Smog, Italia maglia nera con settantamila morti. Le città siciliane dove i veleni superano i limiti - QdS

Smog, Italia maglia nera con settantamila morti. Le città siciliane dove i veleni superano i limiti

Rosario Battiato

Smog, Italia maglia nera con settantamila morti. Le città siciliane dove i veleni superano i limiti

sabato 26 Ottobre 2019

L’Arpa segnala sforamenti a Palermo, Catania e nelle zone industriali. Per Legambiente Enna e Agrigento “fuorilegge”. Polveri killer, in Europa smog responsabile di 372 mila decessi all’anno

PALERMO – Il generale miglioramento della qualità dell’aria non basta. Lo certificano Legambiente e l’Agenzia europea per l’Ambiente che hanno evidenziato tutte le criticità ancora presenti in relazione alle emissioni e ai pericoli per la salute dei cittadini. Un allarme che riguarda da vicino anche l’Isola con superamenti legati alle aree urbane e alle zone industriali e ben due procedure di infrazione comunitarie per non aver rispettato la direttiva europea in materia.

IN ITALIA DI ARIA SI MUORE
Le centraline presenti sul territorio nazionale raccontano un’Italia asfissiata dall’inquinamento: primo Paese dell’Ue per morti premature da biossido di azoto (NO2), pari a 14.600, ozono (circa 3 mila), secondo per il particolato fine PM2,5 (poco meno di 59 mila) e nel gruppo di quelli che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici.

Lo rivela il recente rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) che, considerando questi tre inquinanti, ha evidenziato come l’area più pericolosa è la Pianura Padana, ma non bisogna sottovalutare nemmeno la situazione della Sicilia, dal momento che i bollini rossi delle mappe comunitarie, che certificano appunto il superamento dei limiti previsti dalla legge, non mancano da queste parti.

I NUMERI SICILIANI
A fare luce, in dettaglio, ci ha pensato il rapporto Arpa 2019, con dati aggiornati allo scorso anno, che evidenzia un generale miglioramento e le criticità legate ai limiti di legge per gli ossidi di azoto e per l’ozono. In attesa della messa in campo delle misure previste dal Piano regionale di tutela della qualità dell’aria, in parte bloccato da beghe burocratiche e da ricorsi, sono stati registrati, nel corso del 2018, superamenti dei valori limite per la concentrazione media annua di biossido di azoto (NO2), dei valori obiettivo per l’ozono (O3) e per l’arsenico.

In particolare, come negli anni precedenti, sono stati rilevati “superamenti del valore limite” nelle stazioni di traffico ubicate nell’agglomerato di Palermo, nell’agglomerato di Catania e nelle Zone industriali. Ma va aggiunto, e questo forse è uno degli aspetti più preoccupanti, che la raccolta dei dati di alcuni gestori non ha raggiunto il livello minimo previsto alla legge in quanto l’adeguamento della rete non è stato ancora completato.

NEL MIRINO LE CITTÀ
Ad approfondire le difficoltà legate al traffico urbano e alle sue conseguenze, ci ha pensato il rapporto di Legambiente “Mal’aria di città 2019”: nel 2018 sono stati “superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono) in ben 55 capoluoghi di provincia – si legge – e in 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa quattro mesi nell’anno”. Le città cattive di Sicilia sono Agrigento ed Enna, che hanno superato il limite previsto per l’ozono (25 giorni all’anno).

