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mercoledì 08 Dicembre 2021

Di fatto il Gatsby italiano, lontano per tormento e tragicità dalla penna di un grande come Fitzgerald, sta dimostrando solo di essere un Grande Bluff. Un Essere che si confonde nel Nulla

Giuseppi Conte assomiglia in maniera parzialmente impressionante a Gatsby, il personaggio magnificamente descritto da F. S. Fitzgerald. Un dandy elegante, amato dal pubblico femminile, con una sconosciuta vita alle spalle, di fatto un parvenu.

Come
il personaggio interpretato cinematograficamente da un tormentato Robert
Redford arriva alla grande città dalla provincia in maniera repentina. Baciato
da una improvvisa Dea bendata. Tutti ne parlano, tutti lo vogliono per un
fugace lasso di tempo. Poi la dura verità del mestiere della politica, fatto di
visioni mancanti, come disse Grillo, e carattere non consono alla pugna, viene
inevitabilmente a galla.

L’alleato
accudente, e fino all’anno scorso osannante, il Partito Democratico, gli
propone di correre ad un seggio quasi sicuro, quello lasciato libero da Gualtieri,
il suo ministro ora Sindaco della Capitale.

Ma
il “quasi” non è abbastanza per un carattere comunicato dai suoi spin doctor adamantino,
ma invece di scarso coraggio politico. Letta, il capo del PD, ha corso a Siena,
rientrando attraverso la legittimazione politica nel campo di agone. Ha messo
la sua faccia in gioco in un collegio dove il suo avversario atavico, Matteo Renzi,
poteva fare la differenza. Questa è politica Bellezze!

Lui,
il nostro Conte Gatsby, no. Non si candida, non si mette in gioco, dimostrando
paura di perdere e mancanza di carattere. Si impaurisce, nonostante mostri
muscoli di cartone, di un avversario come Calenda, che ha un partito che non
supererebbe la soglia di sbarramento.

Lui
vuole entrare senza rischi alle prossime elezioni nella quota proporzionale. Lo
prenderanno un senatore i 5stelle alle prossime elezioni nella quota proporzionale,
pensa Lui.

Probabilmente
si. Ma il 2023 è lontano e la politica italiana è alquanto traballante e
trasformista. Può darsi che non sia più lui a fare le liste, in un tempo
infinito per la corta visione della politica italiana.

Lui
poteva essere il candidato di un “tempo piccolo”, ma avuto paura di un Tiro
Mancino, gli è mancato il quid, come diceva Berlusconi, o gli attributi che in
politica contano e molto.

Di
fatto il Gatsby italiano, lontano per tormento e tragicità dalla penna di un grande
come Fitzgerald, sta dimostrando solo di essere un Grande Bluff. Un Essere che
si confonde nel Nulla.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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