Nuovi studi sulla Valle dei Templi e sul giardino della Kolymbethra - QdS

Nuovi studi sulla Valle dei Templi e sul giardino della Kolymbethra

Pietro Vultaggio

Nuovi studi sulla Valle dei Templi e sul giardino della Kolymbethra

venerdì 07 Giugno 2019

Un progetto ambizioso per la riscoperta di un’opera conosciuta tramite le opere letterarie. Iniziativa sostenuta dal Fondo per l’ambiente italiano con l’Università di Catania

AGRIGENTO – La Valle dei Templi cela ancora dei segreti. Il giardino della Kolymbethra (termine greco che indica un tipo di piscina utilizzata in età romana per giochi acquatici) sembrerebbe appartenere a un più ampio e complesso sistema idrico. Quindi, non solo una grande vasca con pesci e uccelli a servizio di lussureggianti giardini, ma un vero e proprio sistema di distribuzione dell’acqua per tutta la città attraverso importanti interventi idraulici.

Gli studi dell’archeologo Giovanni Luca Furcas, insieme alle colleghe Maria Serena Rizzo e Valentina Caminneci, hanno permesso di iniziare a gettare nuova luce sulla più grande e meno conosciuta delle opere civili di Akragas, di cui abbiamo soltanto la celebre descrizione di Diodoro Siculo. A finanziare una prima fase di ricerca sarà il Fai, che gestisce il giardino ormai da anni e che, da un anno e mezzo circa, sta guardando con maggior attenzione al valore archeologico della zona.

L’interessamento ebbe inizio durante i lavori di pulizia di una zona umida. Da lì partì la caccia ai fondi, che ha portato all’avvio di questa piccola, ma importante, campagna di ricerca che sarà condotta dallo stesso Fondo per l’ambiente italiano, in particolar modo da Daniela Bruno, responsabile della valorizzazione culturale, insieme all’Università di Catania.

Le attività di studio, che partiranno già in autunno, inizieranno con una ricognizione dei luoghi e delle evidenze archeologiche con una trasposizione su carta, in modo da avere un’idea d’insieme e da lì si partirà per capire anche come la Kolymbethra dialoghi con la Valle dei Templi. Un progetto ambizioso che si basa sulla scoperta di un’opera conosciuta, fino a oggi, attraverso fonti letterarie, in cui si fa riferimento a una grande piscina.

Adesso bisogna vedere se la leggenda corrisponde a una realtà archeologica. Una cosa è certa, gli scavi porteranno nuova attenzione nazionale ed internazionale ad un patrimonio siciliano e ad una conseguente crescita del turismo. La Sicilia è un marchio che va valorizzato tramite il suo cibo, la sua storia e i suoi luoghi unici al mondo.

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