RESPONSABILITÀ DELLE AUTO
Tra i grandi nemici dell’aria, c’è certamente l’automobile. A livello nazionale – dicono da Legambiente – l’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione. E in Sicilia è ancora più elevato. Lo dimostra Catania che ha un rapporto tra mezzo e abitante (numero di autovetture per mille abitanti) che risulta essere 668,2, molto di più di Milano (427,8) e della media nazionale. Tra queste auto, domina la porzione più antiquata. Nel centro etneo la quota a standard emissivo Euro 0 riguarda un’auto su cinque, e in generale, lo dicono i numeri dell’Osservatorio Autopromotec che sono un’elaborazione di dati dell’Aci, circa 15% del totale del parco auto isolano è ad euro 0, mentre tra euro 0 ed euro 3 si trova più del 50% del totale. Anche l’Arpa Sicilia, nel rapporto sulla qualità della aria nell’Isola, ha individuato nel “traffico veicolare, e, in particolare, il traffico nelle strade urbane determinato dai veicoli pesanti maggiori di 3.5 t e dalle automobili a gasolio, come macrosettore maggiormente responsabile delle emissioni di Nox (ossidi di azoto, ndr) negli agglomerati urbani”.

IL PESO DELL’INDUSTRIA PETROLIFERA
A incidere sui polmoni siciliani ci sono inevitabilmente anche le aree industriali, in particolare l’ex sito di Gela, ormai riconvertito, e poi Priolo e Milazzo, che rientrano nella perimetrazione dei siti di interesse nazionale. A tal proposito l’Arpa ricorda che le “misure di contenimento delle emissioni sia convogliate che diffuse di idrocarburi non metanici provenienti dagli impianti presenti nelle aree industriali (raffinerie, centrali termoelettriche e cementerie) rivestono particolare importanza, oltre che per la riduzione dell’ozono, per la protezione della salute della popolazione residente in tale aree e, considerato che tali composti hanno un impatto in termini di odori percepiti, per il miglioramento della qualità dell’aria a livello locale”. A proposito degli odori molesti, dalla fine di agosto è disponibile, per gli abitanti delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale (al momento soltanto per il sin di Priolo), un’app (si trova su nose-cnr.arpa.sicilia.it) per segnalare le molestie olfattive. Negli ultimi trenta giorni ci sono state circa 800 segnalazioni: 196 a Melilli, 194 a Priolo, 364 ad Augusta e 436 a Siracusa.

LE PROCEDURE DI INFRAZIONE
A definire ancora meglio il quadro della situazione, ci sono le la procedura di infrazione n. 2015/2043 per i superamenti del valore limite per gli ossidi di azoto (NOx) e la procedura di infrazione n. 2014/2147 per i superamenti del valore limite per il particolato fine PM10 e per la mancata attuazione di interventi di risanamento della qualità dell’aria.

IL DIZIONARIO DEI VELENI OZONO
Al livello del suolo, la molecola di ozono si forma quando “altri inquinanti, principalmente ossidi di azoto e composti organici volatili, reagiscono a causa della presenza della radiazione solare”.
Le principali sorgenti di questi inquinanti sono di tipo antropico (i veicoli a motore, le centrali termoelettriche, le industrie, i solventi chimici, i processi di combustione etc. ) e di tipo naturale, quali boschi e foreste, che emettono i “terpeni” sostanze organiche volatili molto reattive. A influire sulle concentrazioni di ozono sono le “variabili meteorologiche come l’intensità della radiazione solare, la temperatura, la direzione e la velocità del vento”.
Tra gli effetti acuti derivanti dall’esposizione all’ozono si devono ricordare le irritazioni agli occhi, al naso, alla gola e all’apparato respiratorio, un senso di pressione sul torace e la tosse.

BIOSSIDI DI AZOTO (NO2)
Il biossido di azoto è un gas di colore rosso bruno, di odore pungente e altamente tossico. si forma in massima parte in atmosfera per ossidazione del monossido (NO), inquinante principale che si forma nei processi di combustione.
Le emissioni da fonti antropiche derivano sia da processi di combustione (centrali termoelettriche, riscaldamento, traffico), che da processi produttivi senza combustione (produzione di acido nitrico, fertilizzanti azotati, ecc.)
È un gas irritante per l’apparato respiratorio e per gli occhi che può causare bronchiti fino anche a edemi polmonari e decesso. Contribuisce alla formazione dello smog fotochimico, come precursore dell’ozono troposferico, e contribuisce, trasformandosi in acido nitrico, al fenomeno delle “piogge acide”.

