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Sicilia addio, 12 mila scappati nel 2018, perlopiù giovani

redazione

Sicilia addio, 12 mila scappati nel 2018, perlopiù giovani

sabato 26 Ottobre 2019

Fondazione Migrantes: da gennaio a dicembre 2018 quasi 130 mila italiani hanno scelto di espatriare all’estero. Nella top ten delle province con più partenze Palermo e Catania. Il 40% di chi va via ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, e un altro 24% si trova comunque in età lavorativa (35-49 anni). Tra le mete più scelte, al primo posto c’è il Regno Unito; seguono Germania, Francia, Brasile, Svizzera e Spagna

ROMA – Da gennaio a dicembre 2018 si sono iscritti all’Aire 242.353 italiani di cui il 53,1% per espatrio, il 35,9% per nascita, il 6,8% per reiscrizione da irreperibilità, il 3,3% per acquisizione di cittadinanza e lo 0,9% circa per trasferimento dall’Aire di altro comune. Da gennaio a dicembre 2018, quindi, hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali per espatrio 128.583 italiani (400 persone in più rispetto all’anno precedente). Si conferma la prevalenza degli uomini (oltre 71 mila, il 55,2%) sulle donne (oltre 57 mila, il 44,8%), ma questa differenza nell’ultimo anno si è leggermente accentuata. Lo si legge nel Rapporto Italiani nel Mondo elaborato da Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana.

Si tratta soprattutto di celibi e nubili (64,0%) e, a distanza, di coniugati/e (30,3%). I maschi prevalgono in tutte le disaggregazioni dello stato civile ma soprattutto nelle unioni civili con il 68,9% e tranne nello stato di vedovanza dove le donne sono il 77,2%.

L’attuale mobilità italiana continua a interessare prevalentemente i giovani (18-34 anni, 40,6%) e i giovani adulti (35-49 anni, 24,3%). In valore assoluto, quindi, chi è nel pieno della vita lavorativa e ha deciso, da gennaio a dicembre 2018, di mettere a frutto fuori dei confini nazionali la formazione e le competenze acquisite in Italia, raggiunge le 83.490 unità di cui il 55,1% maschi. Il 71,2% degli iscritti all’Aire per solo espatrio da gennaio a dicembre 2018 è in Europa e il 21,5% in America (il 14,2% in America Latina). Ad uno sguardo più dettagliato sono ben 195 le destinazioni di tutti i continenti.

Torna il protagonismo del Regno Unito che, con oltre 20 mila iscrizioni, risulta essere la prima meta prescelta nell’ultimo anno (+11,1% rispetto all’anno precedente). Considerando però i numeri contraddittori sulla reale presenza di italiani sul suolo inglese si può pensare che molte di queste iscrizioni siano, probabilmente, delle “regolarizzazioni” di presenze già da tempo in essere, “emersioni” fortemente sollecitate anche dalla Brexit che ha provocato molta confusione nei residenti stranieri nel Regno Unito e a Londra in particolare, e continua tuttora a disturbare il sonno degli innumerevoli lavoratori di origine straniera impegnati nei diversi settori occupazionali.

Al secondo posto, con 18.385 connazionali, e nonostante il decremento di 1.622 unità rispetto all’anno precedente, vi è la Germania (-8,1%). A seguire la Francia (14.016), il Brasile (11.663) la Svizzera (10.265), la Spagna (7.529).
Le partenze nell’ultimo anno hanno riguardato 107 province italiane. Le prime dieci, nell’ordine, sono: Roma, Milano, Napoli, Treviso, Brescia, Palermo, Vicenza, Catania, Bergamo e Cosenza. Si va, cioè, dal Nord al Centro, al Sud e alle Isole a riprova, ancora una volta, come sia tutto il tessuto italiano ad essere interessato attualmente dalla mobilità.

Con 22.803 partenze continua il solido “primato” della Lombardia, la regione da cui partono più italiani, seguita dal Veneto (13.329), dalla Sicilia (12.127), dal Lazio (10.171) e dal Piemonte (9.702). Il 2014 è stato l’ultimo anno che ha visto le partenze degli italiani essere inferiori alle 100 mila unità. Da allora l’aumento è stato continuo sino a superare le 128 mila partenze negli ultimi due anni con un aumento, quindi, del 36% rispetto al 2014.

