Virus, la festa di evasori e usurai - QdS

Virus, la festa di evasori e usurai

Carlo Alberto Tregua

Virus, la festa di evasori e usurai

venerdì 24 Aprile 2020

La ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha lanciato un grido d’allarme: in questa emergenza aumenta il pericolo delle infiltrazioni mafiose nell’economia perché molti provvedimenti di acquisto di beni e servizi, soprattutto nella sanità, non seguono le regole della competizione e vengono effettuati direttamente da commissari e responsabili.
Si sta già verificando la speculazione delle mascherine “normali”, non quelle sanitarie, che hanno un costo industriale oscillante fra venti e trenta centesimi e vengono vendute al dettaglio a due/tre/quattro euro.
Oltre all’infiltrazione mafiosa nell’economia vi è un altro nervo scoperto del nostro Paese e cioè l’evasione fiscale, da più parti stimata in oltre cento miliardi l’anno, che si sommano forse ad altri cento miliardi che è la stima del giro d’affari della criminalità organizzata.
Ma vi è un terzo parametro da non sottovalutare e riguarda ancora cento miliardi di attività in nero che non solo produce evasione fiscale, ma anche distorsione di mercato.


L’epidemia che ha colpito l’Italia ha necessariamente rallentato il lavoro della Guardia di Finanza – Polizia economica finanziaria preposta a scoprire l’evasione fiscale – la cui attività rallentata è un vantaggio per tutti coloro che hanno la cattiva abitudine di non corrispondere allo Stato le imposte in rapporto ai loro redditi, ovvero a non versare l’Iva o anche a non pagare i tributi locali, indispensabili al funzionamento dei comuni.
Vi è un’altra questione da non sottacere: la fame nera che ha colpito milioni di italiani, nonché la chiusura per mesi delle attività di piccoli imprenditori ed artigiani, ha attivato il ricorso agli usurai, anche perché il sistema bancario non è stato in condizione di procedere alla distribuzione delle risorse finanziarie messe a disposizione dallo Stato con lentezza.
Questo fenomeno era pacifico che accadesse perché in Italia la cinghia di trasmissione fra le istituzioni e i cittadini è costituita dalla burocrazia. Siccome essa non funziona, neanche in modo sufficiente, ecco che le decisioni istituzionali non sono trasferite in tempi normali ai cittadini. Tutto è esasperatamente lento e nessuno risponde di tale lentezza.

Siamo a dieci giorni dal fatidico 4 maggio, quando le attività dovrebbero essere riaperte, probabilmente in modo differenziato nelle diverse regioni, in relazione al tasso di diminuzione dei nuovi contagiati.
Dobbiamo tutti augurarci che il Governo ed il suo Presidente del Consiglio abbiano il coraggio di assumersi la responsabilità per fare ripartire il motore dell’economia, perché già in atto comincia a serpeggiare una sorta di asfissia e di torpore, che prende le membra di tutti coloro che erano abituati a lavorare alacremente e che ora sono stati costretti all’inazione.
Non può essere più procrastinato l’inizio della maggior parte delle attività, pur adottando le necessarie precauzioni per evitare l’ecatombe economica.
Il Governo si appresta a stanziare altri cinquanta miliardi con il provvedimento di aprile, che forse slitterà a maggio, dopo averne stanziati venticinque con il decreto di marzo. Ma il debito nuovo non è inesauribile, anche perché in un modo o nell’altro dovrà essere restituito, prima o dopo.


Le Regioni, dunque, saranno probabilmente delegate ad attivare la propria economia e così anche la nostra, la quale è alle prese con la legge di bilancio 2020 che deve essere approvata entro giovedì 30 aprile.
Tale legge avrà la funzione di forte propulsione per l’economia perché mira ad utilizzare risorse extra regionali messe a disposizione dal Governo nazionale, che a sua volta se le procurerà facendo debiti.
Ma in questo momento è indispensabile dare energia all’economia ed alla schiera dei piccoli e medi imprenditori siciliani, i quali sono spompati, seppure in loro vi è una forte volontà di ricominciare.
Non solo servono le provvidenze finanziarie, ma esse, per funzionare, debbono essere affiancate da una fortissima semplificazione delle procedure burocratiche in modo da accorciare la filiera e consentire a tutti i supporti di agire con tempestività.
Un modo di dire francese recita: ‘tout casse, tout passe, tout lasse’. Evitiamo che tutto si rompa, passi o si lasci, ma innestiamo dosi di ottimismo e positività per una forte ripresa delle attività e dunque un ritorno alla normalità. Alla bella normalità!

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