Trapani, Tranchida, la terza gamba dell'accordo Pd-M5S - QdS

Trapani, Tranchida, la terza gamba dell’accordo Pd-M5S

Vito Manca

Trapani, Tranchida, la terza gamba dell’accordo Pd-M5S

martedì 03 Novembre 2020

Il sindaco di Trapani ago della bilancia: ha numeri e leadership da mettere in campo. Al momento l’intesa tra le due forze politiche è ferma ad una mera dichiarazione d’intenti

TRAPANI – È un nodo che il Pd deve necessariamente convertire in lodo, in compromesso, non certo al ribasso.

I democratici trapanesi hanno avviato un percorso in salita – perché la storia di questi anni non si cancella con un tratto di penna e perché gli scontri, le polemiche lasciano sempre il segno – che porta ad una meta: l’accordo sul territorio, nei territori, con il Movimento Cinque Stelle. Fare come a Roma, passando dai Comuni e pensando alle Regionali 2022. Ma passando dai Comuni ci si ferma a Trapani, che continua ad essere il capoluogo, anche se in affanno d’immagine politica.

E qui l’intesa dovrà fare i conti con una variabile indipendente: il Pd, i grillini ed il sindaco Giacomo Tranchida.

Ecco il nodo da sciogliere. Il recente incontro tra il segretario provinciale dei dem Domenico Venuti ed il senatore pentastellato Maurizio Vincenzo Santangelo è stato – come si dice in questi casi – aperto e reciprocamente franco. Ma non è andato e non poteva andare oltre una dichiarazione d’intenti per un accordo di prospettiva. Nulla di concreto, nella sostanza. Perché come nel Monopoli, in un gioco tutto trapanese, si torna sempre al via.

E lì c’è Tranchida, con la sua forza elettorale e soprattutto con la sua leadership sul territorio. Il primo cittadino ha la tessera del Pd in tasca ma si è sempre mosso da battitore libero. Ed è una linea che ha confermato anche in questi giorni. Non avendo alcuna remora politica a mettere la prima firma su una nota, sostenuta ed approvata anche da altri sindaci, che chiede al premier Giuseppe Conte di modificare radicalmente l’ultimo suo Decreto, il suo ultimo Dpcm. In aprile, e per un altro Dpcm del Presidente sostenuto dal suo partito, è stato il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha dire l’ultima parola, bocciando il ricorso dell’amministrazione di Palazzo d’Alì che lo contestava in toto. Nella storia recente anche lo scontro sulle navi quarantena cariche di migranti.

Perché Tranchida sarà pure iscritto al Pd, ma ha sempre detto che c’è un altro partito che gli sta a cuore e che sente davvero suo: il partito del territorio. Ed i suoi interlocutori, tutti, nessuno escluso, sono stati più volte invitati a prenderne atto. C’è di più. E si torna sempre a lui. L’accordo che verrà, tra Pd e Cinque Stelle, dovrebbe aggregare anche movimenti e liste civiche. Pure in questo caso s’aggira lo “spettro” di Tranchida. Perché il sindaco è un fine stratega del civismo. Le sue elezioni a Valderice – lì in po’ meno perché la crisi dei partiti non era ancora così evidente -, ad Erice e nella stessa città di Trapani, sono state costruite su un progetto civico aperto ai partiti. Una soluzione trasversale che ha garantito a Tranchida numeri di valore, come il 70% al primo turno nella sua ultima fatica elettorale. La sua è una rete di liste e di gruppi civici con riferimenti importanti nel “quadrilatero” Trapani, Erice, Paceco e Valderice. Un’area da oltre 100 mila abitanti e con qualche altro Comune che potrebbe aggregarsi strada facendo grazie alla capacità di fare sintesi di Tranchida.

Una roccaforte politica ed elettorale che lo pone in prima linea rispetto a qualsiasi progetto in cantiere nell’intera provincia. E che finisce per rimarcare e sottolineare i suoi rapporti burrascosi con i Cinque Stelle. L’aula consiliare ha registrato sfide all’arma bianca con le due consigliere M5S. Su quasi tutto e quasi sempre. Una sfida senza tregua e spesso ad alta tensione. Sicuramente un macigno rispetto a qualsiasi ipotesi d’intesa tra le due forze politiche. Ecco perché il nodo Tranchida dovrà trasformarsi in lodo. Per arrivarci sarà necessaria tutta la diplomazia possibile. All’interno del Pd prima di tutto. Nel partito ci sono i suoi amici ma anche quelli che avrebbero rotto – costi quel che costi – già da tempo, pur consapevoli di pagare un prezzo elettorale. E nel confronto tra i vertici dei due partiti partendo dall’avvertenza che il caso Tranchida è da maneggiare con cura, per evitare che possa esplodere in giro per i Comuni. Ed allora l’accordo, se ci sarà, dovrà, per forza di cose, essere a tre. Altrimenti, non sarà.

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