nell’aprile del 1991, assume un valore ancora più importante”.

 

Il dirigente generale dell’assessorato regionale Beni culturali, Sergio Alessandro, racconta al QdS quali sono le politiche di rilancio in atto

A distanza di alcuni mesi non c’è ancora un nuovo assessore al posto del defunto in un incidente aereo Sebastiano Tusa e in assenza di un comandante politico tiene le redini il dirigente generale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Sergio Alessandro.

I dati relativi alla fruizione dei beni culturali siciliani sono modesti (seppur in crescita), cosa è possibile fare per rendere questi ultimi più appetibili?
“I nostri siti maggiori, Taormina, Agrigento, Selinunte, Segesta, Villa del Casale di Piazza Armerina, non soffrono di flessioni nel numero di visite, anzi. È pur vero che alcuni siti non possono ancora vantare numeri incoraggianti, ma, proprio nell’ottica del recente rilancio messo in campo, contiamo di incrementare le presenze e la qualità dei servizi offerti”.

Quali iniziative per facilitare la fruizione?
“Molti dei nostri siti hanno già attivato biglietterie online. Inoltre nei siti maggiori, dotati di servizi aggiuntivi, sono attivi bookshop e caffetterie. Molti dei nostri siti, inoltre, prevedono la possibilità del biglietto cumulativo, insieme a varie opportunità per le scolaresche, al fine di avvicinare le nuove generazioni al mondo della cultura. Sono infine in corso attività propedeutiche per dotare gli altri siti di servizi aggiuntivi per la gestione ottimale della fruizione del patrimonio culturale siciliano”.

Il senatore Davide Faraone fa fatto video-denunce di siti abbandonati che in teoria dovrebbero essere aperti al pubblico e fruibili in sicurezza. Come si risponde?
“La gestione dei siti culturali della Regione Siciliana, resta, in media, di buon livello, con buona pace delle polemiche consegnate da chi rappresenta una determinata parte politica. Le varie problematiche stratificate sono il frutto di lunghe stagioni di inefficienza, in assenza di una visione complessiva (e coraggiosa) rispetto alle politiche culturali dell’Isola: è proprio su questo fronte che si sta adesso lavorando. È chiaro che non siamo ancora al 100%, ma lo sforzo che l’assessorato dei Beni culturali sta compiendo credo stia dando risultati. La recente istituzione dei Parchi archeologici, la loro autonomia finanziaria e gestionale, l’utilizzo degli introiti per interventi sui Parchi stessi e suoi territori, sono la cifra che rende l’idea rispetto al percorso di miglioramento in atto. E ancora, gli accordi stipulati con il personale della forestale, per la pulizia delle zone non comprese nei Parchi archeologici, contribuisce a mantenere il decoro che i siti, e soprattutto i visitatori, meritano”.

Quanti sono i dipendenti dell’assessorato ai BB.CC.? Quanti quelli (custodi) direttamente sui siti?
“L’Assessorato dei beni culturali conta nel suo organico 2.436 unità di personale. A queste vanno aggiunte le unità di lavoratori SAS (Servizi Ausiliari Sicilia) 908 unità, e ASU (Attività Socialmente Utili) 316.
Il personale di custodia appartenente all’amministrazione, ammonta a 780 unità di personale distribuite in tutto il territorio regionale. Le unità sono così ripartite per provincia: Agrigento 176, Catania 49, Caltanissetta 50, Messina 221, Palermo 199, Enna 58, Ragusa 32, Siracusa 90, Trapani 148. A questi bisogna aggiungere 316 unità di personale appartenenti al bacino ASU e 396 unità di personale appartenenti al bacino SAS che svolgono attività di affiancamento alla custodia, biglietteria e fruizione”.

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