Tutti vogliono Termini, nessuno lo prende - QdS

Tutti vogliono Termini, nessuno lo prende

Rosario Battiato

Tutti vogliono Termini, nessuno lo prende

venerdì 31 Agosto 2012

Il futuro non può essere nell’automotive tradizionale. Gli ultimi accreditati, i cinesi di Chery, investono sui modelli ibridi. Il sottosegretario allo Sviluppo economico conferma numerose trattative, ma è così da oltre un anno

TERMINI IMERESE (PA) – A circa due settimane dall’incontro del 15 settembre, nella sede del ministero dello Sviluppo economico, su Termini non c’è ancora niente di nuovo. Le situazione è ferma agli ultimi fuochi dello scorso mese, anche se sul futuro dell’ex polo Fiat fioccano le trattative. Parola di De Vincenti, sottosegretario allo Sviluppo economico. In ballo ci sono soprattutto i cinesi di Chery chiamati in causa da Dr Motor che era stata la prima scelta del ministero, poi rivelatasi fallimentare per i noti problemi finanziari del gruppo molisano. Il futuro ruota ancora sull’automotive in un mercato europeo sempre più saturo e in calo precipitoso rispetto le vendite in crescita che arrivano dalle altri parti del mondo. Non è scritto da nessuna parte che dopo la Fiat dovrà esserci una nuova Fiat.
Claudio De Vincenti è fiducioso. Il futuro di Termini Imerese potrebbe sbloccarsi presto e stavolta, dopo oltre un anno di trattative e una short-list rivelatasi un buco nell’acqua, pare ci sia qualcosa di veramente concreto. Lo ha rivelato il sottosegretario durante un’intervista a Radio anch’io. “Stiamo parlando con diversi interlocutori di case automobilistiche internazionali; abbiamo contatti con i cinesi di Chery, ma anche altri contatti”. De Vincenti ha poi ribadito che, di fronte al venir meno dell’accordo con Dr Motor, “il nostro primo compito è stato e resta quello di mettere in sicurezza i lavoratori”.
I lavoratori – 2.200 di cui 600 sono già stati indirizzati verso la pensione tramite scivoli e agevolazioni – tuttavia non si possono certamente “mettere in sicurezza” con un progetto che ha già visto fallire una multinazionale come la Fiat.
Il gruppo di Torino ha abbandonato lo stabilimento perché economicamente improduttivo e tenuto in piedi nel corso degli ultimi decenni dalla volontà della Regione, che dovette spendere mezzo miliardo per convincere la Fiat a venire in Sicilia, e che fino al 1977 mantenne anche una quota nello stabilimento. Adesso la storia sembra ripetersi con altri protagonisti – la Regione sarebbe pronta a sborsare fino a 178 milioni di euro anche se si attende un investimento privato per arrivare alla cifra di 340 milioni – con una affidabilità ridotta e un mercato dell’auto che in Europa, basta controllare gli ultimi dati, è colato a picco.
Eppure la Chery, il gruppo cinese chiamato in causa da Dr Motor per fornire i capitali necessari al progetto, già nel lontano 2010, ha presentato due modelli di vetture ecologiche. La compagnia cinese, quindi, punta già da tempo sui modelli ibridi e da questo punto vista si potrebbero aprire scenari interessati che non siano limitati al rapporto col gruppo molisano di Di Risio a cui dal 2007 la Chery fornisce dei componenti per la realizzazione di alcuni modelli.
Non è la prima volta che si parla di auto ecologiche a Termini – l’aveva già fatto Cimino, uno dei protagonisti poi decaduti della short list stilata da Invitalia, advisor del Mise (ministero dello Sviluppo economico) – ma speriamo sia la volta buona. Anche perché continuare sull’automotive sarebbe insistere su un binario morto.

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