220 mila laureati dal Sud al Nord

ROMA – Se negli anni successivi al Secondo dopoguerra i flussi migratori verso le regioni centro settentrionali erano prevalentemente costituiti da manodopera proveniente dalle aree rurali del Mezzogiorno, nell’ultimo decennio mediamente il 70% delle migrazioni dalle regioni meridionali e insulari verso il Centro-Nord sono state caratterizzate da un livello di istruzione medio-alto.

Per effetto dei trasferimenti verso il Centro-Nord, si contano circa 220.000 laureati in meno tra i residenti del Mezzogiorno, senza considerare la crescente quota di pendolari di medio e lungo raggio. Il fenomeno ha assunto connotazioni preoccupanti, soprattutto se si considera che nel 2017 ben il 27% dei migranti totali da Sud a Nord erano laureati rispetto al solo 5% nel 1980 e che nel 2017 circa il 40% dei residenti al Meridione iscritti presso un corso di laurea magistrale, si è spostato presso un ateneo del Centro-Nord. È dunque radicalmente mutata la struttura qualitativa del migrante tipo: se negli anni del Secondo dopoguerra a migrare era soprattutto giovane manodopera proveniente dalle aree rurali del Mezzogiorno, oggi va aumentando il numero dei laureati e degli studenti universitari (immatricolati fuori regione) che si spostano dalle regioni meridionali e insulari, verso le regioni del Centro e del Nord del Paese.

Secondo una stima dello Svimez, il Mezzogiorno disperderebbe un investimento pubblico pari a circa 1,9 miliardi annuo se consideriamo il solo flusso verso il Centro-Nord, quasi 3 miliardi considerando anche l’emigrazione dei laureati meridionali verso l’estero. Solo attraverso l’attivazione di una politica in grado di essere attrattiva per le giovani generazioni di laureati sarà possibile invertire la rotta e tracciare un futuro di sviluppo per il Sud.

I migranti vedono l’Italia e poi anche loro fuggono

ROMA – Anche i “nuovi italiani” tendono a espatriare dall’Italia. Tra il 2012 e il 2017, infatti, poco meno di 43 mila naturalizzati italiani si sono poi trasferiti in altri paesi e risultano quindi compresi tra gli italiani cancellati per l’estero. L’analisi per cittadinanza di origine mostra che alcune comunità hanno una maggiore propensione a migrare dopo aver acquisito la cittadinanza.
Elevata la quota di emigrati italiani di origine brasiliana, con oltre 28 emigrati ogni 100 acquisizioni, con uno squilibrio di genere a favore degli uomini: oltre 36 trasferimenti ogni 100 acquisizioni per gli uomini e poco più di 22 per le donne. Particolarmente mobili risultano le collettività del subcontinente indiano: Bangladesh, con più di 21 emigrazioni ogni 100 acquisizioni di cittadinanza, Pakistan con quasi l’11% e India con il 8,9%. +
Invece, le collettività albanese e marocchina, in valore assoluto le più interessate dalle acquisizioni di cittadinanza, tendono ad emigrare molto meno frequentemente dopo essere diventati italiani: circa il 7% nel caso dei marocchini e circa l’1% in quello degli albanesi.

Via sempre più giovani: è un Paese senza futuro

ROMA – Le partenze nell’ultimo anno tornano a interessare fortemente gli italiani giovani e nel pieno delle loro energie vitali e professionali. Si tratta soprattutto di single o di nuclei familiari giovani, donne e uomini spesso non uniti in matrimonio ma con figli: i minori sono infatti il 20,2% degli oltre 128 mila registrati, ovvero quasi 26 mila. Di questi, il 12,1% ha meno di 10 anni, il 5,6% ha tra i 10 e i 14 anni e il 2,5% tra i 15 e i 17 anni. È probabilmente più semplice decidere un drastico cambiamento di vita quando ancora i figli o non hanno ancora raggiunto l’età scolare o frequentano i primi anni di istruzione: il peso di chi ha meno di 10 anni sul totale dei minori è, infatti, del 60%.
Continua, quindi, la dispersione del grande patrimonio umano giovanile italiano. Capacità e competenze che, invece di essere impegnate al progresso dell’Italia, vengono disperse a favore di altre realtà nazionali che, più lungimiranti del nostro Paese, le attirano a sé, investono su di esse e le rendono fruttuose al meglio, trasformandole in protagoniste dei processi di crescita e di miglioramento. Questo clima di fiducia rende i giovani expat italiani sempre più affezionati alle realtà estere che li valorizzano e li rendono attivi sostenendo le loro idee e assecondando le loro passioni.

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