Partite Iva, otto su dieci a casa senza stipendio. In Sicilia la crisi ne ha già cancellate 3.800 in 10 anni - QdS

Partite Iva, otto su dieci a casa senza stipendio. In Sicilia la crisi ne ha già cancellate 3.800 in 10 anni

redazione

Partite Iva, otto su dieci a casa senza stipendio. In Sicilia la crisi ne ha già cancellate 3.800 in 10 anni

venerdì 13 Marzo 2020

La ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, anticipa alcune delle misure contenute nel nuovo pacchetto per l’emergenza Coronavirus che il governo dovrebbe varare oggi. Previsto un indennizzo d'emergenza da cinquecento euro. Sul tavolo anche ipotesi innalzamento soglia flat tax a centomila euro

di Serena Grasso e Patrizia Penna

Subito sospensione della scadenza del 16 marzo di Iva, contributi e tributi vari. Niente tributi, scadenze, cartelle, adempimenti finché non è finita l’emergenza Coronavirus. Lo abbiamo già chiesto al Governo, lo ripeteremo con determinazione oggi al tavolo tecnico con il ministro Gualtieri”. Lo ha chiesto a gran voce su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Non a torto, dal momento che tra i lavoratori più esposti alla crisi legata al Coronavirus ci sono indubbiamente le partite Iva.
“Per questi lavoratori sarà necessaria una iniezione vigorosa di adrenalina per recuperare quanto perso nei mesi dell’emergenza”. questo il commento del senatore Gabriele Lanzi (M5S) analizzando i dati forniti dal Coordinamento Libere Associazioni Professionali.

Otto lavoratori su dieci sono a casa senza stipendio, secondo quanto comunicato dal Colap, “per questo non basteranno mancette per recuperare il tempo perso”. Più nello specifico, secondo quanto riferito anche da Paolo Zabeo, responsabile ufficio studi della Cgia di Mestre, ci sarebbero circa cinque milioni di persone oggi in grande difficoltà.

La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, intanto ha anticipato alcune misure contenute nel nuovo pacchetto per l’emergenza Coronavirus che il governo dovrebbe varare oggi.
“Per le partite Iva e gli autonomi – ha spiegato – ci sarà un indennizzo di emergenza mentre per i professionisti iscritti alle Casse si sta dando la possibilità di attivare interventi dalle Casse stesse”.
Catalfo ha precisato che l’indennizzo per autonomi e partite Iva sarà “intorno ai 5-600 euro”.
Misure, queste, che potrebbero non bastare.

Un’altra ipotesi sul tavolo è quella di alzare la soglia della Flat Tax a centomila euro cui, sempre secondo Lanzi dovrebbe accompagnarsi anche l’innalzamento del tetto dei contratti subordinati per chi ha contestualmente una Partita Iva in regime forfettario. “Abbassarlo a trentamila euro è stato un errore; perseverare e non accogliere la richiesta sarebbe incomprensibile. Il Governo sta mostrando grande capacità di ascolto, sono convinto che lo farà anche nei riguardi dei professionisti”, conclude Lanzi.

Partite Iva in Sicilia, quanto è dura la vita

Un continuo rincorrersi di aperture e chiusure: le partite Iva siciliane aperte nell’ultimo decennio non riescono a superare quelle che, invece, sono state costrette a chiudere, ma nemmeno ad eguagliarne lontanamente il numero. È così che, secondo i dati elaborati da Unioncamere Sicilia, l’ultimo decennio si è chiuso con un saldo negativo pari a -3.792: nel dettaglio, tra il 2010 e il 2019 nell’Isola sono state aperte 280.143 partite Iva, a fronte di ben 283.935 chiusure.

Un andamento non particolarmente positivo è ben visibile anche in regioni di eccellenza settentrionali. In Lombardia, ad esempio, nel decennio in considerazione sono andate perse più di 3.200 partite Iva (per la precisione, si tratta di 3.221): infatti, alle 593.305 nuove aperture si sono contrapposte le 596.526 chiusure. Anche se numericamente il saldo negativo è abbastanza simile in Sicilia e Lombardia, dobbiamo ad ogni modo tenere in considerazione il fatto che il numero di partite Iva aperte nella regione lombarda è pressoché doppio rispetto a quello dell’Isola, quindi di conseguenza l’incidenza di partite Iva “perse” ha un impatto meno forte sul tessuto economico.

Lo stesso ritornello, anzi ancor più accentuato si rileva in altre regioni del ricco Nord come Veneto (-22.725, determinato da 283.515 aperture nel decennio oggetto di analisi e 306.240 chiusure), Emilia Romagna (-23.254, dovute a 276.733 iscrizioni e 299.987 cessazioni) e Piemonte (-39.289, date da 274.841 aperture contro le 314.130 chiusure).

D’altra parte, però, si evince un andamento nettamente opposto in regioni del Centro, come il Lazio: infatti, in questa regione, in dieci anni il numero di partite Iva aperte è aumentato di ben 69.799 unità (alle 342.106 cessazioni, si sono contrapposte complessivamente ben 411.905 iscrizioni).
Stessa cosa è inaspettatamente accaduta anche in regioni meridionali come Campania (+47.485) e Calabria (+7.502): nel dettaglio, in queste due regioni il numero complessivo di iscrizioni è stato rispettivamente pari a 374.067 e 110.386, mentre quello di cessazioni in ordine si è attestato su quota 326.582 e 102.884.

