Carburanti, prezzi “impazziti” saltano le regole del mercato - QdS

Carburanti, prezzi “impazziti” saltano le regole del mercato

Michele Giuliano

Carburanti, prezzi “impazziti” saltano le regole del mercato

giovedì 20 Settembre 2012

Dal 2008 ad oggi il costo del petrolio è diminuito del 34%, quello della benzina è aumentato del 24%. In 8 mesi ogni famiglia ha pagato allo Stato 1.020 € per tasse su benzina e gasolio

PALERMO – Diminuisce il costo del petrolio ma aumenta quello della benzina. Miracoli? Sembra di sì all’occhio del cittadino. Ovviamente miracoli in negativo. Anche perché quando si parla di carburante le regole del mercato saltano tutte, impazzisce il sistema con buona pace dei consumatori costretti a dovere sopportare una batosta dietro l’altra.
L’Aduc, l’associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, ha fatto due calcoli mettendo a confronto i costi di 4 anni fa con quelli attuali e bisogna dire che le sorprese non sono mancate affatto.
A luglio 2008 il costo del petrolio schizzava a 147 dollari il barile e la benzina verde costava 1,522 euro al litro. Oggi, a settembre 2012, il costo del petrolio è di 97 dollari al barile e quello della benzina verde 1,890 euro al litro. In pratica in 4 anni il costo del petrolio diminuisce del 34 per cento, da 147 a 97 dollari, ma quello della benzina aumenta del 24 per cento, da 1,522 a 1,890 euro. “Come è possibile che a una diminuzione consistente della materia prima – afferma il presidente dell’Aduc, Primo Mastrantoni – corrisponda un aumento del prodotto finale?
Una bella domanda che rivolgiamo al ministro allo Sviluppo Economico, Corrado Passera”. In tutto questo c’è anche l’analisi di questo 2012 che è altrettanto preoccupante sotto questo aspetto. Nei primi 8 mesi i consumi di carburante sono calati ma la spesa per i rifornimenti è aumentata in modo impressionante, al punto che da gennaio ad agosto ogni famiglia ha già speso mediamente quasi 1.900 euro per benzina e gasolio. è quanto sottolineano Associazione Consumatori Utenti, Assoutenti, Casa del Consumatore, Codacons, Codici, Confconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori, secondo le quali il dato più sconvolgente è quello che vede crescere gli introiti del fisco, al punto che nonostante il forte calo dei consumi ogni famiglia, nei primi 8 mesi dell’anno, ha pagato 1.020 euro allo Stato solo per tasse su benzina e gasolio, 151 euro in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Per questi motivi le associazioni sono già scese in piazza dando vita ad una singolare protesta che si è tenuta davanti Montecitorio nell’ambito della Giornata nazionale contro il carovita. E’ stato chiesto con forza al Governo nazionale guidato da Mario Monti di tagliare quelle accise introdotte prima del 2002 e palesemente anacronistiche, misura che porterebbe ad un risparmio per gli automobilisti pari a 23 centesimi di euro al litro. Questi astronomici incrementi derivano anche da una struttura dell’imposta particolarmente penalizzante.
Benzina e gasolio sono gravati da un’imposta di fabbricazione (accisa) e dall’Iva. Tutte le volte che aumenta il prezzo industriale cresce naturalmente il prelievo per l’Iva, come succede per tutti i beni, ma per i carburanti il prelievo Iva cresce anche quando aumenta l’accisa e l’Iva diventa così un’imposta sull’imposta. Non contento di questo meccanismo perverso, il Fisco ha previsto anche la possibilità per le Regioni di applicare delle addizionali all’accisa e ovviamente anche su questa addizionale si applica l’Iva.

Di opportunità per prevedere il decremento dei costi della benzina ce ne sono. Ad avanzarne uno in particolare è la Cna-Fita che lo ha proposta concretamente. Il meccanismo dell’accisa mobile con gli attuali gettiti d’iva incamerati dallo Stato possono consentire una riduzione già di 3 centesimi ai quali se ne potrebbero aggiungere almeno altri 2 intervenendo sulle entrate delle lotterie e dei giochi e sulle accise regionali. Una riduzione che complessivamente potrebbe assicurare 5 centesimi in meno. Come già accaduto in Francia, quindi, se il governo italiano garantisse per suo conto questo minimo taglio potrebbe chiedere di fare lo stesso alle compagnie petrolifere portando a 10 centesimi/litro il risparmio complessivo alla pompa. I francesi in questo modo hanno garantito, dividendosi equamente l’onere tra Stato e compagnie, uno taglio di 6 centesimi/litro ma su un prezzo che alla pompa, rispetto a quello italiano, che è mediamente più basso di circa 22 centesimi/litro. “La Cna-Fita inoltre – si legge in una nota – ribadisce la necessità di rendere esclusivo per il trasporto in conto terzi il rimborso delle accise recuperando anche risorse preziose ai fini della riduzione generale del prezzo”.

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