Armao: “La Sicilia ha pagato la crisi, basta sconti allo Stato” - QdS

Armao: “La Sicilia ha pagato la crisi, basta sconti allo Stato”

Raffaella Pessina

Armao: “La Sicilia ha pagato la crisi, basta sconti allo Stato”

giovedì 02 Gennaio 2020

Il vicepresidente della Regione Gaetano Armao spiega su Facebook come, dopo la crisi, la Sicilia possa risalire la china. Sempre, però, che lo Stato continui a investire e intervenga come fatto spalmando in dieci anni il debito. GUARDA I FILMATI DELLA CONFERENZA STAMPA

PALERMO – La Regione siciliana alza la voce. La voce, nello specifico, è quella del vicepresidente e assessore all’Economia, Gaetano Armao.

“La Sicilia ha pagato di più gli effetti della crisi – ha detto ieri nel corso di una conferenza stampa diffusa via Facebook – sono state infatti erogate risorse pubbliche decisamente inferiori rispetto alla media nazionale, mentre la spesa pro-capite per investimenti negli stessi anni, in forte declino dopo il 2008, la colloca al livello più basso tra le Regioni”.

Chi ha governato l’Isola nel corso degli ultimi decenni ha certamente responsabilità precise sul disastro Sicilia, ma quel che è certo, come il Quotidiano di Sicilia ha scritto e ribadito qualche giorno fa, il disastro sicilia non porta la sola firma della nostra classe politica.l

Lo sa bene Armao che non ha alcuna intenzione di andare a Roma con il cappello in mano e ribadisce di voler chiudere al più presto la trattativa Stato-Regione. Armao intende chiedere a Roma di far valere le prerogative dello Statuto. “I meridionali, ed i siciliani in particolare – sui quali gravano i pesanti effetti della condizione di insularità (l’assurda vicenda del caro-voli è solo l’ultimo fenomeno) – non possono assistere rassegnati alla retrocessione della cittadinanza, dei loro diritti sociali, all’emigrazione dei loro figli, allo svantaggio competitivo delle imprese”. Niente più sconti allo Stato, dice dunque Armao, per ottenere il riconoscimento dei diritti finora negati: “Il 14 gennaio saremo in Corte costituzionale a difendere la questione dei Lea, ancora oggi la sanità siciliana riceve meno in media di altre regioni – ha proseguito Armao – Non è corretto, giusto e compatibile. Dobbiamo rivendicare il riscatto della Sicilia”.

“Ribaltare la prospettiva, accrescere gli investimenti, puntare sull’innovazione, semplificare l’amministrazione, definire il risanamento dei conti, valorizzare i territori, guardare con fiducia al futuro della Sicilia”.

Questa la ricetta del vicepresidente della Regione e assessore al Bilancio Gaetano Armao per invertire la tendenza e aggredire quella crisi economica che ha connotato l’anno appena chiuso.

Una crisi che emerge evidente “dall’analisi congiunturale del 2019 e dai dati economici previsionali per il 2020 della Sicilia che anche quest’anno l’assessorato regionale all’economia presenta”.

Armao ha deciso di fornire tutti i numeri relativi alla situazione regionale in una “conferenza stampa” diffusa via Facebook

La prima parte della conferenza stampa

La seconda parte della conferenza stampa

“La nostra Regione – aveva anticipato ieri Armao – si è trovata ad attraversare una congiuntura difficile in un’Italia che, in termini di crescita, raggiunge il dato più basso in Europa e che per il Mezzogiorno chiude il peggior decennio dal secondo dopoguerra. Un’economia debole che allarga il divario Nord-Sud allontanando per le Regioni meridionali la possibilità di ritornare ai livelli pre-crisi 2008 (per la Sicilia manca ancora il 13%). Da qui emigrazione, sopratutto intellettuale, desertificazione imprenditoriale, spopolamento, degrado sociale, decadimento della qualità della vita, crescita di emarginazione e povertà. L’emblema del fallimento della coesione dello Stato”.

“Nel decennio – aveva aggiunto – lo Stato non ha rispettato la clausola del 34% (gli investimenti ordinari devono essere almeno proporzionali alla popolazione residente nel Mezzogiorno), la mancata applicazione di questa clausola ha sottratto al Mezzogiorno circa 3,5 miliardi di investimenti solo nel 2018, mentre la sua piena attuazione determinerebbe, da sola, una crescita aggiuntiva del Pil di 0,6%. Tale criterio – sufficiente a garantire l’eguaglianza – declinato per la Sicilia determina una quota dell’8,4% sulla spesa pubblica che raggiunge appena il 5,6%, con una perdita secca per i nostri cittadini, nel decennio, di oltre dieci miliardi”.

“Nel 2015 e 2017 – ha detto ancora – anche quando il Sud ha manifestato un breve sussulto nella crescita del prodotto interno (rispettivamente +1,4 e +1%) la Sicilia ha conseguito risultati più che dimezzati (+0,5 e +0,4%, con la sola eccezione del 2016, anno nel quale si sono manifestati i flebili effetti della rendicontazione dalla programmazione Ue 2007-14, +0,3%), segnando un ulteriore arretramento”.

“Soprattutto a causa – ha sottolineato – delle miopi scelte statali (del governo di Lega Nord e M5s ndr), dal 2018 la Sicilia è attanagliata dalle traiettorie recessive di un Sud ormai ridotto ai minimi termini”.

“Ma se l’indebolimento dell’economia nazionale – ha concluso Armao – continua a produrre effetti negativi sulla Sicilia, le previsioni della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale 2020-22 evidenziano che nel 2020 ci sarà una crescita di +0,1%, le stime migliorano per il 2021-22 con +0,6 per anno. La tendenza si sta invertendo e si prepara la ripresa. Ma occorre, come ha più volte richiesto il presidente Musumeci, un deciso rilancio degli investimenti di parte statale”.

Insomma, il nuovo governo giallorosso, dovrebbe sostenere la Sicilia con investimenti, che mancano ormai da tempo. Di certo, a evitare alla Sicilia se non il default sicuramente grossi sacrifici, è stata la possibilità data dal governo Conte bis alla nostra regione di spalmare il debito in dieci anni.

Innegabile lo sforzo dell’esecutivo guidato dal presidente Musumeci ma la strada verso l’agognato riscatto della Sicilia è di certo ancora lunga e tutta in salita.

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