“Inquinati e bastonati”: nell’Isola-discarica la differenziata ha i costi di gestione più alti - QdS

“Inquinati e bastonati”: nell’Isola-discarica la differenziata ha i costi di gestione più alti

Rosario Battiato

“Inquinati e bastonati”: nell’Isola-discarica la differenziata ha i costi di gestione più alti

giovedì 25 Aprile 2019

Fise Assoambiente: entro due anni in Italia non ci sarà più spazio per sotterrare altri rifiuti. Musumeci: 65% di differenziata in tre anni. Un sogno, ma resteremmo comunque in emergenza. In Sicilia si pagano i costi più alti per il servizio di raccolta a causa di ineffcienze e impiantistica carente

PALERMO – Discariche praticamente sature, costi di gestione più elevati a causa di un basso riciclo, impiantistica al minimo, produzione di energia dai rifiuti inesistente. Sono questi i pessimi voti portati a casa dal sistema di gestione dei rifiuti dell’Isola all’interno del rapporto “Per una strategia nazionale dei rifiuti” di Fise Assombiente. In attesa che si sblocchi la situazione relativa al piano rifiuti, sul quale gli uffici stanno lavorando in seguito alla dura relazione tecnica delle scorse settimane firmata dai tecnici del ministero, le buone notizie sembrano arrivare da Bruxelles che avrebbe sbloccato alcuni fondi per gli impianti e richiesto, dopo un’esame del piano, solo informazioni minime aggiuntive alla Regione.

LA DIFFERENZIATA NON BASTA
Negli ultimi anni la crescita della differenziata siciliana è stata costante, anche se ancora distante dalle vette nazionali. Nel 2018, stando ai dati rilasciati dal dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, la media regionale si è mantenuta, nel corso dell’anno, tra qualche punto percentuale al di sopra del 20%, per i primi mesi, e un dato molto vicino al 36% verso la fine (ieri una nota dell’assessore Pierobon ha riferito che attualmente la raccolta si attesta al 32%, nda), in decisa crescita rispetto agli ultimi valori rilevati dall’Ispra per il 2017 che avevano congelato l’Isola al 21,7%. La media nazionale è comunque distante anni luce (55,5%) e persino quella meridionale (41,9%). È sufficiente ricordare che la Sicilia resta comunque in ritardo di 12 anni rispetto al secondo target richiesto dalle norme comunitarie e nazionali: 40% al 2007. Troppo distanti tutti gli altri: 45% al 2008; 50% al 2009; 60% al 2011; 65% al 2012.

Una crescita che, in ogni caso, serve a poco perché la differenziata da sola non risolve i problemi ed è solo un passetto verso l’economia del riciclo che comincia quando veramente i rifiuti possono avere nuova vita. Peccato che la Sicilia, al momento, non abbia una filiera in grado di conferire valore e convenienza a quanto differenziato – lo testimoniano gli addetti ai lavori e i numerosi studi di settore, tra cui il report Was 2018 – perché non esiste ancora un’impiantistica all’altezza.

NODO IMPIANTI
Il ritardo isolano è fondamentalmente di sistema. Lo dicono anche i numeri sintetizzati nel Report 2019 di Fise Assoambiente (associazione imprese servizi ambientali) che vedono complessivamente 436 impianti siciliani (considerando impianti di recupero materia, autodemolizione, rottamazione, frantumazione, recupero di materia presso attività produttive, trattamento chimico-fisico biologico e ricondizionamento, stoccaggio, recupero di energia presso attività produttive, incenerimento, discariche, compostaggio e digestione anaerobica) che pesano numericamente il 4% del totale nazionale. È un dato inferiore persino a una piccola regione come le Marche (592) e lontanissimo da Piemonte (1.198) e Lombardia (2.143). Povero è il contributo siciliano anche in termini di impianti di valorizzazione energetica. Lo sottolinea il rapporto: “Rispetto alla produzione di energia elettrica (2015) da bioenergie, il 12,5% deriva dalla frazione biodegradabile dei rifiuti, dislocata su tutto il territorio nazionale (ad eccezione di Abruzzo, Umbra, Sicilia e Valle d‘Aosta)”.

La regione che ha prodotto il maggiore quantitativo di energia in questa speciale classifica è risultata essere la Lombardia, con 904,7 GWh generati”. Un ritardo confermato anche dal Green Book 2018, realizzato per Utilitalia dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti, che spiega: “vi sono regioni in cui il quadro impiantistico è molto carente o del tutto inadeguato, è il caso della Sicilia, dove i rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano ancora l’80% del totale dei rifiuti prodotti (circa il 70% nel 2017, nda)”.

Le discariche, insomma, restano le dominatrici del sistema e, in attesa che prenda vigore il nuovo piano Rifiuti con le migliorie richieste da Roma – nelle scorse settimane i tecnici del ministero ne hanno contestato contenuti e modalità e, prima dei richiami del ministro Costa, avevano segnalato l’importanza della valorizzazione energetica del rifiuto – si prevede appunto l’ampliamento di alcune e l’apertura di altre. Un sistema che farà gongolare qualcuno, con grave peso sulle tasche degli isolani.

LA GESTIONE COSTA DI PIÙ IN SICILIA
Utilizzando i dati dell’Ispra, Fise Assoambiente ha calcolato i costi di gestione. Il costo totale vede la Sicilia toccare quota 350 (euro per tonnellata), poco più della media nazionale, e praticamente 100 euro in più di Emilia-Romagna, circa 50 in più della Lombardia e del Veneto, cioè regioni che hanno un sistema virtuoso che comprende riciclo e chiusura del ciclo con i termovalorizzatori. L’inutilità della differenziata senza un vero e proprio sistema di riciclo virtuoso è confermata, inoltre, dall’esagerato costo della raccolta differenziata nell’Isola che vale più del doppio della media nazionale: in Sicilia si superano 350 euro per gestire una tonnellate di differenziata, in Lombardia sono meno di 100 euro, in Veneto e in Emilia Romagna poco più di 100.

