Usura, due arresti della Finanza nel Palermitano - QdS

Usura, due arresti della Finanza nel Palermitano

redazione web

Usura, due arresti della Finanza nel Palermitano

mercoledì 29 Gennaio 2020

Prestiti milionari con tassi del 520% annuo, almeno venti le vittime. Nel corso dell'operazione sequestrati sette immobili, tre aziende, auto e beni di lusso per un valore stimato complessivo di oltre cinque milioni di euro

Gli investigatori della Guardia di Finanza, coordinati dalla Procura di Palermo, hanno eseguito due misure cautelari, di cui una in carcere ed una ai domiciliari, emesse dal gip nei confronti di due palermitani residenti a San Cipirello (Palermo), padre e figlio, accusati di associazione a delinquere finalizzata all’usura, estorsione, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti e abusiva attività finanziaria.

Gli arrestati sono Santo Sottile e il figlio Alessandro, accusati di associazione a delinquere finalizzata all’usura ed estorsione.

Il primo è stato trasferito in carcere, il secondo è ai domiciliari.

Complessivamente sono cinque le persone implicate nell’inchiesta giudiziaria; indagata in concorso anche la compagna di uno dei due arrestati.

Nel corso dell’operazione Papillon, sono stati inoltre sequestrati sette immobili, tre aziende e auto e beni di lusso per un valore stimato di oltre cinque milioni di euro.

A dare il via all’indagine è stata la denuncia di un imprenditore: a fronte di prestiti per 450 mila euro, era stato costretto a restituire in un anno circa un milione euro.

Le indagini tramite intercettazioni, pedinamenti nonché l’analisi di documentazione contabile e bancaria, hanno permesso di ricostruire un giro di affari milionario alimentato da prestiti con tassi usurai che in talune circostanze hanno superato anche il 520% annuo: almeno venti le vittime accertate, prevalentemente imprenditori.

I prestiti venivano effettuati avvalendosi delle aziende riconducibili agli usurari stessi, nel settore della rivendita di materiali per edilizia, i cui conti correnti erano utilizzati sia per erogare il prestito che per l’incasso delle relative rate, avendo cura però di produrre fatture per operazioni inesistenti. In altri casi, invece, le vittime si rivolgevano direttamente agli usurai per ottenere prestiti di ingenti somme in contanti, rilasciando a garanzia assegni in bianco.

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