Normalizzare le ex Province regionali. Obiettivo principale, non sprecare più le (poche) risorse - QdS

Normalizzare le ex Province regionali. Obiettivo principale, non sprecare più le (poche) risorse

Giovanna Naccari

Normalizzare le ex Province regionali. Obiettivo principale, non sprecare più le (poche) risorse

mercoledì 29 Gennaio 2020

Fissate per il 19 aprile le elezioni per scegliere i rappresentanti degli Enti intermedi. Aricò, capogruppo all’Ars di DiventeràBellissima, "chiuderanno anni di commissariamenti.". Il capogruppo del M5s, Pasqua, "Ora risolvere la questione finanziaria e riorganizzare l'amministrazione. Certezza sulle competenze"

PALERMO – Crisi finanziaria, commissariamenti e buio sulle competenze: per cercare di mettere ordine al caos in cui sono finite le ex Province regionali siciliane. La riforma avviata con legge regionale 8/2014 (e successive modificazioni) cui si è aggiunta anche la legge nazionale 56/2014 (Delrio) ha avviato un processo rimasto incompiuto, che però dal 19 aprile potrebbe finalmente avere una svolta.

Quella, infatti, è la domenica di consultazioni fissata per le elezioni di secondo livello dei vertici e dei Consigli degli Enti di area vasta, come previsto dalla Legge regionale 8/2019, che indica il periodo utile tra il primo e il 30 aprile di quest’anno. Per dare una guida alle ex Province – dopo la riforma, denominate Città Metropolitane e Liberi Consorzi – alle urne andranno i sindaci e i consiglieri dei 390 comuni dell’Isola e non i cittadini, proprio perché si tratta di elezioni di secondo livello.

Nei Liberi Consorzi di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani le elezioni riguarderanno presidenti e Consigli, mentre nelle Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina verranno eletti solo i consigli perché il sindaco coincide con il primo cittadino del Comune capoluogo.

Chi dovrà amministrare le ex Province avrà certamente un compito arduo, dal momento che i futuri eletti arriveranno dai Comuni, che già difficilmente trovano soluzioni ai mille problemi finanziari, occupazionali e di servizi assenti o inefficienti. Una chiamata alle urne rinviata più volte e in ogni caso mal digerita dal Governo regionale retto da Nello Musumeci che, invece, avrebbe preferito dare ai cittadini la possibilità di scegliere direttamente gli amministratori.

Il progetto però è rimasto sepolto dalla confusione di norme varate durante la precedente legislatura, con il governo di Rosario Crocetta: prima l’abolizione delle Province con la legge 8/2014, poi le disposizioni per Città Metropolitane e Liberi Consorzi comunali con la legge 15/2015 e infine la legge 17/2017, che prevedeva l’elezione diretta ma è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale perché in contrasto con la normativa nazionale. Così al governo Musumeci non è rimasto che colmare il vuoto legislativo con la legge 23/2018 che ha stabilito le consultazioni di secondo livello.

All’appuntamento di aprile 2020, intanto, le Città Metropolitane e i Liberi Consorzi si presenteranno come fotografie sbiadite dalle riforme di questi ultimi anni, che hanno prodotto soltanto scatole vuote (anche se costose, visto che le spese per gli apparati si sono mantenute intorno ai 400 milioni di euro l’anno). In ogni caso, le ex Province si trovano quasi tutte in pre-dissesto (Siracusa è già in default) e nell’impossibilità di chiudere i bilanci.

Tra le criticità anche il prelievo forzoso da parte dello Stato che ha sottratto agli Enti intermedi risorse fondamentali per garantire ai cittadini i servizi minimi: basti pensare alle enormi difficoltà per garantire standard minimi di sicurezza nelle scuole di competenza o assicurare la manutenzione delle strade provinciali siciliane.

Altro capitolo, come già accennato in precedenza, è quello dei costi per l’apparato e il personale. Nel triennio 2015-2017 la Sicilia, pur registrando un decremento degli stessi, ha fatto segnare un modesto meno 13,14 per cento, come si evince nella relazione della Corte dei Conti del 2019 sulla spesa per il personale degli Enti territoriali (vedi Quotidiano di Sicilia del 30/10/2019).

In tempi più recenti, ad agosto, come annunciato dall’assessore alle Autonomie locali, Bernardette Grasso, è comunque arrivata una boccata d’ossigeno per le ex Province: risorse pari a 100 milioni di euro sono stata trasferite nell’ambito dell’accordo integrativo Regione-Stato firmato a maggio. Inoltre, sempre nel 2019, con la Legge di stabilità, sono stati trasferiti 102 milioni di euro a Città Metropolitane e Liberi Consorzi.

