La Bioraffineria di Gela esempio di eccellenza italiana - QdS

La Bioraffineria di Gela esempio di eccellenza italiana

redazione

La Bioraffineria di Gela esempio di eccellenza italiana

sabato 08 Febbraio 2020

Si tratta del più innovativo impianto europeo per la produzione di biocarburanti, ricavati da oli vegetali usati e di frittura, grassi animali, alghe e sottoprodotti di scarto. Un grande passo nel percorso di decarbonizzazione avviato da Eni

GELA (CL) – Avviata ad agosto 2019 la seconda bioraffineria Eni, dopo Porto Marghera (Venezia) che è in esercizio dal 2014, che potrà utilizzare cariche fino al 100% di materie prime di seconda generazione. Con una capacità di lavorazione fino a 750.000 tonnellate annue, sarà in grado di trattare progressivamente quantità elevate di oli vegetali usati e di frittura, grassi animali, alghe e sottoprodotti di scarto per produrre biocarburanti di alta qualità.

“A Venezia siamo stati i primi al mondo a convertire una raffineria tradizionale in bioraffineria e adesso inauguriamo la seconda, ancora più innovativa: un nuovo esemplare di eccellenza italiana. Si tratta di un grande passo avanti nel nostro percorso di decarbonizzazione, un cammino che come Eni abbiamo intrapreso da tempo, ma al quale negli ultimi cinque anni abbiamo impresso una fortissima accelerazione, investendo significativamente sull’efficienza, e in particolare sulla produzione di energia verde, sulle rinnovabili e sull’economia circolare, attraverso la trasformazione di sostanze organiche e inorganiche, minimizzando gli sprechi e valorizzando i rifiuti e i materiali di scarto” ha dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni.

La Raffineria di Gela si è impegnata a costruire un futuro sostenibile producendo bio componente per il diesel chiamato HVO (olio vegetale idrogenato), GPL e nafta da materie prime non di origine fossile attraverso la conversione di materie prime non convenzionali di prima e seconda generazione. La bioraffineria rappresenta un concreto esempio di economia circolare in quanto fa anche uso di cariche che diversamente andrebbero smaltite come rifiuti.

Una tappa decisiva, in tal senso, è stata la firma a dicembre di un protocollo d’intesa tra il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, e l’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, secondo il quale Eni si impegna a realizzare un programma di attività di decarbonizzazione, mitigazione ambientale, riqualificazione e valorizzazione delle aree del sito multisocietario di Gela, non avvalendosi più di impianti di produzione e lavorazione di oli minerali.

Il programma (consultabile sul sito Eni) prevede: lo smantellamento in dieci anni di tutte le aree in disuso del sito industriale e la loro restituzione a nuove funzioni, con una prima fase, nei prossimi tre anni, di demolizione degli impianti non più funzionali alle attività per la produzione di biocarburanti, in un’area totale di oltre venti ettari; la realizzazione di un progetto di decarbonizzazione del sito basato sull’applicazione di tecnologie innovative di proprietà Eni, con gli obiettivi di realizzare un processo integrato di cattura e riutilizzo dell’anidride carbonica, che sarà convertita in materiale cementizio e bio-olio, conseguendo una notevole riduzione delle emissioni di GHG dirette, e di promuovere un modello di sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale; si conferma la rimozione di rottami e manufatti presenti sul fondale lungo il pontile per una fascia di 500 metri per lato; la definizione di un progetto che preveda le modalità migliori per il recupero del canale per la raccolta delle acque di raffreddamento, anche attraverso piantumazione, e il suo successivo utilizzo; l’impegno da parte di Eni a realizzare una serie di interventi finalizzati alla piantumazione di specifiche specie arboree, atte a garantire la mitigazione del contributo di Co2 della produzione di biocarburanti.

A questi progetti si affiancherà lo sviluppo dei giacimenti a gas di Argo e Cassiopea, che nell’ambito del settore della ricerca e produzione di idrocarburi rappresenta il primo esempio di progetto in grado di raggiunge la carbon neutrality, grazie al contributo di energia prodotta da impianti fotovoltaici, e inoltre senza alcun impatto visivo, con l’utilizzo di suolo già industrializzato e riqualificato all’interno del perimetro di raffineria e nessuno scarico a mare di acque o altri reflui.

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