Prevenzione contro i terremoti, cappotto alla casa forti incentivi - QdS

Prevenzione contro i terremoti, cappotto alla casa forti incentivi

Carlo Alberto Tregua

Prevenzione contro i terremoti, cappotto alla casa forti incentivi

mercoledì 07 Agosto 2019

Com’è noto, il territorio che va da Vibo Valentia a Capo Passero è a forte rischio di terremoti, ma tutti fanno finta di non saperlo.
Il giorno in cui arriverà il “Big one” vi saranno oltre due milioni di morti e migliaia di immobili saranno rasi al suolo. “Big one” significa una scossa superiore a 7.0 della scala Richter. Se paragonate questo livello con quello molto più modesto dello scorso Santo Stefano (4.9), che pure ha fatto molti danni, vi renderete immediatamente conto dell’enorme rischio che incombe sulle nostre teste.
C’è un rimedio? Sicuramente, anche se non sono prevedibili i terremoti, almeno con l’attuale livello della scienza. Però, tutti i cittadini potrebbero fare un’azione di prevenzione, mettendo in sicurezza i propri immobili, piccoli o grandi.
Come fare? Dal punto di vista tecnico, l’innovazione ha sperimentato il cosiddetto “cappotto” antisismico. Si tratta di un’operazione che non prevede l’intrusione negli immobili, cioè si possono eseguire i lavori lasciando all’interno gli abitanti.

Il “cappotto”, applicato all’esterno del fabbricato, per dotarlo di una nuova “pelle” sismo-resistente, è costituito da una lastra sottile in calcestruzzo armato gettato in opera all’interno di due strati di materiale isolante personalizzabile.
Così operando, l’immobile si incatena, per cui, quando dovessero verificarsi movimenti sussultori o ondulatori, esso si muoverebbe come fosse un monoblocco, evitando quello che accade normalmente, cioè che i pilastri si frantumano e i solai, senza più sostegno, vengono giù. Ecco anche perché, in caso di terremoti, viene raccomandato di rifugiarsi sotto le travi.
La ristrutturazione anti-terremoti fa parte del più grande piano di ristrutturazioni che i governi di questi ultimi dieci anni hanno varato. Il piano prevede forti riduzioni fiscali, che arrivano fino all’85%, per spese pro unità immobiliare, entro il limite di 96 mila euro.
Non basta, vi sono forti detrazioni fiscali per le spese di ristrutturazione in materia energetica (fino al 65%), per l’acquisto di elettrodomestici a basso consumo e perfino per la costruzione di giardini pensili fino a euro 5 mila.
Si è posta la questione dell’incapienza del reddito per potere scomputare le detrazioni effettuate in cinque o dieci anni, a seconda della loro categoria, mediante il meccanismo del cosiddetto credito di imposta. Significa che ciascuno può detrarre dal proprio reddito l’annualità relativa alle spese effettuate per le categorie sopraindicate. Vi è, però, il problema della cosiddetta incapienza di reddito, cioè quando il reddito non è capiente a coprire la detrazione.
Alcune norme hanno consentito di trasferire al fornitore il credito di imposta relativo alla detrazione. In pratica, significa che si possono pagare i lavori effettuati non solo con denaro ma anche con il credito di imposta. I crediti si possono cedere con modalità abbastanza semplici, previsti dal provvedimento dell’Agenzia dell’entrate 372 del 19 aprile 2019, che non vi riassumo perché è scritto in burocratese.
La materia è tecnica e non mi dilungo in spiegazioni che potrebbero risultare incomprensibili. Vi sono i professionisti e i Caf per spiegarli meglio nel dettaglio.

Siamo più volte ritornati sull’argomento e continueremo a farlo per sensibilizzare l’opinione pubblica, affinché ciascun cittadino, nel proprio condominio, ponga la questione delle ristrutturazioni antisismiche, eventualmente unite a quelle energetiche.
Non è comprensibile l’inazione e l’indolenza di tanti proprietari di immobili, che vi abitano, lasciando al caso il momento in cui dovesse verificarsi il tragico evento prima richiamato.
Vi sono norme che consentono di approvare spese, non necessariamente con la totalità dei consensi, ma anche con maggioranze qualificate, giustificate dall’alto livello di pericolo che gli abitanti corrono in caso di terremoto.
Le esperienze del Giappone e di Singapore, ove tutte le costruzioni sono state realizzate o consolidate per resistere al settimo grado della scala Richter, evidentemente non sono servite. Però il “Big one” si attende in questo secolo. Perciò dovremmo provvedere anche a garanzia delle future generazioni.

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