In Sicilia tanti licenziamenti e un timido aumento di contratti - QdS

In Sicilia tanti licenziamenti e un timido aumento di contratti

Serena Giovanna Grasso

In Sicilia tanti licenziamenti e un timido aumento di contratti

martedì 25 Giugno 2019

Ministero del Lavoro: nel 2018 sono stati attivati 806.170 nuovi rapporti di lavoro (+3% sul 2017). Nell’Isola una delle quote più consistenti di licenziamenti (10,6% sulle cessazioni)

PALERMO – Lo scorso anno sono stati attivati in Sicilia 806.170 nuovi rapporti di lavoro, il 7% del totale rilevato a livello nazionale (11.359.382). Un numero maggiormente elevato ha contraddistinto la Lombardia (1.666.350), il Lazio (1.585.526), la Puglia (1.180.859), l’Emilia Romagna (925.349) e la Campania (851.351).

Secondo i dati contenuti all’interno del “Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie” del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, nell’Isola il numero delle nuove attivazioni è stato del 3% superiore rispetto a quello relativo all’anno precedente (781.235). Gli incrementi più sostenuti si osservano tra le assunzioni nella pubblica amministrazione (+7,9%) ed in particolar modo nel campo dell’istruzione (+11%), a seguire troviamo il settore alberghiero e della ristorazione (+6,8%) e l’industria in senso stretto (+5,2%).

Al contrario, forti riduzioni rispetto all’anno precedente hanno riguardato le attività domestiche e svolte all’interno di contesti familiari (-14,9%).
Sempre nel 2018, sono stati 24.136 i rapporti di lavoro a tempo determinato trasformanti a tempo indeterminato in Sicilia, il 58,8% in più rispetto all’anno precedente (erano stati 15.197 nel 2017), appena il 4% del totale nazionale (564.408). Nelle Marche si registra l’incremento percentuale più sostenuto (+1217%): infatti, si passa da 6.827 del 2017 a 15.134 del 2018.

Mentre in termini assoluti, il numero più elevato di “trasformazioni” si osserva in Lombardia: solo in questa regione si concentra quasi un contratto su quattro passato a tempo indeterminato (129.481), l’89,8% in più del 2017 (68.232). In generale, il grosso delle “trasformazioni” si rileva nel Centro-Nord: infatti, in questa circoscrizione più di tre contratti su quattro sono passati dal tempo determinato all’indeterminato (78,3%), pari a 442.070. Per il Mezzogiorno sempre le briciole: in quest’area sono stati solo 122.338 i contratti che hanno ottenuto la formula del tempo indeterminato (solo il 21,7% del totale).

Quanto ai rapporti di lavoro cessati, in Sicilia se ne contano 804.154 (il 7,3% del totale, pari a 11.007.910). In due casi su tre, la cessazione è sopraggiunta a seguito della scadenza del contratto (66,6%). Mentre nell’11,8% dei casi è stata promossa dal datore di lavoro, di cui 0,5% determinata dalla cessazione di attività e 10,6% a causa di licenziamento (secondo valore più elevato in Italia, segue solo al 12,1% della Campania). Nel 10,4% dei casi la cessazione viene richiesta dal lavoratore. In Piemonte (22%) e Veneto (24,6%) si osserva la quota più elevata in Italia di cessazioni richieste dal lavoratore.

Infine, nel 2018 sono stati attivati in Sicilia 10.343 tirocini extracurriculari, nemmeno il 3% del totale rilevato a livello nazionale (esattamente il 2,9%). Ancora una volta, la fetta più ridotta interessa il Mezzogiorno: nello specifico, nelle otto regioni dell’area sono stati attivati 82.431 tirocini, appena il 23,7% dei 347.889 tirocini attivati complessivamente a livello nazionale.

L’andamento dei tirocini presenta una spiccata variabilità regionale legata probabilmente sia alle scelte di programmazione e regolamentazione adottate in sede regionale, sia alla capacità dei soggetti competenti in materia di intermediazione di promozione presso i datori di lavoro. Tra a il 2017 e il 2018, le differenze regionali sono state rilevanti: si passa da un calo superiore alla media nazionale (-6,1%), in Friuli-Venezia Giulia (-15,8%), Basilicata (-15,6%), Abruzzo (-14,8%), Veneto (-14,3%), Marche (-13,6%), Sicilia (-13,1%), Lazio (-12,2%), Piemonte (-10,7%) e la Provincia Autonoma di Trento (-10,3%), a un aumento del volume di tirocini che si verifica in Valle d’Aosta (+33,3%), Liguria (+11,9%), Calabria (+3,5%), Molise (+3,2%), Emilia Romagna (+3,0%) e Toscana (+2,8%).

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