UniMe acquista sede della Banca d’Italia, diverse le ipotesi per il suo utilizzo - QdS

UniMe acquista sede della Banca d’Italia, diverse le ipotesi per il suo utilizzo

Lina Bruno

UniMe acquista sede della Banca d’Italia, diverse le ipotesi per il suo utilizzo

sabato 25 Maggio 2019

Acquistata per 6,5 mln €, è una superficie di oltre seimila mq. Nel suo futuro un centro espositivo?Non è la prima volta che l’Ateneo entra in possesso di immobili di pregio in disuso per valorizzarli

MESSINA – Un altro plesso inutilizzato che potrebbe avere una nuova vita grazie alle risorse messe in campo dall’Università di Messina. Cosa diventerà, negli intenti, la sede della Banca d’Italia di Piazza Cavallotti? Si tratta di una superficie di oltre seimila mq, divisi in un seminterrato e due piani fuori terra che potrebbero essere destinati a centro unico espositivo e di documentazione e ricerca. I sotterranei invece potrebbero essere utilizzati come Archivio storico.

Ma non è la prima volta che l’Università, in immobili di pregio, vuole fare complessi museali per il suo patrimonio storico artistico. Villa Pace fu acquisita nel 1992 su disposizione del Tribunale, dopo il fallimento dell’azienda dei Bosurgi. “Doveva nascere un centro dove raccogliere tutti i musei specifici della tecnica, scienza, archeologia, numismatica – dice lo storico Franz Riccobono, presidente dell’associazione amici del museo e componente del Consiglio regionale dei Beni culturali – nei nove edifici si poteva creare benissimo un complesso articolato e multidisciplinare, ma è stato fatto poco o nulla. Il professore Antonio Imbesi aveva deciso di donare la sua collezione di vasi da Farmacia per creare il museo della farmacia del Mediterraneo, fu anche costituita una Fondazione. Le preziose ceramiche vennero conferite in uno degli edifici e per un qualche periodo venne anche realizzato il museo che non ho mai avuto modo di visitare e di cui non se ne sa più nulla”.

A Villa Pace in questi anni si sono organizzati convegni, esposizioni temporanee ma l’Università sembra volerle dare una connotazione di residenzialità dedicata all’alta formazione ed all’ internazionalizzazione. A questo scopo infatti è stata ristrutturata Villa Amalia, parte dello stesso complesso, che ha già ospitato gli studenti per la scuola estiva residenziale. è stata poi la volta di Palazzo Mariani, ex edificio delle regie poste, una struttura con chiostro centrale che si affaccia su Piazza Antonello, comprato sempre per finalità culturali ma per il momento utilizzato per uffici e segreterie. “Ad una mia ipotesi di realizzare, in una piccola parte della struttura, un museo della storia dei terremoti, -dice Riccobono- mi è stato opposto che dovevano farci una palestra per impiegati e studenti”.

Nel 1979 Unime riceve in eredità da Santino De Pasquale la Villa con lo stabilimento dove la famiglia produceva le essenze, comprese tutte le attrezzature. Un patrimonio da archeologia industriale che però è andato perso, dopo il 1989, quando l’immobile, fino ad allora sede dell’Istituto di Ricerche sull’Energia (CNR.) diretto da Nicola Giordano, ordinario di Chimica Industriale, è tornato all’Università. Da allora è rimasto in balia dei vandali che hanno distrutto ogni cosa. Nel 2014 l’Università delibera di vendere il plesso di Pistunina o in alternativa darlo in comodato d’uso, ma Villa De Pasquale risulta ancora nel patrimonio UniMe e inutilizzata.

“Sono contento dell’acquisto della sede della Banca d’Italia, – dice Riccobono – ma non vorrei facesse la fine delle imprese precedenti”. Il plesso è stato acquistato per sei milioni e mezzo di euro e l’Ateneo vorrebbe adeguare la struttura, edificata nel 1924, per valorizzare il grande patrimonio artistico e culturale in possesso, rendendolo fruibile non solo a docenti e studenti ma anche a cittadini messinesi e turisti.

Grande soddisfazione ha espresso il Rettore Salvatore Cuzzocrea sottolineando l’impegno della Governance di Ateneo nell’ interazione tra la città e la sua Università, che si pone sempre più, come risorsa per il territorio. Un altro passo avanti in questo senso è stato fatto sul recupero della Biblioteca regionale; è stato infatti sottoscritto il contratto per l’affidamento dei lavori per il restauro conservativo e il consolidamento del plesso dopo un accordo con il Governo regionale che restituisce all’Università il pieno ed esclusivo possesso della struttura confermando il parziale finanziamento dei lavori con circa un milione di euro.

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