Debiti Pa, la Corte europea di Giustizia condanna l'Italia per i ritardi nei pagamenti - QdS

Debiti Pa, la Corte europea di Giustizia condanna l’Italia per i ritardi nei pagamenti

Gabriele DAmico

Debiti Pa, la Corte europea di Giustizia condanna l’Italia per i ritardi nei pagamenti

martedì 28 Gennaio 2020

Violata la direttiva 7/2011 che impone tempi precisi non oltre i trenta giorni (prorogabili sino a sessanta nel caso dei debiti sanitari). In Basilicata le imprese attendono in media 103 giorni per il saldo delle fatture. Confartigianato: "Denunciamo il problema dal 2013"

ROMA – La Corte europea di Giustizia punta i suoi riflettori sulla Pubblica amministrazione italiana. è di ieri, infatti, la condanna, contenuta nella sentenza C-122/18, nei confronti del Belpaese che, sulla base di dati aggiornati all’aprile 2017, non avrebbe assicurato il rispetto della direttiva Ue 7/2011.

Tale direttiva impone a tutti gli Stati membri di far rispettare alle loro Pubbliche amministrazioni delle precise scadenze di pagamento nelle transazioni commerciali con le imprese private. In particolare, i termini di pagamento dei debiti non devono superare i trenta giorni (prorogabili sino a sessanta nel caso dei debiti sanitari). Tempi ampiamente sforati dalle Pa italiane, che in alcuni casi, secondo i dati del ministero dell’Economia aggiornati al 2018, fanno aspettare le imprese private fino a 103 giorni (come accade in media in Basilicata) prima di saldare le fatture.

La sentenza della Corte europea di giustizia nasce dal ricorso per inadempimento, effettuato dalla Commissione Ue contro l’Italia, dopo che diversi operatori economici e associazioni avevano denunciato i tempi eccessivamente lunghi con cui “sistematicamente” le Pa saldavano le proprie fatture. Per cercare di discolparsi dalle accuse, l’Italia ha sostenuto che la direttiva non impone agli Stati membri di garantire l’effettiva osservanza, in qualsiasi circostanza, dei termini di pagamento da parte delle Pa. Inoltre, le Pubbliche amministrazioni non potrebbero far sorgere la responsabilità dello Stato membro quando agiscono nell’ambito di una transazione commerciale al di fuori delle loro prerogative, in quanto detentrici dei pubblici poteri. Queste argomentazioni sono state respinte drasticamente dalla Corte di giustizia, la quale ha dichiarato che una simile interpretazione finirebbe con il privare di effetto utile la direttiva Ue 7/2011. Respinta anche la richiesta dell’Italia di tenere in considerazione la diminuzione dei tempi di pagamento delle Pa degli ultimi anni, in quanto, la Corte ha rilevato che l’inadempimento deve essere valutato in relazione alla situazione che si presentava alla scadenza del termine stabilito nel “parere motivato” della Commissione europea, risalente al 16 aprile 2017.

I ritardi nei pagamenti delle Pubbliche amministrazioni producono effetti devastanti per le imprese, soprattutto per quelle che operano nel campo delle costruzioni. Infatti, nonostante i leggeri miglioramenti degli ultimi anni, i ritardi medi nel settore edilizio superano ancora i quattro mesi e mezzo, per un totale di sei miliardi di euro di arretrati. “Una situazione inaccettabile – ha dichiarato il presidente dell’Ance, Gabriele Buia – soprattutto a fronte della grave crisi che ha investito in questi anni il settore e che ancora comporta una forte restrizione di liquidità a danno delle imprese e quindi dell’intera economia. Per questo come Ance siamo stati i primi a denunciare in sede europea questo mal costume italiano e a chiedere un intervento concreto”.

Anche secondo Confartigianato la situazione italiana è drastica. Secondo l’associazione di categoria, per il peso dei debiti commerciali della Pa verso le imprese private, l’Italia deteniene il record negativo in Europa, con una quota pari al 3% del Pil, il doppio rispetto all’1,6% della media dei Paesi Ue. “è dal 2013, anno di entrata in vigore in Italia della norma di recepimento della direttiva europea del 2011 – ha dichiarato il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti – che Confartigianato denuncia il problema e propone la compensazione diretta e universale tra i debiti e i crediti degli imprenditori verso la Pa quale soluzione concreta ed efficace per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Ora il Governo italiano è costretto a fare sotto procedura di infrazione europea ciò che non ha fatto di propria iniziativa in questi anni”.

Gabriele D’Amico

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