Musumeci: “Lega al Sud non è un’intrusa nel centrodestra” - QdS

Musumeci: “Lega al Sud non è un’intrusa nel centrodestra”

Raffaella Pessina

Musumeci: “Lega al Sud non è un’intrusa nel centrodestra”

martedì 04 Giugno 2019

Il Presidente della Regione risponde a Micciché, "E' socio fondatore". E sul contratto con i pentastellati afferma: “è una finzione, siamo all’epilogo: Conte ha avuto la lealtà di dire che non ci sono più margini”

PALERMO – Il Presidente della Regione siciliana prende atto del consenso ottenuto dalla Lega al Sud e in particolare in Sicilia, consapevole di avere davanti una forza politica con cui inevitabilmente bisogna fare i conti.

nel corso di una intervista su una rete televisiva nazionale, Musumeci ha detto di essere convinto “che al Sud ci sia bisogno di un’offerta politica adeguata e Salvini è socio fondatore del centrodestra dal 1994. All’inizio con una visione territoriale e localistica – ha proseguito Musumeci – da qualche anno con una visione per fortuna nazionale. Non è un’intrusione anacronistica quella della Lega al Sud. è socio fondatore. Il problema – ha aggiunto Musumeci – è ridare un’identità persa dal centrodestra negli ultimi anni e la si può trovare nel Sud. Siamo costretti ad affidare ai Cinquestelle la rappresentanza di un elettorato che non si sente più rappresentato”.

Musumeci è entrato a gamba tesa anche sull’alleanza tra Lega e Cinquestelle, giunta secondo lui al capolinea. “Siamo all’epilogo – ha detto – è inevitabile quello che accade e accadrà nei prossimi giorni. Sono convinto che Conte stia cogliendo l’opportunità per ritagliarsi un protagonismo in questi mesi martoriato e devastato da un eccesso di presenza dei due leader del Governo. In queste ultime ore ha detto ‘ho il bandolo della matassa, ditemi se devo mollare o andare avanti’. Non credo sia possibile andare avanti, i rapporti sono sfilacciati”. “Il programmismo – ha aggiunto Musumeci – è la negazione della politica. La politica non può essere un contratto, la politica è un comune sentire, è affinità di culture, e invece il contratto M5S-Lega era una finzione, destinato a esaurire una funzione. La litigiosità sempre più aspra continua ad allontanare la gente dalle istituzioni”.

Musumeci ha ribadito che “Conte ha avuto la lealtà di dire che non ci sono più margini per andare avanti.. L’Italia è stata tradita nel momento in cui si è fatto il contratto. Questo governo non ha dato risposte né al Sud né al Nord, arriva alle periferie assai annacquato. Aumenta l’astensionismo, aumenta la disaffezione: se va in crisi la politica va in crisi la società”. Musumeci ha detto di essere favorevole al regionalismo differenziato quando l’autonomia rientra in una cornice di responsabilità. “Sui costi dell’autonomia siciliana avremmo modo di discutere per ore e ore – ha incalzato Musumeci – ma per noi l’autonomia deve essere una straordinaria opportunità per risalire la china, cosa fattibile se c’è la complicità del Governo nazionale. Quella del Nord non ci fa paura, noi abbiamo l’autonomia su 12-13 temi, ma se le grandi ferrovie si fermano in Campania, se l’edilizia ospedaliera assume un contorno diverso tra Sud e Nord, una ragione c’è e il difetto è nel manico, non nell’autonomia, che da noi è stata comunque utilizzata male. Noi vogliamo un centrodestra che restituisca al Sud la sua funzione e il suo protagonismo”.

“Noi l’autonomia – ha concluso il governatore siciliano – l’abbiamo avuta nel ‘46: ancora oggi, dopo 73 anni, la Sicilia è comunque l’ultima o penultima regione d’Italia. Non è colpa dell’autonomia ma di chi avrebbe dovuto utilizzarla come opportunità e invece l’ha usata come privilegio per gli intoccabili”. La mancata applicazione dello Statuto speciale, in tal senso, ci costa diversi miliardi.

Sulla autonomia differenziata è intervenuto anche il presidente dello Svimez, Adriano Giannola. “Ogni accelerazione e forzatura equivale –come suol dirsi – a porre il carro davanti ai buoi, con il risultato di determinare un esito confuso e finanche pericoloso per tutti di un processo che è oggettivamente estremamente delicato e foriero di possibili serie conseguenze nei rapporti tra territori e istituzioni”. “Il documento ministeriale – commenta Giannola – esplicita in modo dettagliato ed impietoso le tante, troppe, lacune e le cose che mancano per poter approdare ad un’intesa utile a chi la pretende, senza danneggiare chi ha tutto il diritto di essere tutelato secondo i dettami costituzionali”.

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