Ars 2008-2012, partiti moltiplicati - QdS

Ars 2008-2012, partiti moltiplicati

Raffaella Pessina

Ars 2008-2012, partiti moltiplicati

mercoledì 15 Agosto 2012

Quattro partiti ad inizio legislatura, si arriva oggi a nove formazioni. Tra le novità, la nascita di Grande Sud e di Mps

PALERMO – La quindicesima legislatura passerà alla storia non solo per essere stata poco produttiva, per aver portato alla ribalta il leader del movimento autonomista Raffaele Lombardo, ma soprattutto per aver dimostrato che in Sicilia il bipolarismo non può essere il sistema politico migliore.
 
Al termine delle elezioni regionali del 2008 infatti sono stati eletti gli esponenti di soli quattro partiti, che sarebbero stati rappresentati all’Ars: Pdl, Mpa, Udc e Pd, quest’ultimo all’opposizione. Al termine della legislatura invece i partiti non si possono più contare: infatti sono nate costole dai partiti più grandi, sono state operate scissioni di ogni genere, l’opposizione è diventata maggioranza e viceversa, molti parlamentari sono transitati prima nel gruppo misto per poi cambiare partito o fondarne addirittura un altro.
Ma partiamo con ordine. Dopo neanche un anno di Governo capitanato da Raffaele Lombardo in accordo con Pdl e Udc, lo stesso governatore ha deciso di estromettere l’Udc dall’esecutivo e di strizzare l’occhio al Partito Democratico, che con i suoi 27 deputati avrebbe garantito la approvazione dei ddl governativi in Aula e soprattutto di non sottostare alle richieste dei suoi ex alleati del Pdl.
Ed è proprio quest’ultimo partito a dare i primi segni di cedimento, nel senso che alcuni componenti decidono di aderire al movimento fondato da Gianfranco Miccichè e che prende il nome all’Ars prima di “Pdl Sicilia” a novembre del  2009, poi solo “Sicilia” quindi “Grande Sud” e infine “Forza del Sud” (ottobre 2010). Nel marzo 2010 Miccichè dichiara di essere disposto a lasciare il Pdl per creare il Partito del Sud, alleandosi con Lombardo. Nell’estate del 2010 il rapporto tra Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo si deteriora. Quello che era il Pdl Sicilia si spacca in Futuro e Libertà per l’Italia (nuova formazione politica guidata a livello nazionale da Gianfranco Fini) e nel gruppo di ex Forza Italia guidati da Miccichè che annunciano la nascita di un nuovo partito. Nel rimpasto che dà vita al quarto Governo della Presidenza Lombardo, il gruppo di Miccichè viene tagliato fuori e si colloca all’opposizione.
 
Ad ottobre del 2010 dall’Udc fuoriescono quattro parlamentari siciliani (Rudi Maira, Marianna Caronia, Salvatore Cascio e Totò Cordaro) che aderiscono al Pid, i Popolari di Italia Domani.  I principali fondatori sono parlamentari campani e siciliani che fanno capo all’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro, coordinatore nazionale è Saverio Romano, già segretario regionale dell’Udc siciliana.
 
Poi è la volta della nascita del Movimento popolare siciliano (Mps), costituito in Sicilia dalla fusione tra Aps (Alleati per la Sicilia) e alcune associazioni civiche. Tra i principi fondatori c’è quello dell’autonomia, prevista dallo statuto siciliano. Vi aderiranno i deputati regionali Riccardo Savona e Mario Bonomo (ex Api). Il manifesto di Mps prevede che il movimento si organizzi in forma federata e sussidiaria, lasciando autonomi i movimenti locali senza organizzazioni piramidali e capi. Le cariche ruoteranno di anno in anno. Mps si presenterà con proprie liste alle amministrative del 6 maggio, a Palermo in particolare sosterrà il candidato Alessandro Aricò, appoggiato da Mpa e Fli. Tra i movimenti confluiti nel Mps ci sono “Risorgi Sicilia” e “Primavera floridiana” dell’ex deputato regionale della Margherita, Egidio Ortisi.
 
E infine anche il Partito Democratico rischia di scindersi in due fazioni, quella che appoggia Lombardo ed aperta a larghe intese e che fa capo al capogruppo del Pd all’Ars Antonello Cracolici e quella contro il governatore capeggiata dal segretario regionale Giuseppe Lupo. A più della metà della legislatura sembra che il partito che da sempre conta più parlamentari in assoluto sugli scranni di Palazzo dei Normanni, si possa dividere in due, ma alla fine le logiche di partito non permettono tale azione e le fazioni decidono di ricomporsi e di porsi all’opposizione in massa.
Insomma, alla fine della legislatura i partiti sono più che raddoppiati diventando ben 9. 

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