Messina social city, criticato il direttore Romano - QdS

Messina social city, criticato il direttore Romano

Lina Bruno

Messina social city, criticato il direttore Romano

venerdì 29 Novembre 2019

Il Consiglio d’amministrazione dell’azienda ha stabilito che certi obiettivi non sono stati raggiunti. Disattese specifiche disposizioni esponendo l’agenzia al rischio di danni per inadempimento

MESSINA – La Messina social city potrebbe ritrovarsi a breve senza direttore generale. Dopo le dure contestazioni che il Cda dell’azienda speciale ha mosso e a cui Vincenzo Salvatore Romano dovrà rispondere per iscritto entro lunedì prossimo, sembra legittimo pensare ad una rottura insanabile visto che il rapporto di fiducia si è incrinato e dopo solo quattro mesi dalla nomina.

Ma su cosa si basa la “bocciatura” dell’operato di Romano? Il presidente del Cda Enrico Bivona e le consigliere Simona Romano e Valeria Asquini hanno evidenziato in un documento messo agli atti oltre che nel verbale della riunione straordinaria del Cda, una serie di comportamenti e decisioni che hanno determinato il mancato raggiungimento degli obiettivi aziendali in termini di efficacia ed efficienza. Il manager avrebbe disatteso specifiche disposizioni ed avrebbe esposto Messina Social City al rischio di danni per l’inadempimento del contratto di servizio.

La prima contestazione riguarda il piano dei costi per l’avvio dell’Asilo Lupetto Vittorio con previsioni di spese di gran lunga superiori a quelle necessarie. Il primo piano dei costi era di oltre 450mila euro e modificato in seguito all’intervento del dirigente di Palazzo Zanca Salvatore De Francesco che ne aveva evidenziato le criticità. La nuova versione presentata da Romano prevedeva un importo di 146 mila euro, sempre troppo secondo il dirigente e con una serie di errori, come l’assunzione di personale esterno mentre era possibile attingere tra gli interni, esclusione di alcune professionalità necessarie per l’asilo e computo delle ore sbagliato.

Alla fine il nuovo piano costi è stato redatto dal Cda per circa 74 mila euro. La vicenda per il Cda “evidenzia la mancata conoscenza del personale a disposizione dell’Azienda, nonché dei reali fabbisogni, anche imposti dalla legge, delle strutture che questa Azienda deve avviare e gestire” insieme al “ rischio della perdita dei fondi che dovrebbe ricevere per l’attivazione del nuovo servizio”. Contestato a Romano anche il Piano dei costi del servizio di scuolabus, con previsioni di spesa più che doppie rispetto a quelle necessarie. E ci sono ancora gli addebiti riguardanti l’omessa attivazione del recupero delle compartecipazioni relative ai servizi di assistenza domiciliare e Asili Nido Comunali. Intanto Romano, dopo la “sfiducia” ha accettato di incontrare le organizzazioni sindacali che da molte settimane chiedono un confronto su tutta una serie di temi che aspettano una netta posizione da parte della dirigenza.

“Le incomprensioni manageriali non possono e non devono creare ulteriori problemi alle già numerose difficoltà organizzative che interessano l’Azienda Speciale e che ormai da tempo vengono messe in risalto da questa organizzazione sindacale- dice Francesco Fucile della Fp Cgil Non possiamo non sottacere che dall’ormai lontano mese di luglio chiediamo “attenzione” alla Messina Social City per una serie di problematiche da discutere ed affrontare, ma purtroppo non abbiamo mai avuto risposta”. Romano è stato nominato a fine luglio ed i problemi organizzativi erano stati evidenziati anche prima dai sindacati, imputandoli tra l’altro anche alla mancanza di un Dg, scelto solo dopo cinque mesi dall’attivazione della società.

“I lavoratori aspettano risposte sul riconoscimento degli scatti d’anzianità, questione rispetto alla quale stiamo portando avanti una battaglia senza sconti. Il mancato riconoscimento del rimborso chilometrico per chi utilizza il proprio mezzo nello svolgimento del servizio. La differenza di trattamento tra chi svolge il servizio di assistenza domiciliare anziani e vede il tempo di spostamento da un luogo all’altro di lavoro nel proprio orario di servizio e chi svolge il servizio di assistenza domiciliare disabili e non gode di questo diritto. L’assenza di criteri predeterminati per i trasferimenti da un servizio ad un altro che molto spesso determina incremento delle ore di lavoro e quindi di retribuzione”.

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