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Periferie urbane da problema a potenziale risorsa, ecco come rilanciare l’economia dei territori

Paola Giordano

Periferie urbane da problema a potenziale risorsa, ecco come rilanciare l’economia dei territori

martedì 12 Novembre 2019

Mentre il precedente governo a trazione leghista aveva congelato i fondi del Bando periferie, il nuovo, che mostra attenzione al Sud, fa andare avanti il progetto. Questi luoghi troppo spesso sinonimo, specie nel Meridione, di degrado e abbandono, possono trasformarsi in una miniera da cui far ripartire l'economia. Lo sottolinea anche Mario Emanuele Alvano, segretario generale di AnciSicilia

PALERMO – Dopo il passo indietro del precedente Governo GialloVerde sul congelamento della seconda tranche di fondi destinati al cosiddetto Bando periferie, sembra calato il lieto fine sulla riqualificazione delle aree in questione. Sembra, perché se la Legge di bilancio 2019 prevedeva che le 120 convenzioni stipulate producessero effetti finanziari già da quest’anno, quegli effetti però saranno limitati unicamente al rimborso delle spese effettivamente sostenute e documentate. Ciò vuol dire che i Comuni che non dispongono delle risorse per portare avanti il cronoprogramma dei progetti approvati resteranno a bocca asciutta.

La legge – si evidenzia nella nota sulle norme di interesse degli Enti locali redatta dall’Anci in merito al documento di bilancio 2019 – prevede infatti che le convenzioni in essere producano effetti finanziari dal 2019. È stato quindi superato quanto stabilito dall’articolo 13, comma 2, del Decreto Legge n. 91/2018, che aveva previsto il congelamento fino al 2020 delle risorse relative a 96 tra Comuni capoluogo e alcune Città metropolitane, firmatari della seconda tranche delle convenzioni del Bando Periferie. Tali effetti però sono limitati unicamente al rimborso delle spese certificate dagli Enti beneficiari in base al cronoprogramma. Al rimborso delle spese si sta provvedendo mediante utilizzo dei residui iscritti nel Fondo per lo sviluppo e la coesione per le medesime finalità del Programma straordinario in esame. Per chiarirci meglio le idee, abbiamo intervistato Mario Emanuele Alvano, segretario generale di AnciSicilia, associazione che riunisce i Comuni dell’Isola.

Dopo lo scontro tra l’Anci e l’allora governo GialloVerde, fu raggiunto un accordo per tutelare i 96 progetti esclusi dalla prima tranches del bando periferie, undici dei quali interessano la nostra Regione per un ammontare di 220 milioni. Segretario Alvano, qual è l’attuale situazione di tali progetti?
“Dopo quell’acceso scontro con il precedente governo il problema del congelamento dei fondi è stato superato. Il programma sulle periferie non è stato ridimensionato ma anzi con l’iniziativa che abbiamo lanciato qualche giorno fa, la piattaforma Milleperiferie, prendendo atto dell’importanza di tali progetti, volti alla riqualificazione delle aree periferiche, la richiesta che si fa come Anci è quella di maggiori finanziamenti. I progetti sostenuti dal bando periferie rappresentano infatti il punto di riferimento iniziale della piattaforma e il cardine attorno a cui Enti, istituzioni, associazioni, ordini professionali, Università, imprenditori, giovani e volontari hanno ripensato intere aree abbandonate delle città: interventi di sicurezza sociale, di recupero urbanistico, architettonico, di interconnessione modale, social housing, mobilità dolce, servizi culturali, interventi artistici e tanto altro. Sotto il profilo legislativo, i progetti vanno avanti. Gli impedimenti al Bando che a un certo punto si erano immaginati sono stati superati. Ora si discute su come rifinanziarlo e rafforzarlo”.

Che posto ha a suo avviso il tema degli interventi sulle periferie nell’attuale agenda politica?
“Il tema degli interventi sulle periferie è un tema centrale rispetto a quella che dovrebbe essere l’agenda politica del Paese, perché intanto il concetto di periferia non è solo un concetto di carattere fisico e geografico, qualcosa di confinabile a determinate aree delle città, ma rappresenta anche la dimensione esistenziale, cioè legata alla categoria di persone piuttosto che a parti di città tradizionalmente non considerate periferia. Per capirci e tradurre questo in un esempio concreto: anche se in tempi diversi, il centro storico della città è stato ed è tuttora in alcuni casi periferia, perché ha vissuto condizioni di degrado, situazioni di criticità anche da un punto di vista sociale e di sicurezza. In determinati periodi i centri storici delle città siciliane sono stati luoghi particolarmente degradati e soggetti a un disagio sociale. Da questo punto di vista, anche il centro storico può essere inteso come una periferia così come, entrando nel merito dei progetti presentati, quando soprattutto sono stati presentati dalle Città Metropolitane o dai Liberi Consorzi, possono essere considerate periferie anche i comuni della provincia, in una visione che supera i confini amministrativi, perché spesso sono luoghi dormitorio, dove in qualche modo il collegamento con la città più grande è forte e quindi possono essere considerate come unica realtà. Parliamo quindi di un concetto molto ampio che tocca come tema centrale la socialità, cioè l’idea che questi interventi relativi al bando periferie abbiano come comune denominatore non soltanto quello della riqualificazione urbana, ma anche quello di creare spazi di socialità dove mancano o di ricrearli, dando la possibilità di vivere una dimensione di rapporto fra le persone attraverso luoghi pubblici. Se non ci sono luoghi pubblici come parchi, biblioteche o più in generale luoghi in cui si organizzano eventi e dove le persone si possono ritrovare, si vive maggiormente una condizione di isolamento. L’obiettivo della riqualificazione delle periferie è quindi anche una riscoperta degli spazi pubblici come luogo di aggregazione”.

