Mare caraibico o fogna. La “doppia faccia” della Sicilia senza depuratori - QdS

Mare caraibico o fogna. La “doppia faccia” della Sicilia senza depuratori

Rosario Battiato

Mare caraibico o fogna. La “doppia faccia” della Sicilia senza depuratori

martedì 13 Agosto 2019

“Fortemente inquinate” oltre la metà delle acque siciliane monitorate recentemente da Legambiente. Un’emergenza che alla Regione costa 100 mila euro al giorno e ora si avvicina una nuova condanna. Dall’acqua cristallina alla melma il passo è breve: nell’Isola quasi 300 località non a norma

PALERMO – Ancora un passo in avanti per un’infrazione sulla depurazione che vede la Sicilia tra le Regioni protagoniste. È una delle quattro procedure dedicate alla cattiva gestione delle acque reflue che complessivamente coinvolgono, nei vari livelli di avanzamento delle procedure, circa 280 agglomerati isolani (centri urbani e parti di centri urbani) con sanzioni che riguarderanno da vicino anche le tasche dei cittadini. E intanto il mare continua a sprofondare nella melma: dall’analisi di Legambiente 12 punti sui 25 monitorati lungo la costa siciliani sono risultati “fortemente inquinati” secondo la tabella di riferimento dei valori limite per la balneazione del ministero della Salute.

ULTIMA PROCEDURA DI INFRAZIONE UE: IL RUOLO DELLA SICILIA
Nelle scorse settimane la Commissione Ue ha inviato all’Italia un parere motivato per l’infrazione n.2017/2181, che costituisce la seconda fase della procedura dopo la lettera di costituzione in mora ricevuta lo scorso anno.

In ballo c’erano 276 località fuori norma – la direttiva sulla depurazione risale al 1991 – distribuite su 13 regioni, tra cui ovviamente la Sicilia che di infrazioni in materia di acque reflue è la regina. Un anno dopo l’Italia è riuscita a convincere la Commissione Ue a tagliare dall’elenco 39 aree (appena 2 in Sicilia), mantenendo nel mirino 237 agglomerati (centri urbani o parti di centri urbani) con oltre 2.000 abitanti che non dispongono ancora di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbane. Rispetto alla prima lista, pertanto, la Sicilia è passata da 35 a 33, mantenendo nel complesso circa il 14% del totale.

LE ALTRE TRE INFRAZIONI
Considerando anche i trenta e più agglomerati dell’ultima procedura, le località siciliane coinvolte a vario titolo nelle procedure di infrazione in materia di depurazione ammontano a circa 280.

La più antica è la 2004/2034 e coinvolge agglomerati con carico generato superiore a 15 mila abitanti equivalenti. Quest’ultima si trova già in sentenza di condanna (19 luglio 2012) e riguarda 110 agglomerati isolani, praticamente il 63% di quelli coinvolti a livello nazionale.

La successiva è la 2009/2034 e si riferisce agli agglomerati con carico generato superiore a 10 mila abitanti equivalenti che scaricano in aree definite “sensibili”. Anche in questo caso si è arrivati alla sentenza di condanna (10 aprile 2014) per una procedura che vede 41 agglomerati nazionali, di cui 5 siciliani (5% del totale).

La terza procedura è la 2014/2059 ed è relativa agli agglomerati con carico generato superiore a 2 mila abitanti equivalenti: a livello nazionale, stando agli ultimi aggiornamenti, ci sono circa 800 agglomerati coinvolti, 175 di questi sarebbero nell’Isola, cioè più di uno su cinque.

LE SANZIONI EUROPEE
La Commissione UE ha già battuto cassa per quelle procedure che sono arrivate fino alla Corte di Giustizia comunitaria che poi ha condannato l’Italia a pagare. In passato già 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre settanta centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie e adeguati depuratori.

Un documento della Regione, in allegato alla deliberazione di Giunta n.80 relativa al “Servizio idrico integrato- Finanziamento per l’adeguamento delle reti e per la depurazione” dello scorso febbraio, ha spiegato come le sanzioni vengono determinate su “scala nazionale e vanno poi ripartite, ai fini della valutazione delle responsabilità connesse al diritto di rivalsa, in funzione della consistenza territoriale degli agglomerati fuori norma”.

Il calcolo della Regione rivela che la quota a carico della Sicilia per le sanzioni, dal 2012, ammonterebbe a circa 97 mila euro al giorno. E lo Stato ha già “manifestato ufficialmente l’intenzione di esercitare il diritto di rivalsa nei confronti di Regioni o di altri Enti pubblici responsabili di tali infrazioni”. Sulla base di questo ragionamento il percorso obbligato di rimborso arriverebbe fino alla tasche dei cittadini a partire dal “bilancio regionale, ma dovrebbe essere poi ripartito pro-quota nei confronti degli altri enti le cui inadempienza hanno contribuito, e contribuiscono tuttora, a determinare le procedure di infrazione”.

DANNO E BEFFA: IL MARE INQUINATO
Se il turista è informato e sa dove andare, l’Isola lo lascerà a bocca aperta. Le eccellenze non mancano: dalla riserva di Vendicari fino alle spiagge di San Vito Lo Capo, esistono ancora oasi dove il nostro mare non è secondo a nessuno. Purtroppo però non tutto viene trattato con la stessa cura e le conseguenze della scellerata gestione degli scarichi a mare emergono nelle varie analisi delle acque del litorale siciliano.

