Voli low cost: poca chiarezza sul prezzo finale del biglietto - QdS

Voli low cost: poca chiarezza sul prezzo finale del biglietto

Michele Giuliano

Voli low cost: poca chiarezza sul prezzo finale del biglietto

giovedì 26 Luglio 2012

Spesso una prenotazione on line può far lievitare il prezzo finale anche del 150-200 per cento. Tasse, supplementi bagaglio, assicurazioni, avvisi per sms, imbarco prioritario

PALERMO – Quante volte ci è capitato di rimanere sbigottiti e attratti da megaofferte per un viaggio in aereo nelle più grandi capitali europee. Con 15, 20 o 30 euro si sarebbe potuto fare un viaggio andata e ritorno. Quando con la carta di credito in mano si pregustava già la partenza dei sogni a prezzo stracciato arrivava quasi sempre puntale la stangata: tra tasse, aggiunzioni varie (e molto spesso necessarie) e improbabili sovraprezzi finali per ragioni spesso grottesche la cifra arrivava a lievitare anche del 150 o 200 per cento. E si tornava quindi con i piedi per terra, arrabbiati per essere stati convinti di avere sfiorato il grande colpaccio. Scena su cui probabilmente si è rivisto ognuno di noi.
A causare tutto ciò le compagnie low cost, molto abili nel mettere in risalto i classici specchietti per le allodole. Da oggi, però, non succederà più: perché 12 compagnie aeree europee, tra cui spiccano anche Ryanair e EasyJet (che fanno scalo a Trapani, Palermo e Catania), hanno deciso di cambiare una delle loro policy più contestate in seguito ad alcune indagini dell’Office of Fair Trading britannico, che ora chiede una comunicazione più chiara nell’imposizione delle tasse sui voli aerei. In pratica, niente più brutte sorprese: il prezzo finale del nostro volo verrà reso noto fin dall’inizio della transazione. L’Oft è stato inflessibile: “È importante che quando un cliente cerca un volo, si trovi davanti un prezzo realistico e che non si faccia sorprendere da costi extra” spiega Clive Maxwell, direttore esecutivo dell’ufficio a tutela dei consumatori.
Purtroppo le compagnie low cost in Italia devono fare i duri conti con l’esasperante pressione fiscale. Come più volte denunciato dalle associazioni di categoria il governo utilizza biglietti aerei e carte di credito per fare cassa come fa con la benzina, caricandoli di addizionali fiscali per finanziare anche provvedimenti che con turismo e trasporto aereo non hanno nulla a che fare, così che sugli incassi con carta l’intermediazione già sfiancata dalla recessione si vede applicare vere commissioni-capestro.
Si parla adesso di nuove tasse sul trasporto aereo: la Fiavet si preoccupa anzitutto del metodo con il quale alcune compagnie aeree vorrebbero riscuoterle sui biglietti aerei già acquistati. “Contestiamo anzitutto – dice Massimo Caravita, vice presidente Fiavet nazionale con delega ai trasporti – la pretesa arbitraria di alcuni vettori, che vogliono addebitare automaticamente i supplementi sulla carta di credito utilizzata per la transazione, anche quando si tratti di una carta aziendale. Perché il rapporto di mandato tra l’agenzia di viaggi e il passeggero cessa al momento dell’emissione del biglietto. Dunque ogni ulteriore autorizzazione per l’utilizzo delle carte di credito aziendali deve essere nuovamente concessa”.
Per questo Fiavet nazionale ha incaricato il proprio ufficio legale di intraprendere eventuali azioni nei confronti di Ryanair, e ha sollecitato l’Ectaa, organismo europeo che riunisce 33 associazioni nazionali di imprese-viaggio, perché diffidi a livello europeo tutti i vettori aerei che vogliano avviare pratiche contrarie alla normativa in vigore.

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