Le proposte elaborate dall’Anci per modificare il Decreto fiscale

PALERMO – Oltre alla piattaforma Milleperiferie, pensata per mettere a sistema e dare ampia divulgazione unitaria e coordinata ai 120 progetti del Bando Periferie e ai 2.177 interventi che saranno realizzati in 445 Comuni italiani proprio grazie a quel bando, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani ha proposto una serie di emendamenti al decreto fiscale 2019 (decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili), che toccano nodi irrisolti di interesse per i Comuni: dalle semplificazioni alle risorse di spesa corrente, dal debito degli Enti locali alle disposizioni sul contrasto all’evasione.

Tra esse trova spazio anche un emendamento relativo agli strumenti di rifinanziamento del “Bando periferie” e alla concessione di anticipazioni in caso di crisi finanziaria. La proposta in questione è l’inserimento dell’art. 42-bis (Strumenti di rifinanziamento e anticipazione per il “Bando periferie”) che disponga i seguenti commi aggiuntivi all’articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, dopo il comma 978.

“978-bis. A decorrere dal 2020, le risorse finanziarie derivanti dalle eventuali economie di gestione realizzate in fase di appalto o in corso d’opera, dagli eventuali ulteriori residui relativi ai finanziamenti assegnati per la realizzazione dei progetti inseriti nel ‘Programma straordinario’ di cui ai commi da 974 a 978, nonché le risorse derivanti da eventuali revoche dei finanziamenti stessi, sono assegnate al Fondo di cui al precedente comma 978 e sono riutilizzate per la realizzazione di interventi aventi le medesime finalità. È comunque fatto salvo l’utilizzo delle economie realizzate sulla base di espressa autorizzazione del Gruppo di monitoraggio istituito ai fini della gestione del predetto programma e previa istanza opportunamente documentata, purché previsto dalle convenzioni in essere tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e gli Enti locali beneficiari e finalizzato alla realizzazione di lavori o servizi approvati nell’ambito del medesimo quadro economico dell’intervento finanziato”.

“978-ter. Al fine di facilitare la realizzazione degli interventi previsti nell’ambito del Programma di cui ai commi da 974 a 977, per l’anno 2020, a favore degli enti beneficiari di contributo e sottoscrittori delle convenzioni o accordi di cui al comma 977, che, alla data del primo gennaio 2020, abbiano deliberato lo stato di dissesto finanziario di cui all’articolo 244 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267, o che abbiano deliberato il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale di cui all’articolo 243-bis del medesimo decreto legislativo n. 267 del 2000, è concessa, su apposita richiesta da presentarsi entro il 28 febbraio 2020, un’anticipazione a valere sul contributo oggetto di convenzionamento, di importo non superiore al 20 per cento delle somme complessivamente previste dal progetto, al netto di quelle già oggetto di rendicontazione. Le modalità della richiesta e di erogazione dell’anticipazione sono determinate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanarsi entro il 31 gennaio 2020, sentita l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci)”.

Tale proposta scaturisce dal fatto che, a detta di Anci, “considerate le finalità previste dal legislatore con il cosiddetto ‘Bando periferie’, si ritiene opportuno che le risorse derivanti da economie di gestione, dagli eventuali ulteriori residui non utilizzati, oltre che da eventuali revoche dei finanziamenti, siano riassegnate al Fondo e siano finalizzate alla promozione di ulteriori interventi analoghi a quelli già oggetto del Bando, così da assicurare un primo ulteriore canale di stabile finanziamento per questa importante misura. Al fine di assicurare stabilità alle regole convenzionali già adottate per una parte delle convenzioni (in particolare quelle della cosiddetta seconda tranche), la norma conferma la possibilità di utilizzo di economie nei ristretti limiti a suo tempo ivi previsti (interventi compresi nel medesimo quadro economico)”.

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