Regione, gestione personale all’anno zero - QdS

Regione, gestione personale all’anno zero

Antonino Lo Re

Regione, gestione personale all’anno zero

giovedì 30 Maggio 2019

Il Governo Musumeci si è dotato del piano del fabbisogno ma vuole assumere ancora. Solo il 32% lavora nei dipartimenti centrali e negli uffici speciali. Il 68% nelle sedi periferiche. A Palazzo d’Orléans quantità senza qualità: 12.970 dipendenti ma scarse competenze

A Palazzo d’Orléans, il Governo Musumeci sta sudando le proverbiali sette camicie per mettere un po’ di ordine e criterio nella gestione del personale.
Lo testimonia, tra le altre cose, il rinnovo del contratto collettivo del personale non dirigenziale, risultato a cui si è giunti dopo dodici anni ed estenuanti trattative con i sindacati. Tra le novità, la mobilità “a pagamento”: solo il 32% dei dipendenti, infatti, lavora nelle sedi centrali. Il 68% è dislocato nelle sedi periferiche. Uno squilibrio che la dice lunga sulla qualità dei servizi erogati poi ai cittadini.

Dal Piano del Fabbisogno 2018-20, è emersa la necessità di assumere nuovo personale. Scelta “giustificata” dal fatto che 12.970 dipendenti non bastano: quantità senza qualità, tanto personale ma scarse competenze. Senza quest’ultime è impossibile far funzionare la macchina amministrativa.

PALERMO – Dopo dodici lunghi anni di attesa ed estenuanti trattative con i sindacati, qualche settimana fa è stato rinnovato il contratto collettivo per il personale non dirigenziale della Regione siciliana.
Soddisfazione per il risultato raggiunto è stata espressa dal Governo Musumeci ma soprattutto da Bernadette Grasso, assessore alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica che, nell’intervista rilasciata al Quotidiano di Sicilia ha elencato le novità e i punti di forza del nuovo contratto.

AUMENTO IN BUSTA PAGA
L’accordo, stipulato dall’Aran Sicilia e dai sindacati, ha permesso un riallineamento della nostra regione al contratto nazionale. Tra le novità più attese, vi è certamente quella legata all’aumento delle retribuzioni a regime dal primo gennaio 2018: si parla del +3,48% in linea con i rinnovi contrattuali di tutto il pubblico impiego (Stato – Enti Locali – Sanità). L’aumento tabellare medio previsto è di 73,12 euro lordi.
Un aumento di cui in realtà non si sentiva il bisogno dal momento che i dipendenti della Regione vantano già una retribuzione media di 30.988 euro contro i 27.288 dei dipendenti delle Regioni a statuto ordinario e i 30.140 euro dei ministeriali (fonte: Ragioneria generale dello Stato, dati 2017).

LA MOBILITA’
Ma nella gestione del personale della Regione siciliana, la questione economica non è l’unico aspetto “discutibile”.
Quello che può essere considerato un elemento di forte debolezza nell’organizzazione e nella gestione del personale di Palazzo d’Orléans, è certamente la sua distribuzione nei vari uffici.
Dal Piano del Fabbisogno 2018-20, di cui la Giunta Musumeci si è dotata con la delibera n. 536 del 20 dicembre 2018, è emerso che il 68% dei dipendenti (personale non dirigenziale) presta servizio negli uffici periferici e il solo 32% lavora nelle sedi centrali (dipartimenti e uffici speciali).
Uno squilibrio che genera disservizi, a scapito del cittadino, dal momento che la situazione che viene a crearsi è quella per cui vi sono uffici “sovraffollati” da una parte, e uffici sottodimensionati dall’altro.
Come fare a riequilibrare la distribuzione di risorse umane? Pagando. In base al nuovo contratto, infatti, una quota parte delle risorse della produttività servirà a “finanziare” la mobilità dei dipendenti verso sedi con forti carenze di personale o elevati carichi di lavoro o in presenza di eventi eccezionali e non prevedibili dovuti anche ad emergenze ambientali.