Ad ogni modo, dobbiamo precisare che in Sicilia buona parte del saldo negativo è attribuibile agli anni compresi tra il 2010 e il 2015.
L’anno nero per eccellenza è stato il 2011, che ha determinato una perdita pari a 4.440 unità (conseguenza delle 34.393 chiusure, non adeguatamente controbilanciate dalle 29.953 aperture).

Mentre a partire dal 2016 il numero di nuove aperture comincia a superare quello delle chiusure: infatti, proprio nel 2016 tale saldo è stato pari a +829 (a fare da contraltare alle 25.658 cessazioni ci sono state le 26.487 nuove iscrizioni). Nel 2017 è stato registrato il picco più alto, con un saldo positivo pari a 6.490 nuove partite Iva aperte (28.253 nuove iscrizioni, contro le 21.763 cessazioni). Se, invece, consideriamo esclusivamente l’anno con il numero più alto di nuove aperture ci dobbiamo riallacciare al 2010 (29.294), record non ancora replicato.

Lo scorso anno, il numero di nuove partite Iva aperte in Sicilia di 25.655, a fronte di 22.736 cessazioni, determinando un saldo positivo pari a 2.919 unità. Complessivamente, il numero di imprese registrate in Sicilia al 2019 è pari a 467.750 unità (dato leggermente superiore rispetto alle 467.652 partite Iva attive nell’Isola nel 2010), ovvero il 7,7% di quelle complessivamente attive in Italia. In Lombardia si rileva il numero maggiormente elevato di partite Iva attive, pari a 954.672 corrispondenti a circa un sesto del totale Italia.

Istat, pressione fiscale sale al 42,4%
Secondo l’Istat, nel 2019 la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata pari al 42,4 %, in aumento rispetto all’anno precedente.
Le entrate correnti hanno registrato una crescita del 2,8%, attestandosi al 46,9 % del Pil. In particolare, le imposte dirette sono risultate in aumento del 3,4%, in virtù della crescita dell’Irpef, dell’Ires e delle imposte sostitutive.
Anche le imposte indirette hanno registrato un aumento (+1,4%), per effetto principalmente della crescita del gettito Iva e dell’imposta sul Lotto e le lotterie.

Pace, Unioncamere: “Know how imprese si scontra con carenze strutturali e inefficienza della Pa”

Nel periodo 2010-2019 in Sicilia saldo negativo di 3.792. Quale lettura può darci di questo dato?
“L’ultimo decennio ha messo a dura prova il sistema economico mondiale, perché colpito da una crisi sistemica, che non ha risparmiato nessun settore, il quadro che emerge per la regione Sicilia è moderatamente negativo, infatti le imprese registrate nel 2010 sono state 467mila, riconfermate nel 2019.Un periodo di importante flessione negativa delle imprese registrate emerge nel triennio 2014-2016, che si trasforma in un netto recupero nell’ultimo triennio, anche se con un saldo totale negativo di -3.792 riferito agli ultimi dieci anni analizzati. Infine, con riguardo all’economia della regione Sicilia possiamo sottolineare che il fattore positivo, consiste nel fatto che non si è mai persa la voglia di fare impresa, anche se gravata da un sistema di tassazione superiore alla media, e una burocrazia intralciante”.

Nuove regole più stringenti per l’accesso al regime forfettario. Cosa ne pensa?
“Sicuramente la nuova legge di bilancio, in vigore dal 1° gennaio 2020 non sta incentivando le piccole e medie imprese, in quanto sono stati reintrodotti diversi limiti di ingresso: sono esclusi dal nuovo regime agevolato i titolari di redditi da lavoro dipendente per l’anno precedente superiore a 30.000 euro ed i titolari di partita Iva che sostengono spese per compensi ai collaboratori di importo superiore a 20.000 euro. La flat tax fino a 65.000€ rimane invariata, quindi confermata, con aliquota del 15% e l’imposta sostitutiva ridotta al 5% per le start-up, per i primi cinque anni di attività. Abolita, invece, la flat tax del 20% per le partite Iva con ricavi o compensi da 65.001 a 100.000 euro”.

Quale è oggi lo stato di salute delle imprese siciliane?
L’economia della regione Sicilia non naviga sicuramente nell’oro – come d’altronde quella nazionale – confermata da un Pil in netto calo, ma ciò non ha fermato l’apertura di nuove imprese, generando un saldo positivo di +3.618 nell’anno precedente. Nel 2019 hanno chiuso i battenti 22 mila imprese, ma ne sono nate 25.655, con un tasso di crescita dello 0,78 per cento nel 2019. Ciò significa che l’economia procede a passi lenti ma positivi, a trainare la crescita sono sempre con maggiore insistenza le società di capitali. I settori principali rimangono sempre commercio, agricoltura e costruzioni. L’export si conferma irrobustito con 6,9 miliardi di fatturato fino a settembre del 2019. Infine, possiamo confermare che la Sicilia è una regione con tante potenzialità, ossia risorse, assai poco sfruttate, con un patrimonio naturalistico e culturale unico al mondo. Il know how delle pmi Siciliane si scontrano con carenze strutturali e di conseguenza problemi logistici, inefficienze dei soggetti pubblici, che sicuramente non favoriscono la crescita e neanche il miglioramento dello stato di salute delle imprese dell’isola.

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