A Mazaro del Vallo relitti e inquinamento a cielo aperto - QdS

A Mazaro del Vallo relitti e inquinamento a cielo aperto

Alessandro Accardo Palumbo

A Mazaro del Vallo relitti e inquinamento a cielo aperto

venerdì 31 Agosto 2012

L’indecente discarica nel Porto canale. Ci sono 17 imbarcazioni semi-affondate e usate come pattumiere. E la rimozione? Si è arenata

MAZARA DEL VALLO (TP) – Rischia di allungarsi a dismisura il sogno di godersi la foce del fiume Mazzaro dedicandola esclusivamente all’attività diportista. I 17 relitti – sparpagliati tra il porto canale ed il porto nuovo – resteranno semi affondati ancora per un po’. La visione del sindaco Nicola Cristaldi (Pdl) di vedere turisti amanti della nautica che mollano gli ormeggi a due passi dal centro storico, pare, resterà tale ancora a lungo.
NUOVA GARA – “La ditta aggiudicataria – spiega al QdS, il comandante della Capitaneria di Porto cittadina, Davide Accetta – non ha ottemperato all’obbligo di presentare la certificazione antimafia, quindi, gara annullata e fondi persi”.
I ROTTAMI – ‘Danish, Godenwind, Grecale, Cristina I, sono i nomi quasi illeggibili dei relitti più grandi che occupano, da anni, la riva sinistra del porto canale. Uno spettacolo indecente che farebbe scappare chiunque, a narici turate, verso altri porti. I fantasmi di pescherecci che furono, oltre a deturpare la vista, infatti, sono divenuti sede fissa di rifiuti di ogni genere grazie all’apporto creativo della cittadinanza mazarese. Proprio a toccare la prua del ‘Danish’ c’è un’altra reliquia che è stata usata come fosse una discarica di reti in disuso e ‘plastiche’ varie. Un altro moto-pesca, il cui nome è illeggibile, predilige le attenzioni di attenti scaricatori di pneumatici di fogge e peso diversi. Il ‘Grecale’ si sta auto demolendo grazie alla sua ‘operosa colonia’ di ruggine che lo sta corrodendo dall’interno. Stessa sorte sta toccando anche alla ‘Godenwind’.
Il ‘Cristina I’, una volta bianco ora color ruggine, giace semi affondato ed è divenuto un acquitrino melmoso e maleodorante grazie alla mondezza variopinta che ha al suo interno. Altri due pescherecci, fanno mostra di sé, faticosamente, come se fossero ‘aggrappati’ alla banchina, piuttosto che ormeggiati. Le due cloache, dal nome sconosciuto, accolgono anche dei frigoriferi, ma non solo: funi lise dal sole e dal tempo, bottiglie di detersivo in plastica vuote, pedane di legno, seggiolini di automobili, un ombrellone da spiaggia – forse usato dai topi per combattere la calura estiva – bidoncini, e fango, putrescente, a piene mani. Con buona pace del vostro olfatto, qualora aveste il coraggio di frequentare la zona in estate.
LE FOGNATURE NEL FIUME – “Proprio mentre ci stiamo attivando – ci aveva assicurato, sempre tre anni fa, il primo cittadino mazarese, Nicola Cristaldi – per l’eliminazione degli scarichi fognari dentro il fiume, assistiamo a questo indecoroso spettacolo che suscita la rabbia dei cittadini residenti e lo stupore dei turisti che vorrebbero ben altra vista. Non si comprendono – concludeva Cristaldi – i motivi dell’abbandono dentro il porto canale di imbarcazioni in rovina, che oggi costituiscono focolai d’infezioni e inquinamento”. Da allora ad oggi anche su questo versante nulla, o quasi, è cambiato: le fogne cittadine, oggi come allora, scaricano i reflui non depurati nel fiume. Un piccolo passo avanti si intravede solo per l’avvio dei lavori che collegheranno le fogne del trasmazzaro al depuratore cittadino, ma la data per la sua entrata in funzione è quanto mai incerta.
PROCEDURA ESTENUANTE – L’iter per risolvere il problema è lento quasi come la fabbricazione della tela di Penelope. Dopo una prima catalogazione dei relitti è necessario individuare il proprietario ed intimargli la demolizione. Se il proprietario non demolisce a sue spese bisogna fare una valutazione del bene, appurare il relativo costo di demolizione ed in ultimo, effettuarne la demolizione d’ufficio. In un secondo momento poi si proverà a recuperare i costi. Gli enti coinvolti sono tre: Capitaneria, ufficio del Genio civile e Dogana. Non solo, per demolire alcuni relitti, sarebbero necessari fino a 50 mila euro. Soldi che molto spesso è impossibile andare a recuperare: molte delle aziende proprietarie dei relitti sono già fallite o in mano a nullatenenti.
 

 
In corso di riaccreditamentoi fondi per una nuova gara
 
MAZARA DEL VALLO (TP) – “Nei prossimi giorni – ci aveva annunciato tre anni fa il comandante della Capitaneria di Porto, Giosuè Messina – sarà affidato l’incarico per la rimozione di un relitto, che si trova nel porto nuovo, vicino ai silos. Sono stati, infatti, erogati nei giorni scorsi 44 mila euro dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”.Di acqua sotto i due ponti del fiume Mazzaro da allora ne è passata parecchia. Oggi c’è il comandante Accetta. “Nel 2010 – racconta – sono stati individuati i proprietari delle imbarcazioni i quali sono stati diffidati a rimuovere le carcasse. Scaduti i termini, senza esito – prosegue l’ufficiale – si è proceduto ad una perizia per quantificare i costi di rimozione e demolizione dei natanti. A tale attività è seguita una relazione, inviata al ministero per le Infrastrutture, propedeutica alla rimozione d’ufficio degli stessi”. E poi?  “Nel 2011 il ministero ha finanziato l’avvio della procedura con 100 mila euro. A questo punto i servizi amministrativi e logistici della direzione marittima di Palermo, competente in materia, ha indetto la gara d’appalto, che è stata aggiudicata alla fine dello stesso anno”. E come mai, ad oggi, nulla si è mosso? “La ditta vincitrice non ha presentato la certificazione antimafia, quindi, gara annullata e fondi persi”. Un barlume di speranza, Accetta, lo concede alla fine: “I finanziamenti, per esperire una nuova gara, sono in corso di riaccreditamento”.

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