PRODUTTIVITA’
Sul fronte produttività del personale, l’assessore Grasso parla di importanti novità introdotte dal nuovo contratto. Ma già lo scorso 29 marzo, il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, annunciava la firma di un decreto presidenziale con significative novità in materia di valutazione del loro operato. Si tratta del nuovo “Sistema di misurazione e valutazione della performance organizzativa e individuale” (Svmp) che introduce un processo di valutazione integrato, aggiornato annualmente, che individua responsabilità e standard a livello individuale, e che promuove anche un’amministrazione attenta al raggiungimento di elevati standard qualitativi ed economici nell’esercizio delle proprie funzioni. Dopo l’annuncio di tre mesi fa, siamo ancora in attesa che il decreto presidenziale in questione venga pubblicato in Gazzetta ufficiale.

NUOVE ASSUNZIONI
12.970 dipendenti non bastano. È questa, in sintesi, la “posizione” della Regione siciliana rispetto al personale in servizio. Grazie al Piano del Fabbisogno 2018-20 di cui si è parlato poc’anzi, la Regione siciliana ha potuto effettuare una ricognizione dei dipendenti in servizio e, preso atto dell’elevata età anagrafica e della grave carenza di competenze, ha ribadito la necessità di assumere in un arco temporale che va dai tre ai dieci anni indicando anche quanto personale servirà dipartimento per dipartimento. Entro i prossimi 10 anni la Regione, già malata di elefantiasi con un esercito di 12.970 dipendenti, intende assumere 6.735 dipendenti. Non si comprendono le ragioni di questa scelta.
Il Piano del Fabbisogno prevede che nel 2019 il personale non dirigenziale presente alla Regione si attesti a 12.478 unità, mentre quello dirigenziale a 1.203 unità. Nel 2020 è prevista un’ulteriore riduzione: 11.839 unità di personale non dirigenziale e 1.061 di personale dirigenziale. Nel 2019, dunque, il totale dei dipendenti scenderà a 13.681 e nel 2020 a 12.900.

 


L’intervista a Bernadette Grasso, assessore regionale EE.LL. e Funzione pubblica

Rinnovo contratto dipendenti Regione: quali novità sul fronte della valorizzazione del personale ma soprattutto come si misurerà d’ora in poi (e finalmente) la produttività?
“Tengo in primo luogo a sottolineare che il rinnovo del contratto dei dipendenti regionali era atteso da ben 12 anni, e solo grazie all’impegno del Governo Musumeci abbiamo restituito il giusto valore all’impegno di questi lavoratori. Si tratta di un contratto che prevede un riallineamento a quello nazionale, migliorandone alcuni aspetti. Fra i punti di forza vi è senza dubbio la previsione di forme di valorizzazione e misurazione della produttività del personale legate alla valutazione della performance organizzativa e della performance individuale dei dipendenti, sulla base del sistema adottato dalla Regione e certificato dall’Oiv (come avviene nelle P.A. più all’avanguardia); incentivi alla mobilità dei dipendenti per sopperire a carenze di personale, ad elevati carichi di lavoro o in occasione di eventi eccezionali; introduzione di istituti innovativi come lo smart working per un più razionale utilizzo delle risorse umane; nuove e più restrittive regole e sanzioni in caso di infrazioni disciplinari, scarsa produttività e assenteismo”.

La Giunta Musumeci nel 2018 si è dotata del piano del fabbisogno del personale, da cui emerge la necessità di nuove assunzioni (sarebbero 6.735 in dieci anni). Come si fa a parlare di nuove assunzioni quando la Corte dei conti ha parlato chiaramente di elefantiasi della pubblica amministrazione regionale?
“Gli ultimi concorsi banditi dalla Regione Siciliana risalgono a circa venti anni fa. L’assenza di turnover (ove si escludano le stabilizzazioni del personale precario) e la crescita dell’età media dei lavoratori stanno determinando una sofferenza nell’amministrazione, che richiede interventi che vanno al di là delle sole nuove assunzioni. Per questo motivo, le misure messe in atto sono diverse e riguardano la mappatura dei processi, che costituisce un primo passo e serve ad analizzare l’impiego quali-quantitativo del personale ed evidenziare le aree di criticità, l’avvio di processi di reingegnerizzazione e digitalizzazione, la definizione dei profili professionali coerenti con le esigenze funzionali di una moderna amministrazione. Le azioni di reclutamento che si ritengono necessarie, accompagnate da adeguati percorsi di formazione del personale in servizio, sono quindi finalizzate non alla mera copertura del turnover ma ad introdurre nuove e specifiche competenze coerenti con le necessarie innovazioni dell’apparato amministrativo”.

