Lo smart working funziona per 4 professionisti su 5 - QdS

Lo smart working funziona per 4 professionisti su 5

redazione

Lo smart working funziona per 4 professionisti su 5

venerdì 17 Luglio 2020

Ricerca realizzata dalla Luiss Business School su 451 professionisti, età media di 36 anni. Meno stress e più tempo da dedicare alla famiglia ma mancano le relazioni sociali

ROMA – Smart working promosso da quasi sette professioni su dieci: questa nuova modalità di lavoro risulta efficace in termini di produttività lavorativa, riduce lo stress e permette di dedicare più tempo alla famiglia. D’altra parte riduce le relazioni sociali e la possibilità di progredire nella carriera. È quanto emerge dall’indagine “Lo Smart working durante la pandemia Covid-19”, condotta da Luiss Business School e presentata dal suo direttore Paolo Boccardelli durante il webinar “Leadership e gestione remota nella nuova impresa digitale”, organizzato insieme a Confindustria Digitale.

La ricerca ha coinvolto 451 professionisti con un’età media di 36 anni, di cui il 70% dichiara di essere un dipendente o un collaboratore. Dai risultati è emerso un quadro di luci e ombre. Se da un alto il 66% del campione ha trovato lo smart working efficace in termini di produttività lavorativa, riuscendo a svolgere da casa tutti i compiti assegnati, si è registrato un 28% del campione che ha riconosciuto di non aver mantenuto i livelli di produttività consueti, percentuale che è salita al 38% per la categoria dei liberi professionisti.

Gli intervistati hanno evidenziato numerosi benefici legati allo smart working: primeggia il maggior tempo dedicato alla famiglia, seguito dal minore stress. D’altra parte la mancanza di relazioni sociali è stata la conseguenza negativa più sentita, seguita dalla riduzione delle opportunità di avanzamento e di carriera.

Volgendo lo sguardo al futuro, il 75% dei professionisti si è dichiarato disponibile a continuare a lavorare in smart working nell’era post-Covid, per più giorni a settimana anche consecutivi, con una leggera flessione per le persone con nuclei familiari numerosi, con tre e più figli. Contrariamente, il 20% del campione preferirebbe lavorare in smartworking un solo giorno a settimana, includendo buona parte di quanti non sono riusciti a svolgere tutte le loro attività ordinarie da remoto.

“La pandemia ha portato un’accelerazione che possiamo stimare di non meno di cinque anni in tutta una serie di processi che ora vanno consolidati, primo fra tutti lo smart working: per questo andranno ripensati i processi di organizzazione del lavoro e posta più enfasi sugli obiettivi e il loro conseguimento”, ha commentato Boccardelli. “Sicuramente non si dovrà tornare indietro, ma capitalizzare l’esperienza forzata che abbiamo vissuto – ha concluso – per definire un lavoro smart sostenibile, produttivo e in grado di accompagnare la ripartenza del Paese”.

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