Pesca, il comparto siciliano è in ginocchio - QdS

Pesca, il comparto siciliano è in ginocchio

Michele Giuliano

Pesca, il comparto siciliano è in ginocchio

giovedì 12 Luglio 2012

Caputo: “Penalizzate le nostre marinerie, opportuno ricorrere al Tar”. Il 70% del pescato non proviene dai mari isolani. L’Ugl: “A rischio 800 lavoratori”. Intanto, negli ultimi dodici anni persi 12.000 posti di lavoro

PALERMO – Con il decreto emesso dal ministero delle Politiche agricole e alimentari trema il sistema occupazionale della pesca siciliana, indotto compreso. Il decreto che dispone la chiusura definitiva della campagna di pesca al tonno rosso con il palangaro avrà certamente effetti devastanti sul mercato del lavoro diretto e indiretto del settore.
Secondo Giuseppe Messina, Segretario regionale Ugl Agroalimentare Sicilia, sarebbero a rischio 800 lavoratori occupati nelle aziende, lungo la filiera, con un fatturato di almeno 60 milioni di euro. “Oltre 5 mila pescatori operanti nel comparto della pesca marittima siciliana nell’ultimo biennio – precisa Messina – si sono ritrovati senza lavoro. Un collasso senza precedenti nell’omertà della politica siciliana nazionale ed europea”.
Un calo vertiginoso, che dal 2000 ha visto i pescatori attivi ridotti da circa 20.000 a meno di 8.000. Incrociando questi dati con quelli delle vendite di prodotto locale sui mercati siciliani, con il 70 per cento che secondo le ultime stime non è pescato nelle acque siciliane, i dubbi sono tanti e tutti inquietanti: “Forse bisogna favorire il prodotto d’importazione? – si chiede ancora Messina – Sui banconi della grande distribuzione in Sicilia c’è ormai un’impressionante presenza di prodotto pescato nell’Oceano Indiano e un trend di continua crescita del pesce proveniente dal Vietnam, un Paese dove, ironia della sorte, la Sicilia ha organizzato una missione commerciale per promuovere il pesce siciliano”.
Esterna non poche preoccupazione anche la classe politica siciliana: “Credo sia opportuno – dichiara il presidente della Commissione Attività produttive all’Ars, Salvino Caputo – che la Regione proponga ricorso al Tar contro il decreto perché è un provvedimento che danneggia i pescatori e le nostre marinerie che già attraversano un momento di crisi difficilissima che ha messo in ginocchio le attività ittiche. È necessario salvaguardare questo comparto che in Sicilia vanta un’antica tradizione ed una florida attività economica. Le regole dell’Unione Europea stanno compromettendo la nostra economia”.
L’Ugl è tornata all’attacco e ancora una volta non ha risparmiato critiche nei confronti del governo siciliano, accusato di avere sperperato nel settore dell’agroalimentare nonostante il periodo difficilissimo per la pesca e non solo: “In tempi di magre – aggiunge Messina – e con il bilancio regionale approvato con il carico di mille dubbi e strascichi con il commissario dello Stato per la Regione Siciliana, condanniamo la scelta dell’ex assessore alla Pesca D’Antrassi di istituire la Fondazione per la Dieta Mediterranea definita come la casa che dovrebbe accogliere i Paesi del Nord Africa. Un contenitore di cui la pesca siciliana può fare certamente a meno che ha finalità per nulla di settore, se si pensa che nei pensieri dell’oramai ex assessore la Fondazione dovrebbe perseguire una politica estera-industriale legata all’agroalimentare attraverso convegni, laboratori e degustazioni non solo di prodotti ittici, sicuramente di importazione, ma anche di oli, vini, dolci, ortofrutta, tutte produzioni dei Paesi frontalieri”.
 

 
L’importanza del lavoro connesso al tonno rosso
 
PALERMO – Il tonno rosso non è solo il re della cucina siciliana. La sua pesca, la lavorazione, la trasformazione e la commercializzazione, dà lavoro ad un enorme comparto. Sono diciassette i titolari delle quote per la pesca del tonno rosso in Sicilia; la regione rappresenta da sola il 40% del comparto in Italia. Ma la crisi si fa sentire. Su cinque licenze per allevamento di tonni, solo due fanno riferimento ad aziende operative. Queste aziende, “New Eurofish” di Castellammare del Golfo in provincia di Trapani e “Pescazzurra” di Milazzo in provincia di Messina dispongono di grossi impianti che permettono di ottenere il fissaggio degli animali pescati. Entrambe le aziende hanno avuto nel periodo d’oro (fino a due-tre anni fa) produzioni superiori ai 3.500 esemplari. Ma Pescazzurra, a causa della scarsità del pescato, nel 2008 è rimasta al palo. Intanto Ugl Agroalimentare ha chiesto al Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, di procedere alla soppressione dei carrozzoni chiamati “Fondazione per la dieta Mediterranea” e “Coreras” e intervenire con un regolamento per arginare la pesca sportiva che, senza regole, danneggia il comparto riducendo la capacità di guadagno del pescatore.

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