Situazione critica in tutti i settori - QdS

Situazione critica in tutti i settori

Gabriele Ruggieri

Situazione critica in tutti i settori

martedì 09 Ottobre 2012

Forum con Filippo Ribisi, presidente Confartigianato Sicilia

In questo periodo di crisi esistono isole felici nel settore dell’artigianato?
“Così su due piedi mi viene in mente la categoria dei panettieri, perché la gente almeno il pane continua a mangiarlo, anche se in realtà non esiste un ambito che non sia stato toccato da questa crisi. Anche i panettieri soffrono, perché un altro dei grossi problemi che quotidianamente gli artigiani si trovano a dover combattere è quello dell’abusivismo. Un panificio per poter rimanere aperto deve adempire a tutta una serie di regole di cui gli abusivi non devono tenere conto. In Sicilia, purtroppo, il dato dell’abusivismo è più che allarmante, con percentuali che sfiorano il 50 percento e si tratta di un abusivismo che ci mette doppiamente in difficoltà perché non si tratta di un doppio lavoro come spesso accade al Nord, bensì di una scelta dettata dal bisogno per la sussistenza di persone che non hanno molte alternative oneste a ciò. Ritornando alle cosiddette isole felici, un settore che sicuramente sta sostenendo bene i colpi del dissesto finanziario è sicuramente quello alimentare, seguito da quello dell’autotrasporto, che nella parte orientale della Sicilia costituisce una bella realtà, anche se i piccoli padroncini sono sempre meno e quelli che ci sono lavorano con la grossa committenza, che ha esigenze ben precise che li costringono ad abbassare sempre di più i prezzi a fronte di costi sempre più alti. Per il resto non ci sono settori che se la passano meglio di altri, la situazione è critica ovunque”.
Quanto incide la criminalità nel vostro settore?
“Oggi si parla molto di lotta alla criminalità ed alla mafia, ebbene, il governo regionale dovrebbe anche capire che la lotta alla mafia non si fa costruendo degli eroi, ma facendo il proprio dovere a tutti i livelli, che ci si trovi da parte degli artigiani o delle istituzioni. Purtroppo ciò non sempre riesce”.
Le eccellenze dove si trovano? Si corre il rischio di perderle?
“In Sicilia sono molte le eccellenze, ma sono spesso minacciate. Un esempio su tutti i ceramisti di Caltagirone, bravi maestri che hanno investito anche sui loro figli, ma soffrono tantissimo, ingabbiati nella burocrazia, con difficoltà enormi nell’esportazione dei loro prodotti ed una concorrenza spietata da parte delle cineserie, prodotti simili ma a prezzi enormemente più bassi che attirano i turisti poco esperti”.
Ci sono soluzioni al vaglio?
“Una possibile soluzione su cui stiamo lavorando è la creazione di un marchio che garantisca l’autenticità e la bontà del prodotto, ma anche in questo caso non è cosa facile da ottenere. Altre eccellenze, molte delle quali presenti in provincia di Palermo, hanno ancora meno possibilità di quelle di Caltagirone. Bisogna incentivare questi settori aiutandoli nell’export e riducendo i costi della manodopera, perché questa gente non si può permettere di pagare gli oneri attualmente vigenti”.
I costi per un artigiano sono rilevanti…
“Il costo della manodopera oggi è impressionante. Nel 2000 il credito d’imposta era una cosa semplice da ottenere, funzionava ed ha prodotto tanto lavoro. Oggi, un’impresa o un privato, hanno difficoltà a chiedere e utilizzare il credito d’imposta; conviene di più assumere personale in nero. La politica oggi ha tradito la società. Oggi le imprese diminuiscono i prezzi, si restringono i margini e gli operai non sono in condizione di poter ricevere un aumento di stipendio. Noi non vogliamo essere dalla parte dell’antipolitica, ma è un dato di fatto che gli unici stipendi a crescere sono quelli dei politici, mentre le nostre realtà sono costrette alla lotta per la sopravvivenza e l’emigrazione comincia a tornare di moda anche tra gli artigiani”.
 
