Infrastrutture e investimenti, la Sicilia diventi un progettificio - QdS

Infrastrutture e investimenti, la Sicilia diventi un progettificio

Carlo Alberto Tregua

Infrastrutture e investimenti, la Sicilia diventi un progettificio

giovedì 07 Novembre 2019

L’ultimo rapporto della Svimez relativo all’anno 2018 ci conferma una situazione oggetto delle numerose inchieste di questo giornale: il Pil della Sicilia è aumentato di un misero 0,5 per cento, in Lombardia tre volte tanto.
Non poteva che essere così perché mancano le premesse affinché vi sia uno sviluppo ordinato, continuo ed efficace. Infatti il settore degli investimenti pubblici, statali, regionali e comunali, è di fatto bloccato; il settore degli investimenti privati è asfittico perché le imprese hanno difficoltà ad investire in Sicilia sia perché il mercato non funziona ed anche perché qualunque richiesta di autorizzazione o concessione pubblica viene contrastata dalla pubblica amministrazione anziché essere agevolata.
Insomma, le condizioni generali disastrose non consentono alla ruota economica di girare e infondono sfiducia in tutti gli operatori che non vedono come il futuro possa restituire quanto ogni giorno si investe, non solo in danaro, ma anche in capacità e fatica.

Vi sono modelli virtuosi delle regioni del Nord che consentono una crescita superiore alla media europea. Non si capisce per quale ragione la Sicilia non debba copiare tali modelli virtuosi e non si capisce perché vi sia questa chiusura su se stessi di tanti responsabili politici e burocratici che non si aprono al futuro, ma piangono lacrime di coccodrillo per ciò che non hanno fatto e che non sono capaci di fare.
La questione che poniamo all’attenzione dell’opinione pubblica è di metodo. Se non si ha la capacità di comprendere come si debba agire per raggiungere gli obiettivi, questi saranno sempre mete lontane.
Comprendiamo che molta gente non capisca la questione del metodo, tuttavia esso è alla fonte di ogni processo che comprende professionalità e capacità di coloro che ne fanno parte.
Per esempio, pochi capiscono che all’inizio di qualunque percorso vi sono le idee, che devono essere immediatamente trasformate in progetti, vale a dire in quell’insieme di informazioni che hanno obiettivi precisi e che stabiliscono i tempi ed i modi per raggiungerli.
La Sicilia dovrebbe diventare un progettificio. Tutti gli enti pubblici, dalla Regione ai Comuni, agli enti intermedi, alle partecipate pubbliche, dovrebbero avere come oggetto della propria attività un progetto fondato sull’organizzazione scientifica che, com’è noto, è formata da quattro componenti: progettazione, realizzazione, esecuzione e controllo.
Tali modelli sono presenti nel settore privato, ma anche in quello pubblico, ove vi sono enti che funzionano efficientemente con dirigenti e dipendenti professionali, capaci di spingere il treno della crescita.
In Sicilia, l’istituzione propositiva è la Presidenza della Regione. Notiamo che, in questi ultimi mesi, il leader, Nello Musumeci, ed il suo assessore, Marco Falcone, hanno impresso un’accelerazione nella progettazione e nella realizzazione delle opere pubbliche, indispensabili come l’aria che respiriamo.
Riteniamo che questa accelerazione darà modesti risultati in questo scorcio di anno, ma potrebbe essere la premessa per un 2020 in forte crescita.

Non solo la Regione deve avere un motore interno, ma deve esercitare le pressioni, soprattutto mediatiche, su Ferrovie dello Stato e Anas, affinché moltiplichino gli investimenti e le realizzazioni con cronoprogrammi puntuali ed efficienti. Autostrade, linee ferrate ad alta velocità e strade statali dovrebbero consentire l’apertura di centinaia di cantieri, con spese per miliardi e creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Riguardo le autostrade, pollice verso sul Consorzio delle autostrade siciliane che si limita a gestire (male) quelle di propria competenza, senza progredire sul versante sud-occidentale della Sicilia.
I fondi europei e statali ci sono. Anche in questo caso occorrono i progetti di Comuni, Enti intermedi e Regione. Musumeci deve intervenire con forza, anche d’accordo con l’Anci, perché arrivino rapidamente i progetti al Dipartimento regionale competente.
è un vero delitto lasciare dieci miliardi negli sportelli europei e nazionali, mentre qui l’economia langue.
Diamoci una scossa benefica. Svegliamoci tutti. Ce n’è molto bisogno. O sarà troppo tardi!

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