Parità di genere, la Pubblica amministrazione adegui linguaggio - QdS

Parità di genere, la Pubblica amministrazione adegui linguaggio

Andrea Carlino

Parità di genere, la Pubblica amministrazione adegui linguaggio

giovedì 01 Agosto 2019

Il ministro Bongiorno ha emanato un’apposita direttiva (la n. 2 del 27 giugno scorso). Promosse azioni di sensibilizzazione e formazione di tutta la dirigenza sulle pari opportunità

ROMA – Cari dirigenti della pubblica amministrazione, fate attenzione al linguaggio che utilizzate nelle circolari. Infatti il ministro della Pa, Giulia Bongiorno ha emanato una direttiva (la n.2 del 27 giugno scorso) che dovrebbe indurre gli uffici pubblici a cambiare il lessico utilizzato nelle circolari e in ogni altra forma di comunicazione istituzionale.

Nel documento di parla di “azioni di sensibilizzazione e formazione di tutta la dirigenza sulle tematiche delle pari opportunità, sulla prevenzione e contrasto di ogni forma di discriminazione”. Viene inoltre sollecitata la produzione di “statistiche sul personale ripartite per genere”, la quale non potrà limitarsi ad “alcune voci” ma dovrà “contemplare tutte le variabili considerate (comprese quelle relative ai trattamenti economici e al tempo di permanenza nelle varie posizioni professionali)”. Non solo: promozione di stili di comportamento rispettosi del principio di parità di trattamento e la diffusione della conoscenza della normativa in materia di pari opportunità, congedi parentali e contrasto alla violenza.

La nuova direttiva, con la firma anche del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora, è nata con l’esplicito obiettivo di sostituire la direttiva 23 maggio 2007 “Misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche” e aggiornare alcune linee guida sulle modalità di funzionamento dei Cug (Comitati Unici di Garanzia).

Nei documenti ufficiali (relazioni, circolari, decreti, regolamenti, ecc.), dunque, si dovranno usare termini non discriminatori. Meglio quindi l’uso di sostantivi o nomi collettivi che includano entrambi i generi: persone, per esempio, e non “uomini” o “donne”. Scrivendo agli studenti, ad esempio, sarà opportuno usare la formula “alle studentesse e agli studenti”, mentre sarà meglio evitare di scrivere “ai collaboratori scolastici” (la formula più adeguata potrebbe essere “al personale Ata con funzioni di collaboratore scolastico”). Le amministrazioni pubbliche devono prevedere moduli formativi obbligatori sul contrasto alla violenza di genere in tutti i corsi di gestione del personale organizzati. Le amministrazioni dovranno promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro adottando apposite “carte della conciliazione” attraverso la valorizzazione delle politiche territoriali, anche tramite la costituzione di reti di conciliazione tra la pubblica amministrazione e i servizi presenti sul territorio. Spazio anche all’istituzione e all’organizzazione, attraverso accordi con altre amministrazioni, di servizi di supporto alla genitorialità, aperti durante i periodi di chiusura scolastica.

Le amministrazioni saranno tenute ad adottare tutte le iniziative necessarie all’attuazione della direttiva ed ogni anno, entro il 1 marzo bisognerà inviare ai comitati unici di garanzia l’analisi quantitativa del personale suddiviso per genere e appartenenze alle aree funzionali e alla dirigenza, distinta per fascia dirigenziale di appartenenza e per tipologia di incarico; indicazione aggregata per genere delle retribuzioni medie, indicazioni dei risultati raggiunti con le azioni positive intraprese al fine di prevenire e rimuovere ogni forma di discriminazione e, infine, il bilancio di genere dell’amministrazione.

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