Qual è la situazione dell’artigianato in Sicilia?
“Per ora stiamo andando dietro alle emergenze. L’ultima trovata del governo Lombardo è stata quella di prendere i fondi destinati a coprire i loro crediti nei confronti delle imprese spostandoli verso la formazione, i forestali e tutto ciò che può portare voti più facilmente. Alla luce di ciò ci stiamo attrezzando per fare una class action, perché le nostre imprese non possono subire questo tipo di affronto. Imprese che lavorano, che producono, che soffrono questo periodo di crisi e che non aspettano gli ultimi 30 giorni di pagamenti dalla Regione, ma molto di più. Le imprese sono quei soggetti che fanno sì che non scoppi una rivoluzione sociale perché sono quelle che ancora mantengono solida l’economia”.
Cosa è possibile fare per le imprese?
“Tempo fa Lo Bello disse che la Sicilia è sul baratro ed il governo regionale lo smentì, ma le previsioni del presidente di Confindustria non erano errate. Negli ultimi anni c’è stato un susseguirsi di direttori alla programmazione, ma non sono stati in grado di portare a casa nessun risultato. Noi continueremo a lottare al fianco delle nostre imprese che hanno forti crediti nei confronti della Regione. Lavoreremo con chiunque vincerà le prossime elezioni, sperando che le nostre proposte che passano sempre per la riqualificazione dei territori possano scalfire il muro che spesso ci pone davanti la politica”.
 
Cosa fa Confartigianato per arginare i problemi che deve risolvere la politica?
“Noi vorremmo che loro ci presentassero il loro programma di sviluppo per la Sicilia. Abbiamo chiesto ascolto anche al Governatore in passato, con cui ci era stato aperto un dialogo, interrotto nel momento in cui ha iniziato a fare solo politica. Abbiamo sempre cercato di essere propositivi, di percorrere la via del dialogo con chi sta dall’altra parte, ma tutte le varie promesse che ci sono state nei fatti non si sono concretizzate. Avevamo detto ad esempio che la cosa da fare era far partire i fondi europei, che avrebbero dato respiro alla Sicilia, ma ciò non è stato fatto. Ancora oggi l’unica speranza che rimane è trovare i meccanismi e i modi per rimettere in moto quei fondi, perché non ci sono alternative. È deprimente vedere come secondo gli studi l’Italia tra qualche anno comincerà a riprendersi, noi no. Alla luce di ciò o investiamo tutto quello che abbiamo guadagnato per far andare fuori i nostri figli, oppure cerchiamo una soluzione reale e concreta. L’artigianato è il settore che, insieme all’industria soffre di più, in particolar modo le piccole realtà che se per certi aspetti sono più flessibili, per altri sono più vulnerabili al cospetto delle macchine della finanza. A livello regionale abbiamo circa 15 mila iscritti, ma questo dato è soggetto a continuo cambiamento per via del numero di imprese sempre più alto che si trovano a dover chiudere. Ultimamente stiamo riproponendo ai politici tutti gli impegni che negli ultimi anni non hanno portato a termine, con in più le nostre proposte. Ad esempio, bisognerebbe ridiscutere insieme il ruolo della Crias, snellendola ed aggiornandola alla realtà di oggi”.
 


Curriculum Filippo Ribisi
 
Nato a Marineo il 9 settembre del ’57, Filippo Ribisi dal 1980 lavora come artigiano installatore, con un’azienda propria nei press tanto da maturare ben presto una grande esperienza alla guida della categoria degli installatori e degli elettricisti, di cui è stato il vicepresidente nazionale e tuttora è il presidente regionale della categoria. Presidente, fra le altre cose, della Rete imprese Italia, per cui si è intestato numerose battaglie di sensibilizzazione, da diversi anni è saldamente alla guida della Confartigianato per la Regione Sicilia.

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