Sicilia, quattro persone su dieci sono "a rischio povertà" - QdS

Sicilia, quattro persone su dieci sono “a rischio povertà”

redazione

Sicilia, quattro persone su dieci sono “a rischio povertà”

sabato 12 Ottobre 2019

Nelle stesse condizioni anche la Campania secondo i dati di Eurostat: reddito sotto il 60% della media nazionale. Si tratta del livello più alto nei Paesi della Ue. Tra i responsabili i mancati investimenti nel Mezzogiorno e il Federalismo fiscale voluto dalla Lega Nord

In Campania e in Sicilia oltre quattro persone su dieci sono “a rischio povertà” ovvero hanno un reddito disponibile dopo i trasferimenti sociali inferiore al 60% di quello medio nazionale.

Si tratta del livello più alto nei Paesi della Ue.

Eurostat, siciliani e campani i più poveri in tutt’Europa

Lo si legge nei dati Eurostat 2018 sul rischio di povertà nelle Regioni che spiegano come il dato sia legato al confronto nazionale e non implichi quindi necessariamente un basso tenore di vita.

In Campania la percentuale di coloro che sono a rischio povertà è del 41,4% (era 34,3% nel 2017) mentre in Sicilia è in calo al 40,7%.

Investimenti solo al nord, la causa di un disastro economico

Le cause di questa situazione vanno ricercate nei mancati investimenti dello Stato per il Sud, e anche in quel Federalismo fiscale voluto dalla Lega Nord e che ha tragicamente riaperto la questione meridionale.

Qualche giorno fa l’assessore al Bilancio della Regione siciliana Gaetano Armao aveva sollevato il problema della mancanza di investimenti riprendendo la denuncia contenuta nella lettera con cui la Commissione Ue ha chiesto all’Italia più investimenti nel Mezzogiorno, fermi negli ultimi trent’anni.

Armao, “Denuncio questa situazione da anni”

Armao, che al Comitato delle Regioni Ue guida l’intergruppo sull’insularità, ha dichiarato: “Già nel 2015 avevo fatto un esposto alla Commissione europea per denunciare gli inadempimenti dello Stato italiano” per quanto riguarda gli investimenti nel Mezzogiorno, perché la mancanza di spesa pubblica al Sud “depotenzia se non azzera l’effetto dei fondi europei”.

Secondo Armao, che è anche vicepresidente della Regione, “non è vero che il Sud è invaso da risorse, il problema è che non funziona il modello di sviluppo, ed è molto triste che a riconoscere i doveri di solidarietà e coesione verso il Sud sia l’Europa, e non la classe politica italiana”.

Il presidente del Codacons Rienzi, “dati vergognosi”

“Si tratta – ha sottolineato il presidente del Codacons Carlo Rienzi – di dati vergognosi che attestano un sensibile peggioramento delle condizioni economiche dei cittadini che risiedono nel Mezzogiorno. In Sicilia e in Campania più di quattro abitanti su dieci risultano e rischio povertà, e i numeri di Eurostat dimostrano che poco o nulla è stato fatto per combattere tale piaga sociale ed economica: purtroppo nel nostro paese esistono ancora cittadini che lo Stato considera di serie B, poiché vivono in aree abbandonate a se stesse e in condizioni di grave difficoltà, dove i dati economici sono addirittura peggiori della Grecia e in costante peggioramento”.

Il Federalismo fiscale della Lega una rovina per il Sud

Un altro grave problema per il Sud è la legge sul federalismo fiscale, adottata dall’ultimo governo Berlusconi e fortissimamente voluta dalla Lega Nord, in base alla quale il governo centrale ha tagliato, solo per il periodo 2011-2015, trasferimenti complessivi per circa dodici miliardi di euro.

Tagli gravissimi, fino anche all’80% per Comuni, Province e Regioni che non riuscivano e riescono a gestire, attraverso la riscossione, l’autofinanziamento dalle proprie risorse.

Basti pensare che la sola riscossione del gettito Tari, nei comuni, mediamente, si aggira intorno al 44-45%; mentre per il gettito Imu, manca all’appello del gettito versato, una percentuale del 27% nella regione Sicilia e del 24% in Calabria.

Le cause del mancato pagamento di queste tasse al Sud è causata in parte dall’evasione fiscale, ma è prevalentemente dovuta al fatto che i cittadini non riescono più a pagare i tributi.

E questo perché tutte le risorse, grazie a questo sistema, sono state riservate al nord.

Si arriva all’assurdo che le tasse delle aziende petrolchimiche che inquinano il Sud siano versate al nord.

Tutte le altre cifre del rapporto Eurostat

Se si guarda al rischio di povertà ed esclusione sociale che tiene conto non solo del reddito disponibile confrontato con la media nazionale ma anche della grave deprivazione materiale e delle famiglie nelle quali è molto bassa l’intensità di lavoro Campania e Sicilia restano comunque le regioni in Europa nelle quali questa percentuale è più alta.

In Campania è a rischio di povertà o esclusione sociale oltre la metà della popolazione (il 53,6%) con una crescita significativa rispetto al 2017 (era il 46,3%) e il dato peggiore dal 2004, anno di inizio delle serie storiche.

In Sicilia il tasso di povertà o esclusione sociale è al 51,6%, in calo dal 52,1% del 2017.

Quindi mentre migliora il risultato italiano complessivo (dal 28,9% al 27,3% le persone a rischio di povertà o esclusione nel complesso nel 2018) in Campania la situazione peggiora.

Se si guarda alle persone che vivono in famiglie nelle quali c’è una bassa intensità di lavoro (dove le persone che hanno tra i 18 e i 60 anni, esclusi gli studenti, hanno lavorato meno del 20% del loro potenziale negli ultimi 12 mesi) Campania e Sicilia sono comunque tra le tre peggiori in Europa.

Dopo la regione spagnola di Ceuta (34,6%) c’è la Sicilia dove oltre un quarto della popolazione vive in famiglie con bassa intensità di lavoro (il 25,8%, in crescita dal 23,7% del 2017).

In Campania è in questa situazione un quinto della popolazione (il 20,9%, in calo rispetto al 23,5% del 2017). In Italia la percentuale nel 2018 è all’11,3%, in calo rispetto all’11,8% del 2017.

In Lombardia il tasso è al 6,2% mentre in provincia di Bolzano è al 3,1% (era allo 0,3% nel 2017). Nel Sud in media la percentuale è al 16,6%.

Un commento

  1. Vittorio Trupia ha detto:

    Questa purtroppo non è una fake news.
    Ma verrà trattata come tale.

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