L’ultima in ordine di tempo è quella di Goletta Verde di Legambiente, diffusa ai media alla fine di luglio, ha evidenziato la grave situazione in cui versano le acque siciliane: sui 25 punti monitorati ce ne sono 16 fuori dai limiti di legge, tra questi ben 12 sono considerati “fortemente inquinati”. A determinare questa bassa qualità ci sono canali e foci che continuano a riversare in mare gli scarichi non depurati.

Ma non c’è solo Legambiente a denunciare il cattivo stato di diversi tratti di mare siculo. Anche l’ultima relazione annuale sulla qualità delle acque di balneazione nell’Ue – pubblicata all’inizio di giugno dalla Commissione europea e dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) di Copenaghen – ha scovato diverse zone ad alta concentrazione di “feci”. Sul sito dell’agenzia europea c’è una mappatura interattiva che segnala tutti i punti “rossi”, cioè con qualità “scarsa”. Nell’Isola, oltre ai siti in cattive condizioni, ce ne sono addirittura una ventina “vietati” alla balneazione a causa dell’elevato inquinamento.

D’altro canto, un segnale sullo stato delle acque isolane non arriva soltanto dalle copiose bocciature ricevute e che abbiamo sopra elencato; altra cartina di tornasole è il numero di riconoscimenti assegnati alle località marittime. In questo senso basti pensare che le bandiere “blu” – cioè il premio che la Foundation for Environmental Education (Fee) assegna annualmente ai Comuni rivieraschi particolarmente attenti alla gestione del territorio – nell’Isola sono soltanto sette contro le 30 della Liguria. Si tratta di una sonora bocciatura per la Sicilia, se si tiene conto dei suoi 920 chiolometri di costa, il più lungo litorale balneabile d’Italia, pari a circa un quinto del totale nazionale. La Liguria, tornando al confronto, ne ha un terzo, eppure ottiene il quadruplo delle località premiate.

GOLETTA VERDE
“Fortemente inquinati”: ecco dove è meglio non tuffarsi dall’Isola

PALERMO – Sono stati 25 i punti monitorati da Legambiente tramite Goletta Verde che ha poi espresso dei criteri di giudizio basandosi sulle analisi microbiologiche (sono presi come riferimento i valori limite per la balneazione indicati dal Decreto del Ministero della Salute del 30 marzo 2010, nell’Allegato A).
Bandiera verde, quindi da considerarsi “entro i limiti”, per 9 punti, giallo, quindi “inquinato”, per 4 punti, e rosso, cioè “fortemente inquinato”, per 12 punti.

I tratti da cui è meglio stare alla larga

(1) Macchitella – Foce del fiume Gattano nel comune di Gela (CL)

(2) Arizza – Foce fiumare di Modica (RG)

(3) Porto Grande – Foce Canale Grimaldi a Siracusa (SR)

(4) Aci Trezza – Sblocco scarico fognario inizio Lungomare Galatea nel comune di Aci Castello (CT)

(5) San Marco/Contrada Pietrenere – Foce fiume Alcantara tra i comuni di Calatabiano/Giardini Naxos (CT/ME)

(6) Cantone – Foce del torrente Patrì a Barcellone Pozzo di Gotto (ME)

(7) Porticello – Piano stenditore lungomare a Santa Flavia (PA)

(8) Via messina marine 391/a – sblocco scarico presso A. Diaz a Palermo (PA)

(9) Carini – spiaggia a destro di sbocco depuratore (foce fiume Chiachea) a Carini (PA)

(10) La Praiola/L.re Peppino Impastato – spiaggia la Praiola a Terrasini (PA)

(11) Contrada s. cataldo – foce del torrente Nocella a Terrasini/Trappeto (PA)

(12) Stazzone – foce torrente Cansalamone a Sciacca (AG).

Su 531 controlli proposte 256 sanzioni dai tecnici Arpa
Scovate irregolarità in metà delle verifiche agli impianti

PALERMO – Si muove anche la Regione. A febbraio la Giunta regionale, con la deliberazione n.80, ha messo in campo un provvedimento relativo al “Servizio idrico integrato- Finanziamento per l’adeguamento delle reti e per la depurazione” che prevede di sbloccare quei progetti che andavano a rilento per un valore di 300 milioni di euro.

A giugno, poi, è arrivato anche il via libera, sempre in Giunta, per stanziare 2,6 milioni di euro per consentire la messa in funzione di opere strategiche per le Isole minori, sbloccando impianti per dissalazione e depurazione. Una necessità che vede in azione anche l’opera del commissario unico per la depurazione.

Sugli impianti, intanto, piovono le irregolarità. A gennaio l’Arpa ha pubblicato i risultati del monitoraggio degli impianti di depurazione della Sicilia in relazione al 2017. Nel corso di quell’anno i tecnici dell’Agenzia regionale hanno proposto 256 sanzioni a fronte 531 controlli complessivi, pari a circa il 48% del totale. Le sanzioni di tipo amministrativo hanno riguardato il superamento dei limiti di concentrazione di alcuni elementi, il mancato rispetto prescrizioni autorizzazioni e la mancanza autorizzazione.

Foto Isola Bella da Flickr, di gnuckx, licenza Donazione di pubblico dominio

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