Le carenze di strutture e organico sono un limite - QdS

Le carenze di strutture e organico sono un limite

Anna Greco

Le carenze di strutture e organico sono un limite

venerdì 20 Luglio 2012

Forum con Nicolò Fazio, presidente Corte d’Appello di Messina

Qual è l’attuale situazione del distretto della Corte di Appello di Messina? Quali sono stati i risultati e quali gli obiettivi raggiunti nell’ultimo anno?
“Grandi risultati, purtroppo, non si sono potuti e non si possono conseguire. Vige, oggi come ieri, una carenza di strutture, di organici e di risorse in genere davvero molto importante. La crisi della giustizia è qualcosa di endemico, qualcosa di difficile da risolvere. E non sarà di certo la soppressione di qualche tribunale a migliorarla. Nel nostro distretto, infatti, dovrebbe saltare il tribunale della città di Mistretta. Si risparmieranno certamente quei pochi giudici che saranno destinati altrove, ma la crisi della giustizia è soprattutto una crisi di sopravvenienza di affari. Abbiamo, infatti, una sopravvenienza di contenzioso che è decisamente al di sopra della possibilità di definizione. Si dovrebbe, quindi, a mio parere agire a monte del problema. Situazioni, inoltre, che possono far bene sperare non se ne vedono. Funziona meglio invece la giustizia penale che riesce a smaltire un po’ del carico e non presenta grossi ritardi nella definizione”
La soppressione del Tribunale di Mistretta, quindi, a suo parere non condurrà ad una possibile risoluzione di problematiche?
“La soppressione del tribunale potrà portare certamente qualche miglioramento, ma assolutamente non sarà risolutiva. C’è, poi, da aggiungere, su questa particolare situazione, che la giustizia di prossimità, con una tale soppressione, va ad allontanarsi. Bisogna rendersi conto infatti delle condizioni geografiche in cui versa la cittadina di Mistretta che è una località montana, lontana dai centri cui dovrebbe essere accorpata (forse a Patti). Con una tale manovra, quindi, l’obiettivo di prossimità fallisce!”
La sopravvenienza di contenzioso, attualmente, a quanto ammonta?
“Abbiamo cifre da record. Basta considerare che nella sola corte di appello esiste qualcosa come dieci mila affari civili pendenti. Ed a questo numero vanno sommati gli affari dei quattro tribunali e la sopravvenienza degli affari previdenziali.”
Nell’anno passato auspicava l’effettuare di uno screening su tutte le cause in atto per stabilire quelle prioritarie e, parimenti, tagliare quelle “morte”: è stato portato avanti come progetto ed obiettivo?
“Si. In questa direzione qualche risultato lo abbiamo conseguito. Si è, infatti, portato avanti questo piano di decongestionare il carico delle cause più vecchie.”
Prosegue la convenzione con l’ordine degli avvocati, stipulato nel 2011, in base alla quale alcuni giovani che dovevano sostenere il concorso per l’esame di avvocato, anziché sostenere la pratica presso gli studi legali, avevano possibilità di sostenerla presso i vostri uffici?
“Quella convenzione ha funzionato, è ancora in atto, ma potrebbe funzionare meglio se ci fossero incentivazioni economiche. Si era pensato di fare anche delle convenzioni con ad esempio delle banche, con Confindustria ma, vuoi anche per il periodo di particolare criticità, di persone disposte a sovvenzionare la giustizia ce ne sono ben poche. La politica del Ministero è tesa alla riforma a costo zero. Questa non si può fare! Noi contavamo molto sull’attuazione dell’ufficio del giudice, che sarebbe stato di aiuto, di agevolazione, ma anche questo progetto non si può attuare nella logica a costo zero!”
Ci sono state ulteriori forme di collaborazioni con altri enti?
“Sì. Proprio di recente vi è stata una prima sperimentazione di collaborazione con l’autorità civile.”

La recente collaborazione con l’autorità civile in quale maniera si è concretizzata?
“Due club service, il Soroptimist International Club di Messina e il Kiwanis Club Messina Nuovo Ionio, hanno attrezzato una sala di ascolto per i minori, struttura studiata per assicurare particolari forme di tutela ai minori coinvolti in procedimenti giudiziari, sia che siano vittime, sia testimoni di violenze, evitando loro lo stress emotivo di un’audizione pubblica. Noi ne eravamo privi.”
Tale iniziativa di particolare collaborazione ha avuto risonanza?
“Sì. Abbiamo presentato quest’iniziativa in aula magna della Corte di Appello indicando anche una strada che può essere battuta dal volontariato, dalla società civile, che può darci una mano concreta. È stato un grande giorno per la giustizia messinese, una festa del volontariato, della solidarietà e della gratuità, perché, per la prima volta, dei club service hanno collaborato con l’amministrazione giudiziaria con una iniziativa che sopperisce alle carenze delle strutture giudiziarie e che mostra il volto umano della giustizia.”
Si potrà, a suo parere, trarre da questo episodio una qualche forma di collaborazione da realizzare con altri enti locali?
“Sì. Vorrò chiedere la stessa forma di collaborazione alla Confindustria per quanto riguarda la eventuale istituzione di borse di studio da destinare ai giovani che potrebbero fare il praticantato da noi e costituire, allo stesso tempo, l’ossatura per l’auspicato ufficio del giudice.”
 
La legge Pinto rappresenta ancora, come era tesi dell’anno passato, una ingente spesa finanziaria?
“Per rispondere a questa domanda, fornirò solamente una cifra che è scandalosa: di debiti di legge Pinto, il distretto di Messina, ha nove milioni di euro! Cioè il distretto di Messina deve dare, citando la cifra nelle vecchie lire, ben diciotto miliardi di indennizzi da durata ingiustificata dei processi”.
Questi indennizzi di cui riferisce potranno, a suo parere, mai essere risarciti?
“Personalmente credo di no”.
Quali potrebbero essere, a suo parare, possibili soluzioni in relazione a questa problematica?
“Bisognerebbe riformare drasticamente. In prospettiva, in materia della legge Pinto, esiste una riforma ma non è quella drastica che noi avevamo sollecitato. Tutti i presidenti delle corti di appello, istruito un coordinamento, infatti avevamo chiesto al ministero che ci sottraesse dalla condizioni di queste pratiche, in modo da utilizzare meglio le risorse umane, impiegare cioè diversamente i giudici nelle trattazione delle cause.”
L’informatizzazione, nei vostri uffici, è adeguata alle esigenze di lavoro? È al passo con i tempi?
“Siamo, attualmente, abbastanza informatizzati. Certo anche in questo campo, c’è stato un chiaro rallentamento nella spesa da parte del Ministero. Bisogna considerare che le spese di ufficio, quest’anno, sono state ridotte al minimo: abbiamo avuto degli stanziamenti nella misura quasi del 50 per cento in meno rispetto all’anno scorso”.
 
 

 
Nicolò Fazio è nato a Sant’Angelo di Brolo nel 1941. È entrato in magistratura nel 1965. Destinato alla Procura della Repubblica di Mistretta quale sostituto, ha esercitato le funzioni di Pretore di Patti e di giudice di quel Tribunale sino al 1986. Trasferito al Tribunale di Messina, nel 1990 è passato a dirigere prima la Pretura e, poi, il Tribunale di Mistretta. Presidente del Tribunale di Patti dal 1999 da ottobre del 2006 ha assunto l’incarico di presidente della Corte d’Appello di Messina

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