Piombo, cadmio e nichel: le acque di transizione isolane straripano di metalli - QdS

Piombo, cadmio e nichel: le acque di transizione isolane straripano di metalli

Rosario Battiato

Piombo, cadmio e nichel: le acque di transizione isolane straripano di metalli

mercoledì 24 Luglio 2019

È quanto emerge dal Rapporto di monitoraggio pubblicato dall’Arpa lo scorso giugno. Saltato l’obiettivo che richiedeva di raggiungere lo stato “buono”, il prossimo step sarà nel 2021

PALERMO – C’è ancora tantissimo lavoro da fare per portare le acque di transizione siciliane al livello di quanto prevede la normativa europea. Saltato l’obiettivo del 2015, che richiedeva il raggiungimento dello stato “buono”, adesso la prossima scadenza è prevista per il 2021. Lo rivela il rapporto di monitoraggio pubblicato dall’Arpa alla fine di giugno.

Gli obiettivi Ue
La direttiva quadro europa sulle acque (2000/60/CE) ha stabilito il raggiungimento per tutti i corpi idrici dello stato di qualità “buono” e il mantenimento, se già esistente, dello stato “elevato”. In questo senso gli Stati membri devono attuare le disposizioni previste attraverso tre cicli di programmazione (2009-2015, 2015-2021, 2021-2027) con annesso piano di gestione alla fine di ciascun periodo. La direttiva aveva previsto il raggiungimento dell’obiettivo entro il 2015, con la possibilità di prorogare al 2021 o al 2027.

L’ultimo monitoraggio
Nello studio dell’Agenzia regionale, pubblicato online alla fine di giugno, si presentano le “valutazioni dello stato chimico ed ecologico delle acque monitorate dal 2011 al 2018 da Arpa Sicilia ai fini dell’aggiornamento del quadro conoscitivo sul loro stato di qualità ambientale (ecologico e chimico) per la revisione del Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia (PdG)”.

I Corpi controllati
Il monitoraggio ha riguardato 16 dei 18 corpi idrici di transizione significativi, cioè l’89% del totale di quelli presenti nel piano di gestione, risultandone esclusi soltanto, si legge nella relazione, lo stagnone di Marsala, non a rischio, sul “quale è stato effettuato solo il monitoraggio della fauna ittica”, e il “Lago di Venere, non a rischio, per il quale andrebbe rivalutata l’attribuzione alle acque di transizione, per le sue caratteristiche peculiari”.

I risultati
Senza appello è quanto risulta dal rapporto. Il 100% delle acque di transizione è in stato ecologico non buono e nella maggioranza dei casi (56%) lo “stato inferiore a buono è determinato dal risultato dei macroinvertebrati; nel 38% dei casi dalla fauna ittica, dei quali il 12% ha solo questo elemento in stato non buono. In un solo caso (pari al 6%) il giudizio inferiore al buono dipende solo dagli elementi fisico-chimici e chimici a supporto”. Per quanto riguarda lo stato chimico, l’81% delle acque di transizione è in stato “non buono per concentrazioni di metalli (piombo, cadmio e nichel) e pesticidi superiori ai relativi standard di qualità ambientale (SQA)”.

Cosa sono le acque di transizione
La direttiva comunitaria definisce le acque di transizione come le acque salmastre che si originano dal mescolamento tra le acque costiere e le acque dolci dei fiumi come lagune, stagni costieri, laghi salmastri e zone di delta ed estuario. Andando nel dettaglio, Si trovano in posizioni particolarmente delicate tra mare e terra e quindi sono considerati ecosistemi unici e produttivi e interessati da numerose attività antropiche.

Il piano
Il Piano operativo attività acque superficiali, si legge nel rapporto, comprende le “attività di monitoraggio sui corpi idrici fluviali, sugli invasi e sulle acque di transizione e rientra tra le attività previste dalla ‘Convenzione Arpa-Dar per l’aggiornamento del quadro conoscitivo sullo stato delle qualità delle acque sotterranee, superficiali interne, superficiali marino-costiere ai fini della revisione del Piano di gestione del Distretto Idrografico della Regione Sicilia’”.

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