Il 29 marzo Musumeci annunciava la firma di un decreto contenente significative novità in materia di valutazione dipendenti: è stato pubblicato in Gurs?
“Si tratta del nuovo ‘Sistema di misurazione e valutazione della performance organizzativa e individuale’ (Svmp), che introduce all’interno del sistema regionale un processo di valutazione integrato e aggiornato annualmente. Per la prima volta, infatti, la performance individuale viene messa in relazione con quella dell’Ente: dal risultato dei due fattori discende per i dipendenti, in caso di valutazione positiva, l’erogazione delle premialità. La valutazione negativa delle performance rileva, invece, ai fini dell’accertamento della responsabilità dirigenziale e anche a fini disciplinari, in casi specifici e determinati. Il nuovo sistema, in vigore dal 2019, è consultabile sul sito istituzionale della Regione Siciliana e sarà pubblicato a breve anche in Gazzetta Ufficiale”. 

 


Corte di Cassazione, sentenza n. 13246/2019
Illecito del dipendente, a pagare è l’ente pubblico anche quando agisce solo per scopi personali

Oltre ad aver ottenuto un incremento nella retribuzione, i dipendenti possono “sorridere” anche dal punto di vista delle “tutele giuridiche”.
Secondo una recente sentenza (13246/2019) emessa dalla Corte di Cassazione lo Stato o l’ente pubblico rispondono del danno subìto dal terzo per l’illecito del dipendente, anche quando agisce solo per scopi personali.

Il caso riguarda il risarcimento dovuto dal ministero della Giustizia a un privato per le somme, relative a un giudizio di divisione sottratte da un cancelliere, poi condannato per peculato. Il privato avevo ottenuto dal Tribunale di Catania un risarcimento di circa 47mila euro, ma che invece è stato tolto in secondo grado.
Per i giudici della Corte d’Appello, il cancelliere aveva agito solo a fini personali, contrari agli scopi perseguiti dall’amministrazione.
La Suprema Corte ha sottolineato come nell’attuale contesto socio economico nessuna ragione giustifica più un trattamento differenziato tra l’attività dello Stato e quella del privato.

Ecco quanto si legge nel giudizio della Cassazione: “Lo Stato o l’ente pubblico risponde civilmente del danno cagionato a terzi dal fatto penalmente illecito del dipendente anche quando questi abbia approfittato delle sue attribuzioni ed agito per finalità esclusivamente personali od egoistiche ed estranee a quelle dell’amministrazione di appartenenza, purché la sua condotta sia legata da un nesso di occasionalità necessaria con le funzioni o poteri che il dipendente esercita o di cui è titolare, nel senso che la condotta illecita dannosa – e, quale sua conseguenza, il danno ingiusto a terzi – non sarebbe stata possibile, in applicazione del principio di causalità adeguata ed in base ad un giudizio controfattuale riferito al tempo della condotta, senza l’esercizio di quelle funzioni o poteri che, per quanto deviato o abusivo od illecito, non ne integri uno sviluppo oggettivamente anomalo”.

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Un commento

  1. Antonio ha detto:

    È una vergogna pensare di assumere nuovo personale quando i dipendenti di fasce A e B hanno sempre svolto mansioni superiori portando avanti l’amministrazione, senza che oggi, questo, gli venga riconosciuto. Basterebbe riqualificare questo personale, peraltro già formato da un’esperienza minimo ventennale, e la Regione Siciliana potrebbe risparmiare fior di milioni di euro ed avere un’amministrazione finalmente moderna e funzionale. Questo contratto, cara sig.ra Grasso, non ha restituito la dignità a NESSUNO!!! . Si fa presente, per l’opinione pubblica, che oggi lo stipendio medio delle fasce suindicate, supera appena i mille euro. Per cui, siamo ben lontani dalle cifre annue descritte nell’articolo.

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