Raccolta rifiuti, operatori in strada senza tutele per difendersi dal virus - QdS

Raccolta rifiuti, operatori in strada senza tutele per difendersi dal virus

Rosario Battiato

Raccolta rifiuti, operatori in strada senza tutele per difendersi dal virus

giovedì 19 Marzo 2020

La denuncia di Fise Assoambiente che ha scritto al Ministero in rappresentanza delle aziende. “Senza garanzia di adeguati rifornimenti dei Dpi le imprese non potranno assicurare il servizio”

PALERMO – Dietro le quinte dell’emergenza, che vede impegnato in prima linea il personale sanitario, ci sono uomini e donne che operano quotidianamente per smaltire adeguatamente e in sicurezza il materiale utilizzato. Sono le attività di igiene ambientale e gestione rifiuti che hanno richiamato le Istituzioni in merito all’assenza di dispositivi individuali di protezione (Dpi) in numero tale da garantire la prosecuzione del servizio. In campo, è opportuno ricordarlo, ci sono 90mila addetti del settore che quotidianamente garantiscono i servizi pubblici ed essenziali di raccolta e gestione dei rifiuti urbani e speciali.

LA LETTERA DI FISE
La denuncia e la proposta sono contenute in una lettera indirizzata da Fise Assoambiente (l’Associazione che rappresenta le imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali ed attività di bonifica) al Ministro dell’Ambiente.
Nello specifico, l’associazione chiede al ministero di “attivarsi urgentemente allo scopo di fornire disposizioni chiare e coordinate, per ora lasciate solo all’iniziativa di poche Regioni, verso un settore che si trova, da un lato, impegnato pur in questo critico momento nel garantire servizi essenziali non interrompibili e, dall’altro, a far fronte ad una crescente complessità organizzativa, in un contesto di tendenziale riduzione del personale addetto ai servizi: una criticità che richiede un indirizzo chiaro, uniforme e concreto da parte delle Autorità centrali e la garanzia di adeguato stock di Dpi (dispositivi di protezione individuali, ndr) alle aziende al fine di poter operare in piena sicurezza”.

Non esiste l’eventualità di rinviare ancora il problema, perché già oggi le “imprese sono costrette a centellinare i dispositivi di sicurezza in dotazione ai dipendenti; senza la garanzia di adeguati rifornimenti di questi strumenti, le imprese non potranno assicurare il servizio”.

IVA AGEVOLATA
Dalla prima richiesta, l’Associazione chiede al Governo di “valutare l’imposizione di un’IVA agevolata (al 4%) per questi dispositivi e la possibilità di detrarre i costi relativi in forma maggiorata”. Secondo quanto riportato in una nota, si tratterebbe di “un’agevolazione fiscale che potrebbe alleggerire lo stato economico delle aziende in questa fase emergenziale e tutelerebbe fortemente i lavoratori”.

LAVORATORI CHIEDONO INCONTRO ALLA REGIONE
Nei giorni scorsi abbiamo raccontato anche la richiesta dell’Ugri Sr, società siciliana che si occupa di smaltimento rifiuti degli ospedali, in relazione alla individuazione “delle modalità con cui svolgere il servizio senza creare disservizi alle unità ospedaliere né alla nostra azienda” in riferimento alla “prevenzione della diffusione del Coronavirus per mancanza dei dispositivi di protezione”. Parole di Natalia Re, responsabile delle relazioni pubbliche dell’azienda, che ha richiesto un incontro con i vertici della Regione.

LE MASCHERINE DA STERILIZZARE
Anche le mascherine devono essere smaltite in quanto costituiscono esse stesse dei potenziali vettori di contagio. E il recente aumento della produzione ha appunto imposto una particolare attenzione nella gestione, anche per evitare un potenziale disastro ecologico oltre che la diffusione del contagio. A questo proposito, l’azienda riminese Newster System, leader nel mondo da oltre 25 anni nel settore della sterilizzazione dei rifiuti ospedalieri a rischio infettivo, ha approntato una tecnologia che sterilizza i rifiuti sanitari tramite un macchinario che si può installare nei direttamente in ogni singolo ospedale.

Fp Cgil scrive all’assessore: “Evitare rischi ai lavoratori”

PALERMO – “Al netto dell’encomiabile disponibilità di gran parte del sistema delle imprese che hanno accolto pienamente le nostre sollecitazioni, avvertiamo il dovere di denunciare ancora ritardi nella fornitura dei dispositivi di protezione individuali, seppur legata alle difficoltà di reperirli nel mercato”. Fp Cgil Sicilia lancia un appello all’assessore regionale dell’Energia Alberto Pierobon e al dirigente generale del Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti, Salvatore Cocina, affinché intervengano, sia sul sistema delle Imprese per verificare l’uniforme applicazione delle norme. “Sollecitiamo inoltre – affermano il coordinatore regionale di Igiene Ambientale, Alfio Leonardi, e il segretario regionale, Massimo Raso – disposizioni uniformi in tutto il territorio siciliano circa la necessità di diminuire o fermare, in questa fase, lo sforzo lavorativo di alcune attività che sono rinviabili o che comporterebbero rischi (in alcuni territori, ad esempio si sono chiuse temporaneamente le isole ecologiche)”. “Infine, in linea con le indicazioni dell’Iss – concludono – rispetto alla gestione dei rifiuti extraospedalieri di pazienti positivi e in isolamento domiciliare, occorrerebbe dare indicazioni precise ad evitare ogni rischio possibile per i lavoratori”.

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