Verde, bastava applicare la legge Rutelli, un albero in città per ogni bambino nato - QdS

Verde, bastava applicare la legge Rutelli, un albero in città per ogni bambino nato

Rosario Battiato

Verde, bastava applicare la legge Rutelli, un albero in città per ogni bambino nato

venerdì 11 Ottobre 2019

Bocciate le città metropolitane dell’Isola nell’ultimo rapporto del Wwf sulla sostenibilità urbana. Gap Nord-Sud anche sulla copertura di alberi: si va dal 42% di Bologna al 9% di Cagliari

PALERMO – La vera sfida sul futuro sostenibile delle città si gioca nelle aree metropolitane che da sole ospitano 9,5 milioni di persone, circa un sesto del totale della popolazione nazionale, e 1.200 chilometri quadrati di verde, cioè la superficie di Roma. Non tutte le realtà sembrano aver imboccato la giusta via, con le siciliane che si presentano tra luci e ombre. Se ne è parlato nel report Wwf “Urban nature 2019 Biodiversità urbana: percorsi e proposte in campo”, presentato in occasione della Festa della natura in città.

IL VERDE URBANO
Le 14 aree/città metropolitane (tre le siciliane: Palermo, Catania e Messina) valgono l’1,2% del totale del territorio nazionale eppure ospitano il 16% della popolazione italiana a fronte di una copertura media di verde su area urbana che oscilla intorno al 30% del totale, anche se esistono differenze sostanziali: per il verde si passa dal 42% di Bologna al 9% di Cagliari.

LE SICILIANE TRA PERCORSI VIRTUOSI E CRITICITÀ
C’è una normativa italiana, che risale al 1992, la cd legge Rutelli, poi implementata successivamente con la legge n.10/2013, che prevede una pratica semplice ed essenziale: la piantumazione da parte del Comune di un albero per ogni bimbo nato. Operazioni del genere, che hanno avuto un’applicazione piuttosto deludente e a macchia di leopardo, non hanno trovato grandi risultati: a Palermo la 10/2013 viene applicata senza registrare significativi cambiamenti mentre a Catania e Messina non ci sono state iniziative di informazione e coinvolgimento della cittadinanza.

Per quanto riguarda il censimento dei regolamenti del verde, a Palermo si prevedono forme di affidamento diretto di aree verdi a soggetti privati, con buon successo dell’iniziativa, a Messina non ne è stato approvato nessuno mentre a Catania uno strumento di pianificazione “Regolamento del verde pubblico e privato della Città” è stato approvato dal Consiglio comunale lo scorso agosto.

Per quanto riguarda le infrastrutture verdi, le reti ecologiche e i piani di adattamento, soltanto Palermo si distingue per aver avviato la “progettazione di green infrastructure, da finanziare con fondi europei, e si è impegnato nell’inserimento di misure gestionali e delle connessioni ecologiche nello Schema di massima del nuovo Prg”. A Catania e Messina non si registrano iniziative in tal senso, anche se nel Capoluogo etneo il presidente della Commissione urbanistisca, Manfredi Zammataro, che si sta spendendo molto per l’approvazione del Piano regolatore (le cui linee guida saranno in aula lunedì prossimo), ha spesso parlato di una programmazione sostenibile e di un futuro “verde” per la città dell’elefante.

LE PROPOSTE INTERNAZIONALI
L’alleanza tra città e natura si configura al meglio in alcune parti del mondo. Il Report dell’associazione del panda offre diversi esempi concreti, illustrando le esperienze avanzate di Vancouver, che viene considerato il modello più evoluto di questo rapporto, e anche di New York, mentre in Europa i modelli migliori si trovano in Germania, con il programma Städte wagen Wildnis, che ha organizzato un piano di intervento nazionale per stimolare il ritorno alla natura e alla vita selvatica nelle città e anche a Londra, la prima città al mondo a essere dichiarata National Park City.

IL PIANO DEL WWF
Il Wwf, con la collaborazione di 40 realtà locali e di due organizzazioni nazionali (Federbio e Federerazione Pro Natura), ha redatto il “Manifesto del Buon Governo della Natura in Città” che si articola in sei diversi filoni e suggerisce 22 azioni da “sottoporre alle amministrazioni comunali nella loro integrità o anche parzialmente, a seconda del grado di maturità del Comune con cui si avvia l’interlocuzione”. Si passa dall’integrazione della nuova pianificazione con la individuazione e regolamentazione delle green and blue infrastructure e con i Piani urbani di adattamento climatico alla definizione dei “Piani comunali del verde” a tutela delle aree seminaturali, agro-selvicolturali e di importanza ecologica e paesaggistica e per l’individuazione di “cinture verdi” periurbane.

Passaggio anche sulla verifica della Legge n. 10/2013 e sulla promozione della cittadinanza attiva adottando, laddove non sia stato ancora fatto, i “Regolamenti, per la collaborazione dei cittadini con le amministrazioni per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani” e i “Patti di collaborazione amministrazione e cittadini attivi” da questi previsti e favorire le “esperienze civiche dei giardini condivisi e degli orti sociali e la diffusione di apposite Ordinanze e/o Regolamenti comunali (quali quelli approvati già da almeno 65 Comuni) per la gestione della biodiversità in città con metodi biologici, e che vietino, nel contempo, l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi (fitofarmaci e biocidi) nella gestione del verde urbano”.

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