Semplificazione, l’incertezza alimenta “la zona grigia” del malaffare - QdS

Semplificazione, l’incertezza alimenta “la zona grigia” del malaffare

Salvatore Forastieri

Semplificazione, l’incertezza alimenta “la zona grigia” del malaffare

martedì 07 Luglio 2020

Fatturazione elettronica e stretta sul contante: gli effetti positivi ancora non si vedono. Nel dimenticatoio la riforma della giustizia tributaria, l’ipotesi riduzione Iva non convince tutti

ROMA – Semplificazione: è questa l’ultima parola d’ordine del Governo Conte. Un principio, per la verità, apprezzabilissimo. Un’operazione ritenuta fondamentale da tutti al fine di riattivare l’economia del Paese, consentire la reciproca fiducia tra cittadini e Pubblica Amministrazione, aumentare la tax compliance e far diminuire contenzioso ed evasione fiscale.

Il problema, tuttavia, è che ancora, dalle notizie che trapelano da Palazzo Chigi, una vera semplificazione non si riesce ad intravedere.
Si parla di nuovi condoni, anche quello di natura edilizia, ma la notizia viene subito smentita.

Si parla di rimodulazione del reato di “abuso d’ufficio”, una modifica che dovrebbe allentare la “paura di firma” da parte dei funzionari, ma che non trova concordi, sulla concreta definizione, tutti gli addetti ai lavori.
Si parla di velocizzazione della procedura delle certificazioni antimafia, dell’impatto ambientale, di velocizzazione delle procedure di affidamento delle opere pubbliche, e di tanto altro.
Ma della semplificazione amministrativa vera e propria, nonché della semplificazione tributaria, in verità, trapela pochissimo, quasi niente.

È stato introdotto l’obbligo generalizzato della fattura elettronica e della memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi. è stato ulteriormente limitato l’uso del contante. Ma gli effetti ancora non si vedono.
Pare che anche il tanto sbandierato accertamento sintetico (il redditometro) non abbia dato gli effetti sperati. Comunque, pare che nel 2019 se ne sia ridotto notevolmente l’applicazione.

È passata nel dimenticatoio anche la riforma della Giustizia tributarie che, in modo assolutamente trasversale, viene ritenuta ormai veramente improcrastinabile.

Eppure, quelle prima citate, sono tutte riforme che dovrebbero vedere contemporaneamente la luce, ed i problemi emersi dovrebbero essere posti con assoluta urgenza all’attenzione dei Ministri competenti, se veramente si vuole dare un impulso concreto alla nostra economia.

Sappiamo bene che gli aiuti concessi nel periodo della pandemia sono stati molto frammentati e, molto probabilmente, insufficienti per coprire le reali esigenze dei cittadini e dei lavoratori autonomi più in particolare.
Conosciamo pure bene il modo in cui il nostro Legislatore formula le disposizioni, principalmente quelle tributarie, quelle che di volta in volta vengono ritenute necessarie a causa delle esigenze di gettito del momento, delle dispute politiche e delle politiche “antievasione”. Un modo di legiferare che purtroppo non brilla di chiarezza, una chiarezza che, forse, ancora prima della semplificazione degli adempimenti, serve a consentire al cittadino di comprendere bene i suoi doveri, senza possibilità di sbagliare e rischiare magari pesanti sanzioni per errori che non hanno comportato nemmeno un centesimo di sottrazione di entrate all’Erario.

Intanto si continua a parlare di riduzione provvisoria dell’Iva, una proposta non accolta da molti partiti politici.

Si parla di riduzione dell’Imu, Tasi e Tari, una riduzione che rientra solo nella facoltà dei Comuni. E per questo motivo scarsamente applicabile, visto che, in mancanza di un adeguato ristoro dello Stato nei confronti degli Enti locali, nessuno di loro sarà disponibile a rinunciare una buona fetta del gettito che, come è noto, serve per assicurare i servizi pubblici di competenza comunale.

Ma anche i diversi bonus concessi nel campo dell’edilizia non sembrano veramente incisivi per la finalità che si propongono. I limiti sono notevoli, l’ambito applicativo limitato ed i rischi di sbagliare enormi.
Qualche giorno fa, dalla pagine di questo quotidiano, si parlava dell’opportunità di un “bonus art” per le ristrutturazioni di beni artistici ma non di proprietà pubblica.

Insomma, proposte di semplificazione, quelle che trapelano dal Governo, che ancora lasciano il tempo che trovano, quando, invece, oggi più che mai, occorrerebbe essere concreti e chiari, eliminando spazio all’interpretazione, ed eliminando, con la chiarezza e la consistente riduzione degli adempimenti formali, l’evasione.
Magari mettendo mano ai Testi Unico di cui si parla già dagli anni settanta, quando è stata varata la prima vera riforma fiscale del dopoguerra, quella dell’Iva.

E dire che bravi dirigenti in grado di fornire principio già testati sul campo ce ne sono moltissimi. Basta solo evitare che la questione fiscale venga trattata solo come terreno di scontro politico.

Tutti, comunque, devono ricordare che troppe disposizioni, mal formulate, e l’esistenza di troppi adempimenti definiti “anti evasione”, non fanno altro che accrescere quella zona grigia nella quale l’evasione fiscale, ma anche tutto il malaffare, trova terreno molto fertile.

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