Ismea, under 41, in Sicilia messi all’asta 126 terreni agricoli - QdS

Ismea, under 41, in Sicilia messi all’asta 126 terreni agricoli

Gabriele DAmico

Ismea, under 41, in Sicilia messi all’asta 126 terreni agricoli

martedì 25 Febbraio 2020

Pubblicato il terzo lotto del patrimonio della Banca delle terre agricole: possibile fare domanda dal 27 aprile 2020. Il bando ha l’obiettivo di favorire il ricambio generazionale nel comparto:

PALERMO – Sono 126 i terreni siciliani, oltre duemila ettari di terra, pronti per essere venduti all’asta. Si tratta dei terreni pubblici incolti o abbandonati messi a disposizione da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) con il terzo lotto del patrimonio della Banca delle terre agricole, organo nato grazie alla finanziaria del 2016.

Tutti potranno presentare la propria offerta per acquisire una di queste proprietà, ma l’obiettivo principale del bando è quello di favorire il ricambio generazionale in agricoltura. Infatti, l’affare più conveniente è dedicato agli under 41: potranno usufruire di mutui trentennali al 100% e di sostegni ad hoc.

Il bando è stato presentato dal direttore dell’istituto, Raffaele Borriello, fresco di nomina a capo di gabinetto del ministero dell’Agricoltura, e dalla ministra per l’Agricoltura, Teresa Bellanova, durante il convegno “Seminiamo il futuro” organizzato appositamente al Maxxi di Roma. Sul sito internet di Ismea sono già disponibili dal 19 febbraio gli elenchi dei terreni messi all’asta, ma gli interessati potranno avanzare le offerte solamente a partire dal 27 aprile e avranno tempo fino all’11 giugno.

Avanzare la propria offerta è molto semplice: basta selezionare la propria regione e la propria provincia e cliccare un’apposita icona che permette di inviare una manifestazione d’interesse (Mdi). Una volta mandata la Mdi si riceverà, tramite un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec), una lettera di invito a partecipare alla procedura di vendita del terreno attraverso la presentazione di un’offerta economica che non sia inferiore alla base d’asta. Inoltre, per ogni terreno è disponibile anche una scheda tecnica che fornisce tutte le informazioni sulle sue condizioni e sulle sue caratteristiche.

La provincia siciliana con più terreni messi a disposizione da Ismea è Catania, dove ce ne sono 43, per un totale di 590,9175 ettari, poi c’è Siracusa con 21 terreni (193,9206 ettari), Caltanissetta con 16 (595,8125), Agrigento con 15 (305,8814), Ragusa con undici (188,2558), Trapani con dieci (158,3575), Enna con otto (163,6598 ettari) e Palermo con due (13,8945 ettari). In provincia di Messina nessun terreno è stato messo all’asta.

L’iniziativa non tiene conto solo dei terreni dell’Isola, dove si concentra la maggior parte di questo terzo lotto della Banca delle terre agricole, ma si estende su scala nazionale. In tutto saranno venduti oltre 10 mila ettari di terra, l’equivalente di 386 terreni agricoli. Un vero toccasana per l’Ismea e per l’agricoltura italiana, in quanto da questo lotto si aspetta di incassare circa 130 milioni di euro. Molto più di quello che era stato guadagnato con gli ultimi due lotti: 52 milioni per cinquemila ettari messi all’asta.

La Banca della terra, che in totale possiede circa 22 mila ettari, con questo terzo lotto sta vendendo “chiavi in mano” delle vere e proprie aziende agricole, che possiedono già alcuni immobili e potrebbero diventare da subito operative. Diverse le colture presenti nei terreni disponibili: dagli uliveti ai vigneti, fino ai campi di cereali, con una superficie media di 26 ettari, di gran lunga più alta della grandezza media dei campi italiani, che secondo l’Istat è di 8,4 ettari.

“Tutte le risorse ricavate dalla vendita di questi terreni – ha spiegato Raffaele Borriello nei giorni scorsi – verranno utilizzate per finanziare le iniziative imprenditoriali dei giovani agricoltori stessi attraverso le misure del primo insediamento, del ricambio generazionale e dell’autoimprenditorialità. All’Ismea non interessa ricavare un profitto. Noi vogliamo rendere disponibile la terra e abbassare i valori del capitale fondiario disponibile Italia. L’agricoltura – ha concluso il direttore dell’istituto – si fa con la terra, il primo fattore di produzione è quello”.

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