Paola Greco, dal teatro ai pennelli con la mostra "Tratti" - QdS

Paola Greco, dal teatro ai pennelli con la mostra “Tratti”

redazione

Paola Greco, dal teatro ai pennelli con la mostra “Tratti”

giovedì 18 Aprile 2019

La regista, dopo aver raccolto il testimone del padre Nando, fondatore del Teatro Club, sperimenta adesso con "Tratti" quel linguaggio della pittura che fu della madre Lea, in una "rinascita spirituale che comunica passioni e turbamenti"

Frammenti e immagini in continuo movimento, l’urgenza narrativa di un’autentica artista del gesto e della parola che, dopo una lunga esperienza teatrale, si cimenta con un nuovo e altrettanto potente linguaggio espressivo, quello della pittura.

S’intitola “Tratti” la prima personale di Paola Greco – regista, attrice e acting coach impegnata da decenni tra Catania e Parigi – in programma a Catania negli spazi di Open, in via Porta di Ferro, nello storico quartiere della Civita.
La mostra, che raccoglie una ventina di opere, è a cura della storica dell’arte Aurelia Nicolosi che, riferendosi ad alcuni ritratti della Greco dedicati a personalità del mondo del teatro, spiega: “Grotowski, Pirandello e Beckett, in particolare, diventano modelli e fonte d’ispirazione per una esigenza creativa che non abbraccia solamente la performance ma anche un aspetto più intimo e poco manifesto, qual è la pittura. I colori, la tela, la linea, il disegno, aprono un capitolo nuovo dell’esistenza, un punto di partenza per una rinascita spirituale che esprime l’urgenza di comunicare passioni e turbamenti, molto spesso celati o abbandonati dentro l’animo (…) i dipinti, senza replicare specifiche tecniche accademiche o particolari correnti stilistiche, raffigurano, infatti, con spontaneità e immediatezza, visioni poetiche e icastiche di una realtà in continua trasformazione, tra turbamento ed estasi”.

Nella raccolta di acrilici su tela di “Tratti” di Paola Greco, accanto a volti celebri, figurano anche uomini e donne colti in istanti di vibrante intensità: l’abbraccio di due amanti, la coreografia dei danzatori, una tenera coppia di anziani che si sorregge a vicenda (“La Passeggiata”), un contrabbassista abbracciato al suo strumento. “Pittura antropocentrica”. Così la codifica Andreas Georgiadis, artista di origine greca che, per questa nuova fase creativa di Paola Greco, tratteggia con grande acume quel suo spirito di inesauribile sperimentatrice del teatro e dell’animazione. E scrive: “Paola Greco ama dipingere l’Uomo – dice Georgiadis – esploratrice persistente dell’avventura umana, l’artista prova a raccontarla con interesse inesauribile, osservazione, e, soprattutto, con comprensione. Penetra attraverso una fessura dell’animo umano – lo sguardo – e cerca di capirlo, interpretarlo, e lo fa con grande risultato”.

La mostra rimarrà aperta dal 13 aprile al 2 giugno.

Paola Greco, dunque, è tornata a vivere a Catania dove per 13 anni ha diretto il Teatro Club, fondato nel 1965 dal padre, l’indimenticabile Nando Greco.

Di questa sua nuova e impellente esperienza espressiva pittorica – fatta di rituali quotidiani, spesso consumati in solitudine – Paola coglie la bellezza di certi istanti in cui il suo spirito energico, da sempre alla ricerca di novità e innovazione nell’universo eclettico del teatro, si sofferma a guardarsi dentro, a cogliere e selezionare memorie: l’eredità spirituale del padre Nando, nel solco del quale ha proseguito per quindici anni l’attività sperimentale del Teatro Club, e della madre Lea, pittrice di professione.

“Curiosamente – confessa Paola Greco – ho cominciato a dipingere regolarmente quando ha smesso mia madre, anziana e ammalata, ma da sempre con i pennelli in mano: scena abituale in casa, da ragazzi. Ancora adesso, dopo l’esperienza di Parigi, dipingo al mattino presto, quando il sole è ancora basso e la città non strepita. Dipingo nel silenzio della casa, nascosta fra i tetti della città antica e attraversata dall’inebriante profumo di caffè. E sono istanti di pura felicità in cui abbraccio il mio passato e le emozioni di una vita sul palcoscenico: emozioni che sento di voler ancora condividere col pubblico, stavolta nel linguaggio della pittura”.

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