Polveri killer
In Europa smog responsabile di 372 mila decessi all’anno

PALERMO – In Europa c’è un’aria migliore, ma l’inquinamento resta comunque una minaccia, soprattutto nelle città. Nel Vecchio Continente lo smog è responsabile di 372 mila decessi all’anno, in calo rispetto ai 391 mila del 2015. La concentrazione di polveri sottili è più elevata in Italia e in sei paesi dell’est (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania e Slovacchia). Anche le città italiane si trovano purtroppo al top in Europa: Torino contende a Parigi e Londra il primato per inquinamento da NO2 e Padova è prima per concentrazione media di PM2,5 e PM10.

Anche nelle aree rurali nazionali si registrano dei superamenti del particolato, col coinvolgimento di 16 delle 27 centraline che hanno registrato valori superiori ai limiti europei. A determinare le emissioni, in Europa così come in Italia e in Sicilia, sono i trasporti stradali, le centrali elettriche, l’industria, l’agricoltura e il riscaldamento domestico.

“L’Europa ha ora un’opportunità unica: fissare un’agenda ambiziosa che affronti le cause sistemiche delle pressioni ambientali e dell’inquinamento atmosferico. Stiamo facendo progressi, ma è tempo di accelerare i cambiamenti nei nostri sistemi di energia, cibo e mobilità per metterci su una traiettoria di sostenibilità e di un ambiente sano”, ha ricordato direttore esecutivo dell’Eae Hans Bruyninckx. “È semplicemente inaccettabile che qualcuno di noi debba preoccuparsi se il semplice atto di respirare sia sicuro o meno. Dobbiamo quindi impegnarci ancora di più per garantire che gli standard di qualità dell’aria dell’Ue siano rispettati ovunque”, ha dichiarato Karmenu Vella, commissario europeo per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca.

Dal calo delle nascite alle malformazioni

PALERMO – Di inquinamento atmosferico e conseguenze si è discusso nel corso di un convegno organizzato da Confsal, U.Di.Con Catania e centro medico “Le Zagare”. In particolare, si è fatto riferimento a un progetto di studio che, dopo aver riguardato già tre aree particolarmente inquinate della Penisola, potrebbe presto fare riferimento a Priolo-Melilli, Gela e Milazzo. Si tratterà in particolare di valutare il peso degli agenti inquinanti nell’ottica delle nascite. Nel mirino, in particolare, la correlazione tra esposizione alle polveri sottili e la scarsa capacità delle donne a procreare a causa della riduzione della riserva ovarica nonché il calo della concentrazione degli spermatozoi negli uomini. D’altro canto la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità stima che circa un quarto delle malattie è dovuta a prolungata esposizione ad inquinanti ambientali.

“Lo Stato deve sostenere tutte le possibili iniziative anche al fine di abbattere le spese sanitare causate dall’inquinamento – ha detto Santo Torrisi, segretario provinciale Confsal -. Bisogna fare sistema fra tutti gli attori che hanno responsabilità”. Al contempo anche i cittadini possono fare qualcosa per la propria salute, a cominciare da stile di vita e alimentazione, “in particolare, con determinati regimi nutrizionali sul modello mediterraneo con alimenti Bio veri”, come ha spiegato Luigi Montano, uro-andrologo che ha presentato un nuovo modello di valutazione di impatto ambientale e di prevenzione per le aree a rischio, a partire dalla Terra dei fuochi.

“Ci sono delle evidenze che dimostrano una stretta correlazione tra inquinamento ambientale e patologie tumorali maligne e respiratorie con un preoccupante aumento anche delle malformazioni congenite di vari apparati, urinario e genitale in particolare”, ha affermato il responsabile scientifico del Centro Medico Le Zagare, l’andrologo ed endocrinologo Giuseppe Sidoti. Di predisposizione genetica ad ammalarsi per fattori esogeni, prendendo ad esempio le città di Augusta e Vittoria come aree di rischio ambientale, ha parlato il genetista Sebastiano Bianca.

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