Lavoro nero: controlli nell’area iblea: regolare solo un’azienda su undici - QdS

Lavoro nero: controlli nell’area iblea: regolare solo un’azienda su undici

redazione

Lavoro nero: controlli nell’area iblea: regolare solo un’azienda su undici

martedì 30 Aprile 2019

Dei 26 "dipendenti", ben quindici erano irregolari ed erano pagati “in nero” senza coperture assicurative o previdenziali. Multe fino a 230 mila euro ai rappresentanti legali delle aziende

RAGUSA – I finanzieri del Comando provinciale ibleo, nel quadro di un piano di intensificazione delle attività di vigilanza sul territorio, hanno concluso nei giorni scorsi una serie di interventi finalizzati al contrasto del fenomeno del lavoro nero e irregolare, sottoponendo a controllo varie aziende operanti nei comuni di Ragusa, Vittoria e Pozzallo.

In particolare, nelle ultime due settimane, le Fiamme gialle iblee hanno verificato undici aziende, constatando che solo una di esse risultava in regola rispetto alle posizioni lavorative dei propri dipendenti. Complessivamente, sono stati trovati, intenti a lavorare, 26 dipendenti, 15 dei quali erano irregolari e risultavano operare totalmente “in nero”, cioè privi della benché minima copertura previdenziale ed assicurativa, prevista in caso di infortunio sul lavoro.

In quattro delle aziende controllate, è stato accertato l’impiego di lavoratori “in nero” in misura superiore al 20% del personale presente sul luogo di lavoro, condizione che ha determinato anche la segnalazione per l’adozione del provvedimento di sospensione delle attività. L’attenzione dei finanzieri si è focalizzata in particolare su alcuni cantieri edili, anche presso località marine, un autolavaggio, due officine meccaniche ed una cooperativa che si occupa della lavorazione del cacao e della cioccolata. All’esito dei controlli, nei casi di irregolarità, ai rappresentanti legali delle aziende sono state contestate violazioni amministrative che ammontano da un minimo di 30 mila a un massimo di 230 mila euro. In aggiunta, in questi casi, la legge, riconosce al lavoratore il diritto di essere regolarizzato secondo le modalità accertate (dal primo giorno di lavoro svolto), ivi compreso il versamento dei relativi contributi e premi, nonché il diritto ad un contratto di lavoro della durata non inferiore a tre mesi, al netto del periodo prestato in nero.

“La difesa del lavoro – hanno scritto i militari della Guardia di Finanza – passa soprattutto attraverso la lotta ai fenomeni di sfruttamento della manodopera e alle altre forme di prevaricazione in danno dei lavoratori. In questo senso, tra i compiti prioritari della GdF vi è quello di contrastare il fenomeno del lavoro nero o irregolare, anche al fine di recuperare l’ingente gettito sottratto alla contribuzione fiscale, previdenziale ed assicurativa, in danno degli stessi lavoratori”.

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