Pensioni, per 4 siciliani su 10 meno di mille euro - QdS

Pensioni, per 4 siciliani su 10 meno di mille euro

Serena Giovanna Grasso

Pensioni, per 4 siciliani su 10 meno di mille euro

mercoledì 17 Luglio 2019

Inps: a livello nazionale l’incidenza di pensioni “povere” è pari al 30% circa, scende al 20% nelle regioni settentrionali. Quasi il 10% delle richieste di pensionamento con Quota 100 proviene dall’Isola (14.526 su 154.095)

PALERMO – Circa il 40% dei siciliani percepisce una pensione di importo inferiore ai mille euro al mese. Secondo i dati contenuti all’interno del diciottesimo rapporto annuale dell’Istituto nazionale di previdenza sociale presentato qualche giorno fa, nella nostra regione si osserva una delle incidenze maggiormente elevate su scala nazionale, lontano dal 30% circa osservato a livello nazionale per lo stesso parametro.

Basti pensare che circa un siciliano su dieci percepisce mensilmente un reddito pensionistico pari ad appena 329,8 euro ed un altro 10% solo 586,12 euro. In tutte le regioni settentrionali, incidenza delle pensioni “povere” scende di parecchio: infatti, in questa circoscrizione geografica sono circa due pensionati su dieci a percepire un importo inferiore ai mille euro mensili. Mentre un andamento analogo a quello siciliano si osserva in tutte le regioni meridionali.

Relativamente alle pensioni “Quota 100”, nei primi sei mesi dell’anno in corso in Sicilia sono pervenute 14.526 domande, ovvero il 9,4% del totale nazionale (154.095), 8.560 attribuibili alla gestione privata, le restanti 5.966 alla gestione pubblica. Sempre nella nostra regione, l’importo medio mensile risulta molto più contenuto rispetto a quello nazionale: infatti, relativamente al comparto privato si parla di 1.562 euro (1.863,11 euro in Italia), mentre in ambito pubblico gli importi ammontano rispettivamente a 2.076,47 euro e 2.177,07 euro. Gli importi maggiormente elevati vengono corrisposti nella Valle d’Aosta (3.140 euro nel pubblico) e nel Trentino Alto Adige (1.924 euro nel privato e 2.636 euro nel pubblico).

Il pensionamento con Quota 100, introdotto in via sperimentale per il triennio 2019 – 2021, consente a tutti gli assicurati Inps, senza che siano previste segmentazioni in ragione di situazioni di disagio occupazionale o economico, l’anticipo rispetto al pensionamento ordinario se si hanno almeno 62 anni di età ed almeno 38 anni di contributi. Limiti che possono essere maturati nel corso di carriere frammentate anche cumulando i contributi versati in diverse gestioni previdenziali Inps.

Sono previste finestre per l’uscita effettiva: dal primo aprile per i lavoratori del settore privato che hanno raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 2018 (1 luglio 2019 se pubblici); per chi li matura dopo questa data, la decorrenza è posticipata di tre mesi (sei se dipendenti pubblici) rispetto al raggiungimento dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva.

“Sulla base del trend dei primi sei mesi di applicazione – ha dichiarato Pasquale Tridico, commissario dell’Inps – alla fine dell’anno il numero atteso delle pensioni in pagamento sarà pari a circa 205.000, per una spesa complessiva annua pari a 3,6 miliardi. Si tratta di un numero di beneficiari inferiore del 29% a quello che era stato stimato (290.000 per il 2019)”.

Infine, sono state 4.141 le domande di pensionamento anticipato, senza adeguamento alla speranza di vita, provenienti dalla Sicilia, il 5,6% del totale nazionale (72.893). In questo caso, l’importo medio mensile appare superiore alla media nazionale ed è pari a 2.317,13 euro (2.167,46 euro in Italia). Questa tipologia si riferisce al blocco dell’aumento dell’età pensionabile previsto dal decreto Legge numero 4/2019, senza il quale vi sarebbe stato un aumento di cinque mesi dell’età pensionabile nel caso di accesso alla pensione anticipata.

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