Le priorità dell’Assessorato

PALERMO – Nei giorni scorsi l’assessore Pierobon ha sottolineato alcuni passaggi del Piano Rifiuti in relazione all’impiantistica. Si è stabilito un ordine di priorità per contrastare le speculazioni mentre, per il via libera della Giunta, è già pronta la delibera che sblocca i fondi per gli impianti pubblici a Calatafimi-Segesta e Ravanusa. Inoltre, a seguito di problemi registrati nella raccolta in alcune province, l’assessore ha da tempo provveduto “a segnalare ai competenti organi di controllo le anomalie riscontrate anche in ordine a paventate asincronie e aticipicità che, di volta in volta, apparivano idonee a interferire con il corretto funzionamento e con l’attivazione degli impianti”. Andando in dettaglio, per gli impianti di compostaggio, l’iter prevede dei passaggi a tutela dei territori e punta sul recupero di materia, così da trattare l’organico che di solito costituisce il 40% del rifiuto. Previste anche misure anti speculatori in quanto i privati non potranno trattare in automatico la Forsu (Frazione organica). Le misure per il compostaggio – attualmente attivi 13 impianti – hanno visto anche un bando da 16 mln per il compostaggio domestico e di comunità.


Secondo Fise Assoambiente all’Italia occorrono altri 24 impianti di termovalorizzazione
Discariche vicine alla saturazione. Servono investimenti per 10 miliardi

PALERMO – In due anni, si legge nel rapporto di Fise Assoambiente (l’Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali ed attività di bonifica), le discariche italiane saranno completamente sature. Questo percorso è in fase avanzata al Sud, in particolare in Sicilia dove la situazione è perennemente sull’orlo del collasso, mentre tra meno di un anno dovrebbe toccare al Centro e, nel giro di 24 mesi, anche al Nord.
La via d’uscita, individuata dai tecnici dell’associazione, è l’economia circolare: 10 miliardi di euro gli investimenti necessari per impianti di riciclo, recupero e smaltimento nei prossimi 15 anni. I numeri dicono che in Italia, ogni anno, si producono “135 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (il 65%, pari a 92 milioni di tonnellate, viene avviato al riciclo) e circa 30 di rifiuti urbani (di cui il 47%, 15 milioni di tonnellate, avviato al riciclo)”.

Quattro i punti proposti per arrivare in tempo con i target al 2035 dell’economia circolare: gestione delle discariche con “impianti moderni e sostenibili”, limitazione dell’“import-export dei rifiuti (ogni anno entrano e escono 9,5 milioni di tonnellate), una diseconomia che, per carenza di impianti, produce una perdita di potenziale di materia ed energia”, dotazione di un sistema impiantistico “adeguato al proprio fabbisogno”, con la previsione, nei prossimi 16 anni, di “oltre 20 impianti per le principali filiere del riciclo, 22 di digestione anaerobica per la frazione umida, 24 di termovalorizzazione, 53 discariche” e quindi “bloccare il ‘turismo dei rifiuti’ all’interno dei confini nazionali”, che spesso vengono spostati “da una Regione all’altra per carenza di impianti di smaltimento, soprattutto al Sud”.


L’assessore Pierobon: “Da Bruxelles osservazioni minime”
La Regione resta ottimista: il Piano rifiuti reggerà

PALERMO – Dopo la lite con Roma sul nuovo piano rifiuti regionale, da Bruxelles sembrerebbe piovere sull’Isola una tenue carezza. In un breve testo diffuso nei giorni scorsi dalla Regione si legge che “in una nota inviata alla presidenza del Consiglio che a sua volta ha informato la Regione, la Commissione europea ha chiesto alcune informazioni sui Piani delle Regioni Lazio e della Regione Siciliana”.

In particolare, ha spiegato l’assessore Pierobon, “le osservazioni sul nostro Piano rifiuti sono minime e confermano che l’impianto regge”, infatti “se al Lazio chiedono chiarimenti sulle quattro direttive europee, nulla viene detto sul Piano siciliano” e “stesso discorso sui diagrammi di flusso” mentre “ci vengono richiesti solo aggiornamenti statistici del 2018”.

Sull’impiantistica e sulla legislazione “emerge la solidità e la completezza delle argomentazioni del nostro piano”. Intanto, ha proseguito l’assessore, con gli “uffici stiamo ultimando le risposte alle osservazioni del ministero che abbiamo ritenuto fondate e a breve definiremo il testo per procedere all’approvazione finale compatibilmente coi tempi richiesti dalla procedura in Sicilia”.
Anche sull’impiantistica arrivano dolci notizie: la Commissione europea ha comunicato alla Regione lo “sblocco di una sostanziosa parte delle risorse messe a disposizione per gli impianti separati di raccolta e compostaggio e per gli impianti di produzione di rifiuti biodegradabili, che contribuiscono a alzare le percentuali di differenziata”. Ancora sospesi, invece, i “fondi relativi agli impianti di Tmb e per il percolato, perché secondo l’Ue in sostanza non rientrano nell’iter della raccolta differenziata ma restano legati al conferimento in discarica”. Ci sono sei mesi di tempo per far cambiare idea alla Commissione. Un altro piccolo successo è arrivato nei giorni scorsi dalla terza sezione del Tar che ha respinto il ricorso di una ditta in riferimento a una gara, dando di fatto via libera al servizio di raccolta rifiuti in 13 Comuni della provincia di Palermo.

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