Migranti, dissequestrata anche la Mare Jonio - QdS

Migranti, dissequestrata anche la Mare Jonio

redazione

Migranti, dissequestrata anche la Mare Jonio

venerdì 02 Agosto 2019

La Ong Mediterranea, "Torniamo in mare". Alan Kurdi verso Malta, con a bordo il piccolo Djokovic, la Open Arms salva altri 69 persone ma la triade Salvini-Trenta-Toninelli non le vuole. Nessuna notizia ufficiale sugli sbarchi fantasma

Sono due le navi di ong con 163 migranti a bordo che continuano la propria odissea nel Mediterraneo in cerca di un porto sicuro. Una terza è in partenza da Marsiglia diretta verso l’area ricerca e soccorso libica.

Mare Jonio dissequestrata ad Agrigento

E la Mare Jonio, dissequestrata oggi dalla procura di Agrigento, si prepara a salpare presto.

Cominciano ad assumere le dimensioni di una vera e propria flotta i mezzi umanitari dispiegati nel Canale di Sicilia con grande fastidio del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che continua a firmare – e a far sottoscrivere ai colleghi Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta – decreti di divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane.

E l’Europa?

Dopo che per più di un anno Lega Nord e M5s hanno disertato le riunioni in cui si sarebbe potuto discutere di redistribuzione, il governo italiano continua con le soluzioni estemporanee buone solo a far propaganda: contatti, riunioni, prese di posizione, ma nessuna soluzione concreta.

Certo, la neo presidente della commissione Ursula von der Leyen, che ha incontrato a Roma il premier Giuseppe Conte, ha riconosciuto che l’Italia è “geograficamente esposta” ai flussi migratori, ma nulla di più.

Intanto la nave Alan Kurdi della tedesca Sea Eye, al terzo giorno in mare con quaranta naufraghi soccorsi a bordo, dopo aver girato invano intorno a Lampedusa, in mattinata si è diretta alla volta di Malta.

E’ stato Gorden Isler, responsabile della nave, a informare della nuova rotta, postando una foto di uno dei piccoli ospiti, chiamato Djokovic come il tennista, di appena tre anni e con una ferita da arma da fuoco alla spalla subita in Libia.

“Dovremmo riportarlo lì?”, chiede ironico Isler, attaccando Salvini: “queste sono le persone da cui l’Italia deve essere protetta”.

La storia del piccolo Djokovic

Dai televisori dei bar africani, con le parabole rivolte verso l’Europa, il verde sofisticato dei campi da tennis può sembrare vicino. Da quei campi attraversati dal sudore dei campioni una coppia di migranti camerunensi in Libia ha tratto ispirazione per dare un nome alla speranza: Djokovic è il loro figlio di tre anni, che con lo sguardo riesce a distogliere l’attenzione dalla cicatrice di dieci centimetri che mostra il suo torso nudo.

A lasciare quel segno è stata una ferita provocata da un proiettile vagante durante la guerra civile a Tripoli.

Dopo quell’episodio, prima di salire su un gommone per sfidare il Mediterraneo, i genitori hanno deciso di dare un soprannome al bambino, un nuovo nome che gli portasse fortuna: lo stesso del campione serbo numero uno del tennis che avevano visto giocare in tv. Così, appassionati del nobile gioco, hanno voluto regalare al figlio anche la leggerezza dello sport e dei suoi campioni, qualcosa che dovrebbe spettare di diritto a tutti i bambini.

E il primo ‘ace’ è già arrivato: il piccolo Djokovic è riuscito a salire assieme ai suoi fratellini sul barcone che li ha portati al largo della Libia e, dopo essere stato recuperato in mare assieme a tutta la famiglia dagli attivisti della ong Sea Eye sulla Alan Kurdi, in queste ore è diretto a Malta dove sarà preso in cura dai medici della Valletta.

“Negli ultimi giorni aveva avuto infezioni respiratorie e febbre fino a 39 gradi, poi gli antibiotici hanno cominciato a fare effetto – spiegano i sanitari a bordo della nave Alan Kurdi – Ma al momento non sorride e non parla”. Lo shock e lo stress degli ultimi giorni al momento sembrano averlo ammutolito.

Il piccolo Djokovic, scampato alla guerra civile e alle onde del mare, ora resterà a La Valletta con la madre, consapevole che il primo set è vinto, ma il match per la sopravvivenza è appena cominciato.

“Non li riporteremo in Libia”

“Ho fatto un discorso ai naufraghi – ha spiegato da parte sua la capo missione Barbara Held – e ho chiarito che non importa quello che succede, non li riporteremo in Libia. Ho detto loro che non so quando e dove potremo sbarcare, ma è imperativo che la gente scenda presto dalla nave, molti hanno passato esperienze traumatiche in Libia e questa incertezza è assolutamente insopportabile a lungo termine”.

Dalla ong parte quindi un attacco al capo della Lega Nord e ministro dell’Interno, che ieri aveva accusato la Germania di ricatto per aver chiesto lo sbarco dei quaranta in cambio dell’accoglienza di trenta dei migranti soccorsi dalla nave Gregoretti.

“Salvini ci usa per un conflitto politico”

“Salvini – hanno detto – usa la bandiera della nostra nave per un conflitto politico con la Germania sulle spalle delle persone salvate”.

L’altra nave umanitaria in arrivo è la spagnola Open arms, che tra ieri e la scorsa notte, con un doppio intervento, ha preso a bordo 123 persone.

Tra di loro due bimbi, due donne incinte (una di nove mesi con le contrazioni) e persone “con terribili segni di violenza”.

“Abbiamo bisogno di un porto sicuro per sbarcare”, chiedono da bordo.

La triade Salvini-Trenta-Toninelli

Ma la triade Salvini-Trenta-Toninelli non le vuole.

Intanto nessuna notizia ufficiale giunge dal Viminale sugli sbarchi fantasma, che sarebbero migliaia, negli ultimi mesi, ma sui quali il governo tace.

Nelle prossime settimane, intanto, tornerà a navigare la Mare Jonio, dell’italiana Mediterranea saving humans, dissequestrata, com’era ovvio – perché le leggi internazionali prevalgono su quelle “fatte in casa” da Salvini – per ordine della Procura agrigentina.

“Ci stiamo già preparando – fa sapere la ong – a ritornare al più presto in mare. Abbiamo bisogno di tempi tecnici per riorganizzarci e salperemo prima possibile”.

Un milione di euro per Carola Rackete

E’ ancora sotto sequestro la Sea Watch della capitana Carola Rackete, ma dalla Germania è arrivata la notizia che due volti noti della tv tedesca hanno raccolto su internet, attraverso quasi 36.300 donazioni, più di un milione di euro per la ong che ha sfidato l’Italia.

Si prepara infine a partire da Marsiglia la Ocean Vikings – bandiera norvegese – delle ong francesi Sos Mediterranee e Medici senza frontiere.

“E’ importante essere nel Mediterraneo, perche’ le persone continuano ad annegare”, dicono dalla nave.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017