Confidi, fideiussione da eliminare necessita una sburocratizzazione - QdS

Confidi, fideiussione da eliminare necessita una sburocratizzazione

Michele Giuliano

Confidi, fideiussione da eliminare necessita una sburocratizzazione

martedì 11 Agosto 2009

Troppi passaggi ed eccessive trafile: a rischio i fondi che già sono disponibili con anni di ritardo. Intanto le imprese aspettano ancora i contributi della Regione per gli anni 2003/06

PALERMO – Assoconfidi, organismo che riunisce i confidi siciliani, ha pronta una piattaforma rivendicativa che ha presentato già al governo della Regione. Soprattutto viene chiesto di “sburocratizzare” il tortuoso sistema della concessione dei fondi per l’abbattimento degli interessi, di cui le aziende aspettano ancora i contributi compresi dal 2003 al 2006.
Un’infinità di ritardi che rischia ancora di allungarsi. Infatti quando i Confidi chiedono la “sburocratizzazione” intendono anzitutto eliminare dal processo di stanziamento dei fondi la necessità di presentare le relative fideiussioni. Questa “postilla” per il momento congela tutto l’apparato: sono infatti pochissime le aziende beneficiarie dei contributi che sono in possesso del documento di garanzia, molte probabilmente non saranno nemmeno in grado di ottenerlo perché le banche hanno stretto in maniera esagerata il credito ed anche una seppur minima “defaillance” comporta il blocco dell’emissione della stessa fideiussione.
“Bisogna puntare – dice Mario Filippello, presidente di Assoconfidi – ai meccanismi celeri e trasparenti, e soprattutto ad adempimenti burocratici ridotti al minimo”. Intanto la situazione attualmente appare abbastanza chiara: per incassare i 60 milioni di euro relativi alle contribuzioni che devono essere erogate dalla Regione bisogna far fronte ad un costo che si aggira tra il 2 ed il 2,5 per cento della fideiussione pari a circa 1,5 milioni di euro di tutto il sistema.
“Noi riteniamo che – aggiunge Filippello – la fideiussione sia assolutamente inutile in quanto i Confidi non sono né titolari né gestori dei fondi regionali ma solo mandatari della Regione”. In pratica si vuole aggirare il sistema accorciando questa trafila burocratica. E c’è solo una strada percorribile teoricamente su cui poi il governo siciliano dovrà mettere l’ultima parola relativamente alla fattibilità: presentare la sola iscrizione dell’impresa alla Camera di Commercio con la relativa informativa sull’assenza di carichi penali pendenti. Tutto questo però destabilizza i valori fondanti dei Confidi dove per partecipare l’impresa sottoscrive una quota di capitale sociale e concorre alla costituzione, secondo le previsioni di legge e statutarie, del Fondo Rischi e del Monte Fidejussioni che insieme formano i cosiddetti Fondi di Garanzia mutualistica offerti all’ente finanziatore.
Il punto nodale sta proprio qua: da sempre la fideiussione ha avuto, nella prassi, un valore più formale di adesione all’idea solidaristica che un valore reale di garanzia. Ma evidentemente, in questi tempi di crisi, non sembra essere più così.
 
Dunque la forza e la capacità effettive di ciascun Confidi, strettamente dipendenti dalla complessiva forza o debolezza delle singole imprese associate, non si misurano più soltanto in base all’entità del fondo rischi, la cui consistenza determina la capacità di garanzia nei confronti con la banca. Oggi rappresenta un notevole valore anche quella che un tempo era definita una formalità. Segno dei tempi che cambiano.

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