Turismo, infrastrutture, investimenti, la Sicilia depressa diventi locomotiva - QdS

Turismo, infrastrutture, investimenti, la Sicilia depressa diventi locomotiva

Carlo Alberto Tregua

Turismo, infrastrutture, investimenti, la Sicilia depressa diventi locomotiva

venerdì 25 Ottobre 2019

I dati socio-economici che siamo costretti a registrare giorno dopo giorno, provenienti da fonti ufficiali (Eurostat, Unicef, Istat, Banca Italia, Inps e via segnando) relativi alla nostra Isola, ci dovrebbero deprimere. Invece ci creano un moto di rabbia ed una reazione perché non siamo disposti ad accettare la posizione nella retroguardia fra le regioni europee e le regioni d’Italia.
La natura ha dotato la Sicilia di grandissime possibilità, dal clima ai beni culturali, a quelli paesaggistici. Qui ci sono boschi e montagne, spiagge distese a vista d’occhio con un mare Mediterraneo bellissimo, temperature caraibiche, attrazioni di ogni genere.
Logica vorrebbe che quanto elencato costituisse una forza della natura per attrarre cento milioni di turisti, come accade in Veneto, e non quindici milioni come le statistiche purtroppo scrivono. Ovviamente i numeri si riferiscono ai pernottamenti, mentre non sono rilevate le ospitalità in nero piuttosto diffuse. Ma questa è una carenza della burocrazia che non effettua i dovuti e continui controlli.

Nella nostra Isola ci sono quattromila chilometri quadrati di boschi, la cui estensione dovrebbe essere aumentata, inducendo i proprietari agricoli a piantare altri alberi, la cui attività dovrebbe essere opportunamente incentivata. Nei boschi potrebbe essere attivata la filiera del legno.
Vi sono altri diecimila chilometri quadrati di territori per l’agricoltura innovativa, i cui prodotti sono sempre più ricercati dal mercato e quindi hanno un alto valore aggiunto. Punta di diamante dell’agricoltura sono i prodotti enogastronomici.
Poi dovrebbero essere fortemente potenziate la logistica e i trasporti, tentando di intercettare i traffici che entrano dallo stretto di Suez. Ma per questo occorrerebbe che fosse costruito il Ponte sullo Stretto e le linee ferroviarie ad alta capacità da ogni punto della Sicilia fino a Messina, e da Reggio Calabria fino a Salerno. Campa cavallo…
Nell’attività del turismo non è sufficientemente sviluppata quella relativa alla scuola. I ragazzi vanno in Europa, ma non da Trapani a Catania e viceversa.
Paradossalmente, l’arretratezza della Sicilia potrebbe diventare, invece, una leva per farla crescere rapidamente. Ma perché ciò avvenga è necessario che vi siano forti investimenti da parte dello Stato per sostenere le attività produttive con nuovi insediamenti, per fare decollare l’agricoltura, per creare le infrastrutture necessarie a far muovere persone e cose, riparazioni del territorio disastrato, manutenzione straordinaria di strade e scuole.
Come si evince dal breve elenco, gli investimenti su tutto l’arretrato, se avessero una dimensione-choc, potrebbero creare quella sorta di esplosione delle attività che di botto farebbe cresce Pil, occupazione e produzione di ricchezza. In questo quadro bisogna individuare chi sono i soggetti capaci di creare quest’onda d’urto richiesta per contrastare la sonnolente situazione.
Certamente la classe dirigente politica, quella burocratica e la terza della società civile. La distinzione non è casuale.

Chi è insediato ai vertici delle istituzioni siciliane ha il dovere di rispondere alle esigenze della società siciliana. Lo stesso dicasi di quei dirigenti della pubblica amministrazione che sono ben pagati, ma che non restituiscono in termini di servizi quanto percepiscono.
Infine la classe dirigente della società: professionisti, imprenditori, professori universitari e scolastici, magistrati, intellettuali ed altri, i quali dovrebbero esercitare l’opportuna pressione sulle altre due classi dirigenti affinché compiano fino in fondo il proprio dovere.
E poi vi è l’informazione costituita anch’essa da quella classe dirigente che sono i giornalisti. La stampa ha il dovere di risvegliare le coscienze sonnecchianti dei responsabili pubblici. Non può inarcare la schiena, con fare pauroso, di fronte a chi esercita il più becero potere, egoista e contrario all’interesse generale.
Una stampa siciliana libera può contribuire a raddrizzare una situazione drammatica che solo con un colpo d’ala può ribaltarsi e propendere verso traguardi luminosi. Oppure, ancora il buio.

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