Pa: stop alle spese “pazze”, shopping all’insegna del risparmio grazie a Consip - QdS

Pa: stop alle spese “pazze”, shopping all’insegna del risparmio grazie a Consip

Patrizia Penna

Pa: stop alle spese “pazze”, shopping all’insegna del risparmio grazie a Consip

giovedì 09 Agosto 2012

L’entrata in vigore della spending review ne sancisce il ricorso esclusivo nell’acquisto di beni e servizi di pubblica utilità. Modello organizzativo virtuoso troppo spesso ignorato dalle amministrazioni sprecone
 

ROMA – Consip, questa sconosciuta. Lo shopping all’insegna del risparmio, è sempre stato il tasto dolente per la Pubblica amministrazione italiana che ha invece dimostrato di possedere un’innata predisposizione alle spese “pazze” e a cuor leggero.
La Pa del Belpaese, infatti, 2011 nell’acquisto di beni e servizi ha speso qualcosa come 136 miliardi di euro: di questi, solo 29 miliardi sono riconducibili al metodo Consip. Un po’ troppo poco nell’ambito di quella che a giusto titolo è stata definita “la rivoluzione del buon senso”. Ed in effetti, il decreto sulla spending review già approvato martedì dalla Camera, si pone in tal senso quale elemento di rottura rispetto agli sprechi del passato e tra gli obiettivi fissa quello di stabilire un’inversione di rotta nella direzione di una razionalizzazione della spesa nell’ambito delle forniture pubbliche.
Nel 2011 sono state 22 le gare pubblicate per convenzioni e 46 le convenzioni attive disponibili per la Pubblica amministrazione. Dall’entrata in vigore della spending review, i contratti di acquisto di beni e servizi dovranno risultare conformi al metodo Consip: così facendo, dai 29 miliardi attuali, le previsioni ci dicono che si potrebbe arrivare a 39 miliardi fino ai 49 miliardi una volta entrato a regime, cioè dal 2013, con un risparmio negli acquisti che nel 2011 si attesta a 5 miliardi ma che potrebbe raggiungere gli 8 miliardi.
Due precisazioni: la spending review prevede che i contratti della Pa non presidiati dalla Consip e già in essere non verranno annullati. Dunque le nuove regole varranno solo per i nuovi accordi, cioè quelli successivi all’entrata in vigore del decreto di conversione. Inoltre, l’emendamento non prevede l’obbligatorietà del metodo Consip per alcune categorie merceologiche (energia, gas, ed elettricità e telefonia), ma a condizione che l’acquisizione avvenga a prezzi migliori rispetto a quelli standardizzati e determini pertanto un risparmio per le casse pubbliche.
Va tuttavia precisato che, secondo quanto stabilito dal decreto, per gli amministratori che vìolano le regole sul metodo Consip, si profila la responsabilità disciplinare ed erariale per l’acquisto “fuori procedura”, il quale pertanto, verrà dichiarato nullo.
 

 
Servizi di consulenza e assistenza progettuale

Consip, Concessionaria Servizi Informativi Pubblici, è stata istituita nel 1997. Consip significa trasparenza ed efficacia. Trasparenza per quel che concerne l’attività di acquisto di forniture pubbliche da parte della Pa. Efficacia perché essa si pone all’avanguardia nell’ambito della tecnologia, tiene conto delle dinamiche del mercato valutandone le offerte migliori e avvalendosi di figure professionali qualificate. Consip è una società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che ne è l’azionista unico, ed opera secondo i suoi indirizzi strategici, lavorando al servizio esclusivo delle pubbliche amministrazioni. L’ambito di intervento di Consip è volto, da una parte, a fornire servizi di consulenza e di assistenza progettuale, organizzativa e tecnologica per l’innovazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e della Corte dei conti (Cdc); dall’altra, a gestire il Programma per la razionalizzazione degli acquisti nella P.A. L’azienda ha un consiglio d’amministrazione composto da tre membri e un Collegio Sindacale con tre componenti (più due sindaci supplenti).
L’attività di Consip è sottoposta al controllo della Corte dei conti perché l’azienda opera con risorse esclusivamente pubbliche; un rappresentante dei giudici contabili è presente alle riunioni del Consiglio d’Amministrazione (CdA).

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