Sicilia, reddito di cittadinanza e disinteresse a cercare lavoro - QdS

Sicilia, reddito di cittadinanza e disinteresse a cercare lavoro

Michele Giuliano

Sicilia, reddito di cittadinanza e disinteresse a cercare lavoro

venerdì 17 Gennaio 2020

Circolare del dirigente generale del dipartimento Lavoro della Regione: “Numerose le segnalazioni dei sindaci”. Cpi chiamati a monitorare il fenomeno. Il rifiuto potrà incidere sulla conservazione del beneficio

PALERMO – I percettori del reddito di cittadinanza non sembrano interessati alle politiche attive per la ricerca di un lavoro. Un piccolo impegno che sembra essere troppo oneroso per molti che, evidentemente, vivono il supporto economico come un sussidio da sfruttare senza aspirazioni lavorative per il futuro.

È ciò che emerge da una circolare emessa dall’assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro. Il documento rileva come, a seguito di numerose comunicazioni pervenute dai sindaci di molti Comuni e operatori privati accreditati alla erogazione di servizi per il lavoro nonché da quanto risulta agli atti di ufficio, sia evidente la continua rinuncia a percorsi di politica attiva, per i quali la Regione spende risorse nazionali, regionali e comunitarie, da parte di soggetti beneficiari effettivi o potenziali del reddito di cittadinanza.

Un meccanismo contorto, che va in qualche modo interrotto. E la dirigente generale del dipartimento regionale del Lavoro Francesca Garoffolo chiarisce che “essendo la fruizione del beneficio economico del RdC strettamente connessa alla partecipazione a qualsiasi percorso di politica attiva venga messo a disposizione dall’amministrazione anche regionale, è indubbio che il rifiuto opposto a quanto offerto non possa non incidere negativamente sulla conservazione del beneficio, risultando leso il principio della condizionalità”.

I centri per l’impiego hanno già avuto ampie disposizioni circa l’annotazione del rifiuto, per i conseguenti provvedimenti da parte degli Enti e delle Amministrazioni competenti. La circolare invita quindi sia i sindaci che gli operatori privati accreditati a facilitare le attività dei Centri per l’impiego fornendo con celerità ogni indicazione utile alla rilevazione del rifiuto di qualsiasi percorso di politica attiva a valere su risorse pubbliche.

Una realtà triste, visti comunque i numeri piuttosto esigui di effettivi posti di lavoro disponibili. E il reddito di cittadinanza è attivo da aprile. Tutte le regioni si sono impegnate ad avviare le convocazioni dei percettori a partire dal mese di settembre scorso.

L’invito non riguarderà solo l’intestatario del reddito, ma tutti i maggiorenni della famiglia non occupati o che non frequentano un regolare corso di studi. Saranno invece esclusi i beneficiari delle pensioni di cittadinanza o gli over 65, nonché i disabili (per i quali può esserci però un’adesione volontaria finalizzata alla ricerca del lavoro). Esonerati sono anche i componenti della famiglia con impegno di cura per bambini sotto i tre anni o per persone non autosufficienti.

Si tratta di diverse decine di migliaia di nuclei familiari in tutta l’Isola: circa 15 mila in provincia di Messina, mentre nelle province di Trapani, Agrigento e Siracusa si fermano a 10 mila. I numeri scendono, anche in proporzione alla popolazione, in provincia di Caltanissetta, che si ferma a 7 mila richieste accolte, Ragusa, poco più di 5 mila richieste, ed Enna, che sfiora le 4 mila istanze.

Quanto alla cittadinanza del richiedente la prestazione, nel 90% dei casi risulta erogata ad un italiano, nel 6% ad un cittadino extra-comunitario in possesso di un permesso di soggiorno, nel 3% ad un cittadino europeo ed infine nell’1% a familiari dei casi precedenti.

In particolare, su un totale di quasi 800 mila domande accolte in tutta la penisola, ben 139.639 riguardano la Sicilia, per un importo medio di 575 euro mensili, 50 euro in più rispetto alla media nazionale, che si attesta sui 525 euro. Una percentuale importante, che segnala come la popolazione siciliana si trovi in seria difficoltà economica e non riesca a trovare una strada per uscire dalla crisi.

Il Reddito di cittadinanza è una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale: si tratta di un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari finalizzato al reinserimento lavorativo e sociale. Il beneficio assume la denominazione di pensione di cittadinanza se il nucleo familiare è composto esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni.

Al via la fase 2. Lavoro gratis per i Comuni

ROMA – Intanto, entra nel vivo la fase 2 del Reddito di cittadinanza, ossia quella in cui i destinatari del sussidio contro la povertà verranno chiamati a svolgere lavori socialmente utili nel loro comune di residenza. La materia è regolata dal decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 8 gennaio, che fa riferimento al documento del 22 ottobre 2019 firmato dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Nunzia Catalfo.

Nei prossimi giorni i Centri per l’Impiego provvederanno a convocare i percettori del reddito di cittadinanza, esclusi quelli esonerati, con i contribuenti che saranno obbligati a svolgere queste prestazioni di pubblica utilità, ovviamente senza alcuna retribuzione. In caso di mancato rispetto di questa condizione si rischia di perdere il beneficio.

I progetti utili per la collettività, che non devono superare le 8 ore settimanali, vengono svolti in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni. Il percettore del sussidio potrà scegliere se svolgere le 8 ore settimanali in un solo giorno o spalmate su più giornate, ma con l’obbligo di completare le ore previste al mese, con la possibilità di recuperare, entro certi limiti, le ore perse.

Il decreto stabilisce che verranno escluse: le persone con più di 65 anni d’età; le persone occupate, con reddito da lavoro dipendente o autonomo corrispondente ad un’imposta lorda superiore alle detrazioni spettanti ai sensi dell’articolo 13 D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917. (€. 8.145 per lavoro dipendente ed €. 4.800 per lavoro autonomo); le persone frequentanti un regolare corso di studi; i beneficiari della Pensione di cittadinanza; i beneficiari del RdC titolari di pensione diretta o comunque di età pari o superiore a 65 anni; i componenti con disabilità.

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