Migranti, Lampedusa, storie di famiglie frantumate - QdS

Migranti, Lampedusa, storie di famiglie frantumate

redazione web

Migranti, Lampedusa, storie di famiglie frantumate

martedì 26 Novembre 2019

Quei passaporti delle figlie trovati nelle tasche della ragazza marocchina affogata e la disumanità di certi politici. Si continuano a cercare cadaveri. IL FILM DELLA TRAGEDIA GIRATO DALLA GUARDIA COSTIERA

Quando ieri hanno esaminato il suo corpo ormai senza vita e hanno cercato di capire chi fosse, hanno trovato nelle sue tasche il suo passaporto e quello delle sue due bambine.

Loro sono salve e si trovano nell’hotspot di contrada Imbriacola, ma non abbracceranno più la loro mamma, una giovane marocchina che ha tentato la traversata del Mediterraneo per garantire una vita migliore alla sua famiglia.

Storie di famiglie frantumate

E sono storie di famiglie frantumate quelle che emergono dalla narrazione del terribile naufragio di Lampedusa.

Storie che cozzano in maniera stridente con il cinismo di certi politici di destra che continuano a cercare di utilizzare la tragedia dei migranti per alimentare una propaganda disumana.

Erano in tanti su quella barca: ai poliziotti della squadra mobile di Agrigento, i migranti hanno detto che sul barcone di dieci metri, naufragato sabato scorso a un miglio dalla costa di Lampedusa, erano in 170, partiti dalla Libia.

I dispersi, dunque, sono 16.

Ieri, per il maltempo, migranti prigionieri dell’isoletta

Due giorni fa erano stati recuperati cinque cadaveri, tutti di donne.
Anche ieri e oggi le ricerche stanno andando avanti, ma soltanto con i mezzi aerei della Guardia costiera e di Frontex.

Ieri le condizioni del mare continuavano a essere pessime, tanto che il traghetto di linea per Porto Empedocle ha sospeso i collegamenti, costringendo i 149 sopravvissuti – di varie nazionalità: eritrei, algerini, somali, nigeriani, bengalesi – a prolungare la loro permanenza nell’hotspot.

Sulla sciagura, come si sa, la procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Salvatore Vella, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio e omicidio colposo plurimo.

La tragedia nel film girato dalla Guardia costiera

Il “film” della tragedia è in alcuni frammenti di un video girato durante le concitate operazioni di soccorso in mare che hanno portato al salvataggio di 149 migranti e diffuso oggi dalla Guardia Costiera.
Nelle immagini si vedono i soccorritori lanciare in mare salvagente e parabordi per consentire ai naufraghi di rimanere a galla.

A ogni naufrago sollevato sulla motovedetta, i militari tirano un sospiro di sollievo, mentre tutt’attorno si sentono le urla disperate dei migranti.

Tra i sopravvissuti un bimbo di un anno e uno ipovedente

Tra i sopravvissuti ci sono anche un bambino che ha meno di un anno e un ipovedente. Nel pomeriggio, a Lampedusa, gli stessi superstiti hanno avuto la possibilità di vedere le immagini del naufragio.

Intanto, dopo aver assegnato Taranto come porto per l’approdo della Open Arms, il Viminale ha indicato Pozzallo alla Aita Mari, la nave della Ong spagnola “Salvamento Marítimo Humanitario” che ha a bordo 78 migranti soccorsi al largo della Libia.

La nave dell’ Aita Mari è approdata poco dopo le undici di questa mattina nel porto di Pozzallo con a bordo 71 uomini, sei donne e un bambino. Dopo una visita medica i migranti sono stati trasferiti nell’hot spot di Pozzallo.

Per entrambe le navi, fa sapere il ministero, “è stata avviata la procedura per la ricollocazione a livello europeo dei migranti”.

Lamorgese, “L’azione sui ricollocamenti Ue sta avendo i suoi effetti”

La richiesta è stata presentata congiuntamente dai quattro paesi che hanno firmato il pre-accordo de La Valletta: Italia, Germania, Francia e Malta.

“In questi ultimi sbarchi si è verificata una cosa mai accaduta prima: prima era l’Italia che faceva la richiesta di redistribuzione in Europa dei migranti che arrivavano, questa volta è stata la Germania a farla”, ha detto la ministro dell’Interno Luciana Lamorgese dopo la concessione del porto di sbarco alla Aita Mari.

“E’ la prima volta che si verifica – ha aggiunto – e ne sono lieta perché vuol dire che l’attività che stiamo portando avanti da due mesi e mezzo-tre sta avendo i suoi effetti. Certo, non è che questo risolva il problema, però secondo è un segnale molto importante che l’Europa sta dando”.

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