Definito il quadro della situazione, è evidentemente indispensabile tentare di normalizzare una situazione piombata nel caos da oltre cinque anni. Occorre finalmente chiudere il capitolo commissariamenti – aperto ormai sette anni fa – e avviare una nuova fase, che si spera possa dare una vita diversa agli Enti intermedi e fornire in questo modo ai cittadini i servizi di cui hanno bisogno.


Intervista ad Alessandro Aricò, capogruppo all’Ars di DiventeràBellissima

alessandro-arico

PALERMO – Dotare le ex Province degli strumenti necessari per tornare al servizio del territorio, dopo le elezioni che chiuderanno anni di commissariamenti. È questo il primo passo da compiere per il capogruppo di DiventeràBellissima all’Ars, Alessandro Aricò.

“Noi di DiventeràBellissima – sostiene – abbiamo sempre sostenuto che l’abolizione delle Province voluta dal governo Crocetta fosse una pessima scelta. La demagogia in quel caso purtroppo ha prevalso sulla buona amministrazione. Le conseguenze di quella decisione scellerata sono sotto gli occhi di tutti i siciliani, a partire dalle disastrose condizioni delle strade provinciali, per anni private della necessaria manutenzione”.

“Dopo anni di commissariamento – aggiunge – con contraccolpi negativi anche per il settore della scuola e per gli stessi dipendenti, l’obiettivo è quello di ridare alle ex Province gli strumenti gestionali ed economici indispensabili affinché ritornino ad assolvere al proprio importante ruolo. La fine della gestione commissariale certamente sarà un risultato positivo, tuttavia invece che ricorrere a elezioni di secondo grado a nostro giudizio era giusto ridare la parola direttamente agli elettori”.

Per il presidente dei deputati del gruppo DiventeràBellissima a Palazzo Reale “gli Enti intermedi in seguito alle decisioni legislative degli scorsi anni sono rimasti scatole vuote, appunto prive di competenze e con enormi criticità economico-finanziarie. Abolire le Province senza avere creato un’alternativa funzionante ha portato al disastro che è sotto gli occhi di tutti”.

In questo quadro, Aricò ha voluto sottolineare l’intervento del Governo regionale per fermare la crisi finanziaria degli Enti intermedi: “Il prelievo forzoso dello Stato – evidenzia – per anni ha prodotto effetti nefasti sui bilanci delle ex Province. Con il governo Musumeci abbiamo, sin dall’inizio, giustamente preteso che questa situazione penalizzante per la Sicilia fosse superata e ciò ha prodotto come risultato risorse aggiuntive rispetto a quelle già erogate dalla Regione e deroghe normative per consentire l’approvazione degli strumenti contabili. Inoltre, il Collegato alla precedente Finanziaria regionale ha previsto ulteriori sostegni economici per la manutenzione di strade e scuole”.


La posizione del capogruppo alla Regione dell’M5s, Giorgio Pasqua

Giorgio Pasqua

PALERMO – Risolvere la questione finanziaria, riorganizzare l’amministrazione e avere certezza sulle competenze. Sono questi gli obiettivi prioritari che si devono intestare le ex Province, all’indomani delle elezioni, per il capogruppo del Movimento 5 stelle all’Ars, Giorgio Pasqua.

“Innanzitutto – spiega – devono raggiungere un obiettivo ‘esterno’, vale a dire la sistemazione della situazione finanziaria, che grazie al Governo nazionale, con la riduzione del prelievo forzoso, si dovrebbe raggiungere nel giro di uno o due anni”.

“Altro obiettivo – aggiunge il presidente dei parlamentari pentastellati a Palazzo dei normanni – consiste nel riprendere in mano tutte quelle situazioni che anni di forzato abbandono hanno incancrenito: la sistemazione di scuole e strade, preceduta dalla riorganizzazione degli uffici e delle competenze”.

Le riforme incompiute degli ultimi anni, come confermato dal capogruppo pentastellato, hanno dunque svuotato gli Enti di forza economica e obiettivi, pur in presenza di un personale pienamente operativo. “Organici sottodimensionati – sostiene – e demotivati dalle continue mancanze di risorse e quindi degli stipendi, competenze incerte e non definite, sono i fattori che più di tutti hanno inciso sullo sfacelo che rappresentano i Liberi Consorzi”.

“A oggi – conclude Pasqua – siamo di fronte a situazioni limite, con solai e controsoffitti che cadono sulle teste degli studenti, strade provinciali sempre più dissestate e insicure, che permettono di affermare che i servizi dovuti dai Liberi consorzi ai cittadini non sono garantiti”.

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