Sanità, medici protestano: “No ai tagli orizzontali” - QdS

Sanità, medici protestano: “No ai tagli orizzontali”

Claudia Cali

Sanità, medici protestano: “No ai tagli orizzontali”

sabato 30 Giugno 2012

L’abbassamento della qualità del servizio fa aumentare i pazienti in fuga. I tempi e le liste d’attesa sono addirittura cresciuti

PALERMO – “No a un sistema sanitario pubblico povero per i poveri”. Con questo slogan 25 sigle sindacali siciliane, in contemporanea nazionale, hanno lanciato il “Sanità day”, una giornata di mobilitazione della dirigenza medica, sanitaria, amministrativa, professionale e tecnica contro la crisi del sistema sanitario. Nella sede palermitana della Cisl Sicilia viene denunciata un’errata attività di risanamento dei bilanci della sanità, più che una riduzione delle perdite sta generando un dissesto del sistema sanitario pubblico. Per Massimo Farinella, segretario regionale della Cisl medici, “il governo nazionale non può continuare a tagliare in maniera orizzontale i fondi destinati agli ospedali pubblici, senza rendersi conto delle specificità di ogni regione.
Evidenti, secondo i medici siciliani, gli effetti dei tagli applicati: crescita dei tempi e delle liste d’attesa che continuano a non essere smaltite, aree di emergenza dei pronto soccorso sempre congestionate. Le cause,  secondo i sindacati, sarebbe da attribuire ad un errato criterio di riduzione delle voci di spesa, a scapito di un servizio sanitario di qualità e fornito in tempo reale.
I direttori generali delle aziende ospedaliere, si legge nella nota della Cisl, hanno avuto, in questi anni, il mandato di chiudere i bilanci quanto più possibile a pareggio, facendo scelte a volte discutibili, “tagliando tutto quello che costa, compreso i diritti”, nonostante il ticket grava sui cittadini. “Avevamo chiesto di eliminarlo e trovare fondi in altri modi, ma non siamo stati ascoltati. Volete davvero non trovare 120 milioni di euro, ciò che ricava la regione dal pagamento del ticket, all’interno di un sistema che spende ogni anno 8 miliardi?"
I sindacati puntano, inoltre, il dito sulla scelta di tagliare il personale: “addirittura il 30% degli ospedali italiani, Sicilia compresa, è in mano a precari cronici, medici ultraquarantenni che attendono persino da 10-15 anni, la stabilizzazione”. Questo perché, fa sapere Cisl, i bilanci sarebbero “stretti nella morsa del de-finanziamento, della spending review, dei conflitti istituzionali, del commissariamento dei commissari regionali alla Sanità”.
 
E a farne le spese sarebbero la qualità e l’esistenza stessa del servizio, la componente professionale medica e il rispetto del diritto alla salute. In pericolo, anche, l’universalità e l’equità del servizio, lo dimostrano i tempi e le liste d’attesa per prestazioni di diagnostica e visite mediche che raggiungerebbero, in alcuni casi anche i 10 mesi di attesa, spingendo di fatto, chi se lo può permettere, verso strutture private, o anche verso altre regioni, aumentando la mobilità passiva.

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